La trappola più perversa

La trappola più perversa

di Nicoletta Poidimani

Per uccidere i lupi spesso gli inuit insanguinano la lama di un coltello lasciando che il sangue si congeli, strato dopo strato. Quando la lama è completamente ricoperta di sangue, seppelliscono il manico del coltello nel ghiaccio con la lama che sporge verso l’alto.
Il lupo sentendo l’odore del sangue si avvicinerà alla lama, l’annuserà e inizierà a leccarla sempre più avidamente, senza accorgersi del moltiplicarsi dei tagli sulla sua lingua ormai congelata.
Ma, anzi, trovando irresistibile quell’odore di sangue caldo – il suo stesso sangue! – si taglierà sempre più la lingua, fino a morire dissanguato.

Questa trappola, a mio parere la più perversa, mi sembra un’efficace metafora dell’epoca in cui viviamo, soprattutto in questa parte del pianeta: un’epoca i cui coltelli insanguinati sono le narrazioni dominanti e suprematiste sulle magnifiche sorti e progressive del neoliberismo: biotecnologie&vaccini, guerre, democrazia&sicurezza, benessere&ricchezza, transizione ecologica…

E tutti/e a leccare, leccare, leccare…

Opera di R. Zhao Renhui

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