Riceviamo da parte di una compagna una mail di commento, molto interessante e con dei chiarimenti e delle aggiunte estremamente utili, alla Parentesi di Elisabetta <Sul filo del rasoio: la guerra sul fronte esterno e su quello interno> che pubblichiamo molto volentieri.
Il porto di Taranto
Un’ottima analisi a mio avviso, a cui aggiungo qualche considerazione: nell’ambito del rafforzamento della comparanza Italia-Nato, anche il porto di Taranto ha una rilevanza enorme. Due anni fa, su ordine del Copasir sono stati stanziati 200 milioni di euro per l’allargamento e il potenziamento della Nato nel porto in funzione di contenimento della presenza cinese. L’allora governo pentastellato non ha esitato a garantire tutta la disponibilità ad aprire porte e portoni al grande padre< ammericano> e Giuseppe Conte ci ha messo la faccia prospettando magnifiche sorti e progressive per la città che avrebbe goduto dell’investimento con “ricadute positive dirette e indirette sull’occupazione e sul turismo”. In soldoni, gli yankees si prendono una nuova grossa area e in cambio ridanno alla capitaneria quella dismessa….il progetto, manco a dirlo, è di farci un’area green.
Sembra uno scherzo cinico, invece è tutto vero. Io frequento Taranto ormai regolarmente e la sensazione è quella di disfacimento totale: padrona della città è la guerra, in tutte le accezioni di questo termine.
Domenica scorsa alcuni compagni hanno invitato il collettivo di fabbrica GKN e si è tenuto un incontro all’aperto, in piazza. Tranne un delegato Cobas non si è fatto vivo un solo operaio. I motivi di questa assenza avrebbero bisogno di molto spazio per essere spiegati e non vi tedierò con questo argomento. Cito l’iniziativa di GKN per riallacciarmi allo scritto di Elisabetta nella sua conclusione: a Taranto al posto degli operai che mi sarei aspettata c’erano i ragazzi delle scuole superiori e alcuni molto con le idee chiare: a loro io guardo con curiosità e entusiasmo, perchè qualcosa lì si muove, ancora molto indistintamente ma si muove.
Un grande bacio a tutte