Conversazioni femministe verso l’8 marzo
La “militanza”
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[…] Che mondo è il mondo neoliberista? Un mondo in cui manca l’alternativa: caduto il comunismo, il capitalismo non deve più giustificare le sue premesse, il potere neoliberista non si legittima attraverso un discorso “di parte”, ma attraverso argomenti quali “imparzialità”, “efficienza”, “problem solving”, “competenza tecnica”. Parallelamente, nell’orizzonte neoliberista vi è spazio per uno Stato fortemente eticizzato (tutore), per un ritorno forte alla confusione tra categorie morali e politiche, per norme e comandi sempre più invisibili e meno “legali”. Ad esempio siamo pieni di codici etici e deontologici che mancano di sanzione perché la sanzione non serve: il comando è direttamente valore, introiettato e riprodotto secondo uno standard comportamentale (v. fidelizzazione degli impiegati, delazione, “subsorveglianza”). Questa una delle manifestazioni dell’“egemonia culturale neoliberista”
Che trasformazioni sono avvenute nel linguaggio e nell’immaginario “antagonista” durante vent’anni di pacificazione ed egemonia culturale neoliberista?
Alcuni esempi:
– abbiamo introiettato la “meritocrazia” come forma di gestione del potere imparziale e trasparente, anzi “giusta”!
– non sappiamo più dare significato al concetto di “riforma” o “riformismo” (da avanzamento delle condizioni materiali dei lavoratori, a processo di ristrutturazione permanente del capitale a danno delle classi subalterne);
– non usiamo più le parole “comunista” o “socialista” per descrivere, ad esempio, i movimenti dell’america latina, ma concetti come “movimenti progressisti e di sinistra”;
– si dice che la violenza contro le donne è un problema strutturale, ma poi si tratta il patriarcato come un fenomeno meramente culturale e ci si apre al “dialogo costruttivo” con guardie e magistrati;
– si tornano ad usare parole come “sorella” o “amica” al posto di “compagna”, perché sono parole che nell’uso comune non costringono le donne a scegliere la propria parte in termini di lotta di classe;
– si assume, anche da parte dei movimenti politici, la logica del problem solving e della competenza tecnica come fonte di legittimazione al proprio intervento politico che però, per questa via, diventa assistenzialismo se non vero e proprio collaborazionismo (cooperative, centri antiviolenza… ci sarebbe da citare la Critica al programma di Gotha)
Quali sono allora le forme di conflitto dentro all’egemonia culturale neoliberista? Non lo sappiamo, ovviamente. Ma sappiamo che dobbiamo ripartire da qui: dall’interrogarci sulla fondatezza delle pratiche di lotta e dei discorsi politici che mettiamo in campo. Troppo spesso le nostre azioni politiche sono ritualizzate (cortei commemorativi, scioperi preavvisati) e musealizzate (es. gender studies). Altre volte sembrano invece rompere con il nostro quotidiano normalizzato, ma spesso sono solo carnevali (rotture della normalità circoscritte e regolate).[…] Femminismo:paradigma della Violenza/ Non Violenza pp.181,182