Materiale diffuso dall’ Assemblea popolare di Busto Arsizio ieri alla manifestazione di Milano nello spezzone nogp
!Liberiamo Alfredo Cospito!
La società che ha prodotto il green pass è una grande gabbia nella quale vige la logica premiale/punitiva.
Sembra acqua passata. Il dispositivo green pass è stato inizialmente introdotto a livello europeo nel giugno 2021, nel mese successivo è entrato in vigore in Italia e dal 15 ottobre, evento senza precedenti nella storia della Repubblica, la necessità di esibire un lasciapassare per poter lavorare. Nonostante le contrarietà e le resistenze di parte della società, il certificato verde col passare dei mesi è diventato ancora più stringente con il green pass rafforzato dal 6 dicembre 2021 al primo maggio, giorno della sospensione di tale misura escluse le RSA, gli hospice e gli ospedali, dove l’infame obbligo è rimasto fino al 31 dicembre 2022.
Hanno tentato in tutti i modi di convincerci che le limitazioni introdotte (nella ‘’prima ondata’’ per tutti, mentre nella seconda solo per i non sierati) servissero a proteggerci dal contagio e, in seguito, a difendersi dagli untori che non si sottoponevano al trattamento genico sperimentale. Le false promesse, le bugie in malafede, l’arroganza, le vessazioni sui luoghi di lavoro, il finto altruismo, gli inganni semantici… gli aneddoti sarebbero troppi da citare, su tutti basti ricordare la tragicomica dichiarazione della responsabile di Pfizer che, in audizione al Parlamento Europeo lo scorso 10 ottobre, ha ammesso “Vaccini antiCovid? Nessun test per lo stop ai contagi durante il trial, nessuno ce lo ha chiesto e noi non avevamo tempo. Dovevamo muoverci alla velocità della scienza”.
Ma non lasciamoci trarre in inganno! Ciò che veramente ha caratterizzato la campagna militar-vaccinale è stata la sua logica premiale. A coloro che – per convinzione, debolezza o confusione – hanno aderito alla narrazione dominante e ai fanatismi scientisti, a chi si è fatto somministrare l’ennesima dose di siero sperimentale, a chi ha provato giovamento nell’esibire un certificato per vivere o si è sentito soddisfatto nel vedere discriminati i soggetti non conformi, a costoro il potere ha offerto l’illusione di una vita più comoda e “sicura” sottoposta alla bieca morale dell’acritica obbedienza.
A chi, invece, si è posto dubbi e domande e ha forse trovato risposte differenti dalla narrazione dominante e dai fanatismi scientisti imposti dall’alto, a chi ha pensato che nelle società neoliberiste la salute del cittadino non è mai stata una priorità e non lo sarebbe stato nemmeno in questo particolare frangente, a chi ha deciso di passare, forse per la prima volta, dalla parte della minoranza, dell’escluso, del torto, a costoro il potere ha mostrato la verità di una vita scomoda, adornata da tutta una serie di proibizioni e dallo stigma sociale.
Proprio in questa profonda frattura sociale che ancora colpisce e divide l’Italia, si innesta una vicenda che sembra non c’entrare nulla e che invece dimostra chiaramente quanto possa essere dura la condizione di chi dissente e si oppone al pensiero dominante.
Il 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due esplosioni in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati, uno dei quali è Alfredo Cospito.
L’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo ostativo, una pena senza fine prevista nell’ordinamento penitenziario italiano che “osta” a qualsiasi sua modificazione e che non può essere né abbreviata né convertita in pene alternative, a meno che la persona detenuta decida di collaborare con la giustizia. È paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.
Nel mese di aprile 2022 Alfredo era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.
Per opporsi al suddetto accanimento, ovvero la pena da scontare fino alla fine dei suoi giorni nel regime detentivo del 41 bis, Alfredo il 20 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame a oltranza, mettendo irreversibilmente la sua vita in pericolo. Ad oggi più di 80 i go giorni di digiuno.
La logica della premialità carceraria offre ad Alfredo la scappatoia del pentimento e della collaborazione che egli si è rifiutato di prendere. Piuttosto che perdere il proprio onore, rinnegare i propri principi e le proprie idee preferisce perdere la sua vita.
Quello che lo Stato sta compiendo è l’estensione di una logica secondo la quale, sostanzialmente e formalmente, a chi non si allinea alle condotte previste dallo Stato stesso verrà resa la vita impossibile, a chi più a chi meno.
Alle persone che non si sono sierate durante la cosiddetta pandemia, per punizione è stato proibito di sedersi al bar per bere un caffè, di accedere ai mezzi di trasporto pubblici, di studiare (anche se in videochiamata da casa), di lavorare quindi logicamente impossibilitate di guadagnare i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena. Ma come si è spesso sentito dire, dal politico come dal vicino di casa, beh basterebbe adeguarsi per porre fine a questa condizione di importante disagio.
Alfredo per punizione è stato rinchiuso in una cella di x metri quadrati, gli è perfino stato proibito di esporre nella sua cella uno specchio per guardarsi (chiamasi deprivazione sensoriale), piuttosto che la foto dei suoi genitori. Ad Alfredo viene preclusa per tutta la sua vita di poter stare all’aperto e giovare della bellezza della natura. Per porre fine a questa tortura bianca che gli sta costando la vita gli basterebbe adeguarsi.
Contro la logica coercitiva dello Stato dell’adeguamento delle idee e delle conseguenti condotte ritenute intollerabili poiché pericolose per l’incolumità pubblica.
Ciò che è pericoloso realmente per l’incolumità pubblica sono il pensiero unico e le politiche coercitive, l’offensiva nei confronti di chi trova il coraggio di pensare ed agire liberamente e, nonostante tutto, costi quel che costi, non da segni di ravvedimento.
IN SOLIDARIETA’ CON ALFREDO COSPITO
IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE
CONTRO IL 41 BIS E L’ERGASTOLO OSTATIVO
Assemblea Popolare – Busto Arsizio