Siamo tornate all’ottocento

Un’operaia che a ventidue anni muore dilaniata da un macchinario tessile. Una ragazza che a ventidue anni lavora in fabbrica. Una ragazza che a ventidue anni ha un bambino di cinque, una ragazza che a diciassette anni lascia la scuola perché è incinta  e che lavora, ragazza madre, per mantenere il bambino. Un giovane fidanzato che dichiara all’intervistatore che si sarebbero sposati presto e che avrebbe riconosciuto il bimbo anche se non suo. Una tragedia che fa venire i brividi e che riempie di rabbia non solo per la sua terribile morte. Siamo tornate all’ottocento. Una morte così tremenda occupa le pagine dei giornali, si versano lacrime di coccodrillo e si fanno dichiarazioni pelose come per tutti/e quelle/i che muoiono ogni giorno, continuamente, di lavoro. ma quante persone sono in situazioni come questa? bisogna che muoiano di lavoro o di fatica o di miseria o di disperazione per avere qualche riga su un giornale. Questo è il neoliberismo.

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