Il testo che segue è stato letto come contributo durante l’assemblea contro l’obbligo vaccinale che si è svolta il 2 maggio al terreno no tav di Acquaviva e Resistente (a sud di Trento), assemblea a cui ha partecipato una novantina di persone. da ilrovescio.info
Le ragioni assolute di un nuovo umanesimo
In questo momento la vaccinazione di massa è forse la questione a più alta densità politica, nelle due accezioni del termine politica: come arte del potere e come cura comune di ciò che è comune.
La martellante propaganda mediatica e governativa presenta il rifiuto dei vaccini OGM come una sorta di impulso irrazionale di fronte alla razionalità della scienza. Non è un caso. La vaccinazione è il coronamento della gestione istituzionale dell’epidemia. Metterla in discussione significa far traballare tutta la costruzione. Da un anno a questa parte, l’aggettivo “complottista” ha colpito in modo sistematico soprattutto due forme di opposizione: quella alla rete 5G e quella ai vaccini sperimentali. E anche questo non è un caso. Digitalizzazione della vita e della società, da un lato, e sperimentazione biomedica, dall’altro, sono strettamente intrecciate fra loro. Big data e nuove frontiere biomediche sono due tasselli di un unico programma. Cogliere fino in fondo questa posta in gioco è proprio ciò che può dare alla resistenza verso l’obbligo vaccinale tutte le sue ragioni contro l’oscurantismo tecno-scientifico, vera e propria superstizione contemporanea. Osserviamo le tendenze in atto.
I vaccini biotech diventeranno a breve spray nasale, gocce, pillole, cerotti “smart”, microchip. L’immensa mole di dati sanitari personali che l’industria sta raccogliendo con la vaccinazione di massa – questo è il segreto di Pulcinella della secretazione degli accordi tra UE e “Big Pharma” – sarà usata per introdurre anche in Europa le terapie digitali, cioè i farmaci-sensori ingeribili collegati al controllo medico da remoto, alla telemedicina (a cui non a caso andranno molti dei fondi del Recovery plan in materia di sanità).
Le terapie digitali – di cui si sente parlare sempre più spesso in televisione o alla radio – sono in commercio negli Stati Uniti dal 2017, anno in cui la FDA ne ha autorizzato l’impiego. Si tratta di un mercato per cui i giganti del digitale si stanno fondendo da tempo con l’industria farmaceutica (ad esempio Google – tramite la controllata Verily Life Sciences – con Glaxo, per fare due nomi)
Perché su quel mercato l’Europa è in ritardo rispetto agli USA? Perché micro-software ingeribili e telemedicina hanno bisogno di una vasta rete digitale per raccogliere sempre più dati e di un apparato di Intelligenza Artificiale per analizzarli: cioè di “città-intelligenti” e della rete 5G, che delle smart cities rappresenta l’infrastruttura materiale.
Per capire questi nessi, si può fare un parallelo con le macchine. Per lanciare il mercato delle auto a guida autonoma, servono città e strade disseminate di sensori, senza le quali l’auto a guida autonoma è un oggetto privo di utilizzo. Lo stesso vale per i corpi, oggetto di cattura da parte dell’industria tecno-farmaceutica. Senza 5G e telemedicina, le terapie digitali sono prive di sviluppo. L’impatto ecologico di una società interamente digitalizzata sarebbe devastante, nonché foriero di nuove epidemie, in una spirale verso il disastro in cui a guadagnare è solo l’industria.
Sui nostri corpi, insomma, si gioca letteralmente il tipo di società in cui vivremo domani. Corpi-macchina in un mondo-macchina governato da esperti e da algoritmi, oppure una società di umani che accettano i propri limiti e sanno di dipendere dalla natura. All’industria high-bio-tech vanno opposte sia la passione della resistenza sia le ragioni assolute di un nuovo umanesimo.