L’OMS sta lavorando a un passaporto sanitario globale

L’OMS sta lavorando a un passaporto sanitario globale in direzione della<governance 4.0>

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è destinata ad assumere un peso crescente nella gestione di eventuali future pandemie, sia coordinando l’introduzione di un passaporto vaccinale globale, sia assumendo un potere decisionale “straordinario” in caso di nuove crisi sanitarie. È quanto riporta Politico in un articolo in cui si spiega che l’organizzazione sta lavorando per uniformare a livello internazionale i diversi certificati vaccinali adottati dalle singole nazioni, dando vita così ad una sorta di certificazione vaccinale “universale”. Un modello unico di certificazione consentirebbe, infatti, una maggiore facilità negli spostamenti internazionali, costruendo così quello che viene definito un “quadro di fiducia” all’interno della comunità internazionale. Attualmente, gli standard di vaccinazione esistenti riguardano solo il certificato Covid digitale dei Paesi dell’Unione Europea, mentre gli Stati Uniti non hanno standard ufficiali, nonostante la predominanza delle “Smart Health Cards” promosse dalla Vaccination Credential Initiative, una coalizione di organizzazioni pubbliche e private che sviluppano il rilascio di credenziali sanitarie verificabili. L’idea è quella di promuovere un’azione coordinata internazionale che associ ad ogni cittadino una certificazione digitale nella forma di “codice QR”, abbinata ad un’identità digitale. Ciò ricalca molto da vicino il programma ID 2020 promosso, tra gli altri, dalla Rockefeller Foundation e da Gavi, l’Alleanza per i vaccini, sebbene non vi siano ancora indicazioni a riguardo, che però – stando alle dichiarazioni dell’OMS – “dovrebbero arrivare presto”.

Nella stessa ottica di fornire soluzioni condivise per i problemi globali rientra anche la volontà, da parte dell’OMS, di istituire un Organo Negoziale Intergovernativo (INB) con l’obiettivo di redigere una convenzione o trattato sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie, ai sensi dell’articolo 19 della Costituzione dell’organizzazione, che conferisce all’Assemblea mondiale della sanità l’autorità di adottare convenzioni su qualsiasi questione di sua competenza. A tal fine, l’INB terrà la sua prima riunione entro il 1° marzo 2022 – per concordare modalità di lavoro e tempistiche – e la seconda entro il 1° agosto 2022, per discutere i progressi su una bozza di lavoro. Il direttore del Dipartimento della Salute dell’Office of Globale Affaire, Loyce Pace, si è recata a Ginevra per un incontro con l’OMS e gli altri “leader sanitari globali” proprio con l’intento di promuovere tale trattato e aiutare a gettare le basi per una risposta internazionale alla prossima pandemia. Pace ha avanzato proposte di emendamento ai regolamenti sanitari internazionali che conferirebbero all’OMS maggiori poteri in caso di emergenza sanitaria, permettendogli di agire con maggiore rapidità. Gli stessi emendamenti sono stati proposti anche dagli Stati Uniti a gennaio, come riporta Ashleigh Furlong di Politico.

Ciò significa che in caso di ulteriori crisi sanitarie, le decisioni dell’OMS diventerebbero determinanti, soppiantando di fatto quelle degli Stati. Per questo, tale organizzazione rappresenta l’organismo sovranazionale che meglio di altri è in grado di attuare quel nuovo paradigma di governo – denominato dal World Economic Forum (WEF) “governance 4.0” – caratterizzato da una verticalizzazione e concentrazione dei poteri decisionali: questi ultimi dai governi nazionali verrebbero demandati a quelli che spesso vengono definiti “attori transnazionali”, che includono non solo i grandi enti sovranazionali, ma anche le associazioni filantropiche, le associazioni di commercio e tutte le organizzazioni non governative. Poiché, come ha ricordato il fondatore del WEF, Klaus Schwab, “il governo non può più agire come se solo avesse tutte le risposte”, una graduale cessione dei poteri a questi organismi diventa imprescindibile e l’OMS assume da questo punto di vista un ruolo preminente, conferitogli da una condizione emergenziale ormai costante.

Non stupisce, dunque, che – come riporta lo stesso articolo di Politico – il settore privato sia intenzionato a penetrare all’interno delle istituzioni globali per fare pesare maggiormente le sue istanze e conseguire più agevolmente i propri scopi. Proprio con questo proposito, la Global Business Coalition – composta dalla Camera di Commercio degli Stati Uniti, da Business Europe, dalla Confederazione dell’Industria Indiana e da quella di altri sei continenti – ha inviato una lettera all’OMS per chiedere più voce in capitolo nelle decisioni dell’agenzia. È chiaro, dunque, che la direzione intrapresa è quella di una governance globale in cui il ruolo maggiore potrebbe essere assunto oltre che dagli organismi transnazionali proprio dai privati, realizzando un modello di governo tecnocratico, giustificato dall’emergenza, così come auspicato dalle plutocrazie internazionali. In questo scenario, il passaporto sanitario universale diventerebbe uno strumento “simbolo” della nuova governance 4.0, targata OMS.

[di Giorgia Audiello]

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