Firenze: Antonietta non se ne va

Cartoline dalla città dei B&B e degli sfratti esecutivi

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di Miguel Martínez  

Oggi, 28 giugno, in Via Santa Maria n. 8, Oltrarno, Firenze, eseguiranno lo sfratto esecutivo contro la signora Antonietta Caltieri. Antonietta ha sessantott’anni e vive con la madre, di anni novantasei, una signora su una sedia a rotelle e quasi cieca.

Il loro appartamento è al piano terra, misura cinquanta metri quadri e ha un elemento distintivo: al centro, una botola conduce al pozzo nero di tutto il palazzo, per cui ogni tanto le due signore devono lasciare l’appartamento per farci entrare il grande tubo del camion spurghi. Il resto del palazzo è ormai interamente preso da affitti turistici.

Antonietta vive in questo oscuro antro da cinquant’anni: è nata in Basilicata, e si porta ancora dietro un delicato accento lucano. Per cinquant’anni ha pagato l’affitto con il suo stipendio di donna delle pulizie, oggi lo paga con la sua pensione di 700 euro al mese: sono 200 euro di affitto al mese.

Un po’ di tempo fa il vecchio proprietario ha venduto l’appartamento a un certo signor Freschi. Che avrebbe poi dichiarato di non aver nemmeno visto l’appartamento, prima di comprarlo. Antonietta ha continuato a pagare puntualmente l’affitto. A un certo punto il signor Freschi ha avuto due idee. Innanzitutto, ha chiesto lo sfratto per scadenza del contratto. Poi ha fatto mandare dal proprio avvocato (una donna, Antonietta tende a sottolineare) una lettera in cui chiede ad Antonietta di pagargli 40.000 euro di “mancato guadagno”, perché è una stima di quanto lui avrebbe potuto guadagnare affittando notte dopo notte quello spazio ai turisti. E così Antonietta e la mamma si sono trovate a cercare avvocati per difendersi, non solo dallo sfratto, ma pure dalla richiesta di 40.000 euro.

Dall’ufficio del Comune che si occupa di case, nessuna risposta, per ora. “Case per indigenti“, che è un ente privato che esiste dal 1885, non è certo onnipotente… dice che forse a luglio potranno mettere le due signore in graduatoria, e se va tutto bene bene, in autunno magari?

Oggi, al Giardino incontro Antonietta (che conosco come “Nonna Nietta” per via di tutte le donne più giovani che le vogliono bene e la sentono come figura affettuosa e protettiva). Porta in carrozzella la mamma. E mi dice, con quel suo accento ancora lucano, “Io sono l’ultima rimasta in tutta la strada. Tutto il resto è solo bienbiMa ti rendi conto? Chiedono i soldi a me: di solito si danno i soldi all’inquilino per andarsene”. Chiedo, “Posso farvi una foto e darla magari anche ai giornalisti?” “Certo, Mighè’, fai tutto quello che vuoi!” con un ampio gesto terrone.

E poi Antonietta mi dice piano e intenso… “Io il 28 di giugno, non me ne vado! Anche perché dove, vado, sotto i ponti?”. E mi sorride. E allora penso… da sempre, voglio un gran bene a Nonna Nietta.

Ma siccome il mondo si vive in una goccia d’acqua… mi rendo conto di trovarmi sulla pelle il vero conflitto di civiltà, le due visioni del mondo terribilmente intrecciate tra di loro, ma che qui si trovano per un istante depurate di tutto il superfluo: il mondo è di chi ci vive e se ne prende cura, o di chi lo compra?

Vorrei invitare il mondo intero a venire il 28 di giugno in Via Santa Maria, al numero 8: gli esperti di sfratti mi dicono che colpiscono presto, tra le sette e le nove di mattina. Io porto i biscotti, e magari qualche sorpresa, voi? E voi, aiutateci questa volta, fate sapere, vi prego, a chiunque conosciate.

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