Lezioni di storia/piccole riflessioni sull’asservimento e sul controllo.
Elisabetta Teghil da Femminismo materialista, Bordeaux 2015, p.219
Theodor W. Adorno e Max Horkheimer scrissero nel 1947 “Dialettica dell’Illuminismo”. Il libro fece molto scalpore perché nazismo tedesco e mercificazione americana erano posti sullo stesso piano, tanto più scalpore perché i due, di origine ebraica, erano fuggiti dalla Germania negli anni ’30 e sarebbero tornati nel paese di origine negli anni ’50 ed entrambi erano in un posto di osservazione privilegiato perché sia in Germania che negli Stati Uniti avevano esercitato la professione di professori universitari
Entrambi, riflettendo sull’Europa che avevano lasciato e sulla società americana che li aveva accolti nel loro esilio, sottolinearono l’asservimento totalitario delle masse non solo attraverso i metodi tipici del fascismo, ma anche attraverso la mercificazione propria della società americana.
Denunciavano la riconversione di questo mondo al fascismo, la sua corruzione guidata soprattutto dalla TV che ricostruisce il mondo visibile a immagine del capitale e , più in generale, del potere. Questa interagisce con il telespettatore/trice che, in definitiva non è altro che il cittadino/a, per manipolarlo/a, dominarlo/a e, come obiettivo, produrne uno nuovo/a.
Invitavano a demistificare la verità del potere e concludevano che l’antidoto contro il falso, il manipolato, il filtrato che veniva dall’informazione, e in particolare da quella televisiva, sulla lettura dell’esistente doveva necessariamente ancorarsi alla trasformazione del mondo, che vivere dentro le strutture del capitale aveva un senso solo in maniera antagonistica e che pertanto ciò avrebbe richiesto all’individuo la necessità di prendere posizione, di schierarsi. Solo questo avrebbe potuto dare la speranza di una vita che non fosse impostata gerarchicamente e prefigurata da chi il potere lo detiene e ha la pretesa di programmare ognuno/a di noi ancora prima della sua nascita. E ravvisavano l’assoluta necessità di cominciare a recuperare la memoria della storia.
E’ qui, nel mezzo dell’essere vivente, che si apre una creatività utile a fertilizzare il mondo in cui viviamo.
Avevano individuato come l’uomo occidentale si rappresentasse come il punto centrale verso cui tutto e tutti dovessero tendere e come tutto quello che si allontanava da quel modello fosse considerato barbaro e incivile.
Questa lettura si è rivelata precisa e puntuale.
Oggi si realizza compiutamente nel momento in cui la vita intera è metabolizzata dal neoliberismo che ha prodotto una società messa al lavoro in ogni aspetto dell’esistente, in cui le dinamiche dello sfruttamento si diffondono sull’intero tessuto sociale.
Lo sfruttamento si irradia a tutto campo in tutti i segmenti della società.
Non c’è nessuna crisi, ma il trionfo del neoliberismo che ha esteso le modalità del comando che c’erano nella fabbrica alla società intera. Il tessuto sociale ne è sconvolto: tutto è merce, la precarietà è diffusa, la disoccupazione provocata volutamente, l’istruzione e la sanità pubbliche smantellate, spezzettate e svendute al privato, le guerre si susseguono a ritmi sempre più serrati e sono utilizzate per creare un nuovo ordine.
Violenza ed ingiustizia, violazione delle sovranità nazionali, del diritto internazionale, azzeramento delle conquiste frutto delle lotte sono le coordinate dentro cui il neoliberismo, forma compiuta dell’autoespansione del capitale, si muove.
Noi viviamo in questa stagione, in questo passaggio storico, perciò dobbiamo coltivare la passione per la libertà politica, l’amore per l’uguaglianza sociale, la rivolta contro la povertà e l’impegno per la sconfitta del patriarcato e tutte insieme dobbiamo camminare per ottenere la liberazione senza la quale siamo come dei criceti che girano in tondo e non vanno da nessuna parte..