Cominciamo un ciclo di interviste sulla situazione nelle varie città rispetto alla trasformazione del territorio urbano in Smart City. Riteniamo particolarmente importante far conoscere e mettere insieme quello che sta succedendo in vari contesti urbani e territoriali perché il sistema di potere sta attuando quello che può essere chiamato il <metodo della rana bollita>, vale a dire che sta attuando misure parziali, in contesti diversificati, in modo che la cittadinanza non si accorga del progetto complessivo.
Che cos’è una Smart City?
Una città “intelligente”, così la chiamano, perché, ci dicono, le più moderne tecnologie digitali e di telecomunicazione – compreso il 5G – vengono messe al servizio della città, dell’ambiente e dei suoi abitanti. E vorrebbero farci credere che questo costituisce un’innovazione che è un bene per tutti.
Invece è un concetto che va ben oltre.
Si tratta, infatti, di un nuovo paradigma della realtà urbana e territoriale che poggia su miriadi di sensori che raccolgono, ventiquattr’ore su ventiquattro, ingenti masse di dati, e su un elevatissimo livello di connettività. Così strade, incroci, palazzi, parcheggi e gran parte dell’arredo urbano “parlano” tra di loro, in tempo reale, grazie a quello che in gergo viene definito internet of things, l’internet delle cose, ovvero la sua applicazione agli oggetti che utilizziamo quotidianamente. Intelligenza Artificiale, 5g e innovazioni tecnologiche sperimentate in ambito militare trovano così la loro sintesi ideale.
Questa impostazione è direttamente collegata ad una ristrutturazione territoriale, dei trasporti, degli ambiti urbani e del loro uso propagandata come necessaria contro l’inquinamento, contro il riscaldamento globale, per l’azzeramento delle emissioni, contro la crisi climatica e per quella che viene chiamata rivoluzione verde, mentre non è altro che una nuova modalità di controllo serrato e di estrazione di ricchezza dalla vita delle persone.
Vengono così istituite le ZTL di nuovo conio, dove potrà entrare solo chi avrà il permesso o una variante del green pass come a Venezia, viene programmata la sostituzione delle automobili in auto elettriche, a spese chiaramente di chi può permetterselo, vengono definiti ambiti territoriali sempre più circoscritti in cui devono essere esplicate le attività quotidiane, le così dette Città dei 15 minuti, e da cui si esce solo per lavoro di servizio, vengono spese ingenti somme di denaro pubblico per la rete di controllo, dai sensori, alle telecamere, dalle centrali di monitoraggio, le Smart Control Room; all’assunzione di personale poliziesco di tutti i tipi compresa la vigilanza privata…
La smart city è quindi propagandata con una narrazione politica dove, per incanto, grandi multinazionali, grandi banche, governi e partiti, insomma la classe dirigente nella sua stratificazione e collocazione di classe, si trasforma in soggetto animato da nobili ideali di altruismo e filantropia che si preoccupa per il bene comune a cui tutta la cittadinanza è chiamata a collaborare. Chi non partecipa attivamente alla propria sottomissione sarà tacciato di scarso senso civico, stigmatizzato fino ad essere espulso dal novero dei cittadini legittimi come è successo durante il periodo pandemico con il green pass. In questo senso devono essere intesi tutti i percorsi di digitalizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione, le carte di identità digitali, i dispositivi onnicomprensivi che prevedono passaporto, carta d’identità, patente, cartella sanitaria in un unico documento digitale…che sono già in sperimentazione, la patente del buon cittadino, il Citizen Wallet che usa stigma e premialità come nuovo rapporto tra Istituzioni e cittadinanza.
E’ la trasposizione delle sperimentazioni coloniali, di controllo, di guerra e di distruzione messe in atto da Israele nei territori palestinesi.
Questo progetto è globale, non riguarda solo il nostro paese e non riguarda solo la nostra città. Qui a Roma sta avendo un’accelerazione con i lavori e la preparazione del Giubileo, in altre città Milano, Bologna, Trento, Venezia, Udine…la sperimentazione è avanzata e in ogni territorio assume connotati specifici perché viene adattata alla realtà locale e alle conseguenti esigenze che ha il potere nei luoghi. Ci dobbiamo informare, ci dobbiamo tenere aggiornati, contrastare le modalità di attuazione, rifiutarci di collaborare, boicottare e opporre resistenza prima che sia troppo tardi.
Oggi ci occupiamo di Udine e del territorio friulano, questo il testo delle compagne/i friulani/e per l’iniziativa del 30 aprile Udine/contro le smart control room