OÙ VA LE FÉMINISME ?
Una domanda quanto mai attuale in una pubblicazione uscita da poco
<Nessuna rivoluzione sociale senza la liberazione delle donne!
<Nessuna liberazione delle donne senza rivoluzione sociale!
Nel rivolgimento del post-68, questo slogan rifletteva bene l’aria dei tempi affermando che la lotta di classe e la lotta contro l’oppressione maschile andavano di pari passo per il cambiamento radicale della società.
Ma la fine dei “Trenta Gloriosi” e del blocco sovietico, la propaganda <liberale> e le teorizzazioni postmoderne hanno alla fine fatto dimenticare il desiderio di rivoluzione. L’Università si è appropriata delle questioni di genere e delle minoranze, con la <teoria queer> e le analisi sull’ <intersezionalità>. Il femminismo si è spostato su una richiesta di integrazione avanzata soprattutto da donne delle classi medie ed elevate-passando per l’eliminazione delle ineguaglianze salariali con gli uomini e per un aumento della repressione delle violenze maschili. Lo sfruttamento di classe è stato relegato dietro una grande varietà di oppressioni da decostruire individualmente all’interno della società esistente…
Tuttavia non si riforma un sistema – e uscire dal capitalismo e dal patriarcato implica sempre concretizzare questo progetto collettivo: la rivoluzione sociale!
« Pas de révolution sociale sans libération des femmes !
Pas de libération des femmes sans révolution sociale !«
Dans le bouillonnant après-68, cette affiche reflétait bien l’air du temps en affirmant que la lutte des classes et la lutte contre la domination masculine allaient de pair pour changer radicalement la société.
Mais la fin des Trente Glorieuses et du bloc soviétique, la propagandsi è e « libérale » et les thèses postmodernes ont ensuite fait oublier le désir de révolution. L’Université s’est emparée des questions du genre et des minorités, avec la « théorie queer » et les analyses sur l’« intersectionnalité ». Le féminisme a évolué vers une demande d’intégration émanant surtout de femmes des classes moyennes et supérieures – et passant par la suppression des inégalités salariales avec les hommes et par une répression accrue des violences masculines. L’exploitation de classe a été reléguée derrière une foule d’oppressions à déconstruire individuellement dans la société existante…
On ne réforme pourtant pas un système – et s’émanciper du capitalisme et du patriarcat implique toujours de concrétiser ce projet collectif : la révolution sociale !