“Linea di demarcazione”
“….RESISTI RESISTI RESISTI…Resistenza è quando faccio in modo che ciò che non mi sta bene non accada più” REFE,Relazioni Femministe-Digitalis Purpurea-dicembre 2012-Liberamente ispirato a “Disoccupate le strade dai sogni” di Alois Prinz
Abbiamo letto un po’ in giro che essere antifasciste/i oggi significa tracciare una linea di demarcazione netta. Ma tra chi? Tra che cosa? Ci sono i fascisti che si dichiarano apertamente tali, come Forza Nuova, CasaPound e via discorrendo che hanno alzato la cresta, così sembra, e vanno in giro a manifestare, a picchiare come è loro costume chi con loro non è d’accordo. C’è il fascismo di Salvini che non si dichiara apertamente tale ma che rappresenta il comune sentire di una parte di popolazione reazionaria, intollerante e razzista. Poi c’è il fascismo neoliberista che si è incarnato in questi anni e continua ad incarnarsi nel PD, annessi e connessi, che è quello che ha costruito con pervicacia, in un lungo percorso, un’egemonia culturale basata sulla prevaricazione nei rapporti interpersonali e lavorativi, sul darwinismo sociale, sulla violenza razzista e neocoloniale delle guerre “umanitarie”, sulla violenza razzista e classista della guerra tra poveri, sulla delazione dei cittadini come valore, sul controllo sociale serrato e debordante, sulla militarizzazione dei territori, sui campi di internamento e sulla trasformazione poliziesca dei servizi sociali. E che ha operato lo sdoganamento e la rivitalizzazione del fascismo in orbace attraverso la fascistizzazione del comune sentire.
Un pensiero diffuso quando si parla di rigurgito fascista è quello che ritiene che le politiche reazionarie e di abbattimento dello stato sociale con il conseguente impoverimento generalizzato portate avanti dal PD abbiamo causato un malcontento diffuso che ha aperto la strada ad una protesta di tipo reazionario e fascista ritenendo quindi che la socialdemocrazia riformista abbia compiuto una serie di errori che l’hanno allontanata da una visione di sinistra. Niente di più sbagliato. La socialdemocrazia riformista non è in errore, il pensiero fascista è la sua sostanza. Un fascismo moderno quindi, accanto al fascismo tradizionale in orbace, una destra moderna accanto a quella tradizionalmente fascista.
Il fascismo, al di là della collocazione storica e dei nostalgici fuori tempo, ha delle caratteristiche ideologiche precise che guidano l’approccio con il sociale e la visione economico-politica.
I principi fondanti del neoliberismo, di cui il PD, con i suoi gregari, è stato ed è il principale naturalizzatore, sono principi esplicitamente fascisti, ma sono stati veicolati attraverso linguaggi, segni, segnali, modalità, parole, atteggiamenti e strumenti tradizionalmente di sinistra. Questo ha fatto sì che alle persone non sia sembrato vero di potersi ammantare di una collocazione di sinistra, che ci sta sempre bene ed è un fantastico alibi, e assimilare, rimbalzare, fare propri, discorsi profondamente reazionari, perbenisti, forcaioli.
Questa è stata la grande vittoria del neoliberismo, l’aver costruito un’egemonia culturale improntata ad un pensiero di destra profonda in cui dominano il culto della legalità, il darwinismo sociale, il razzismo, l’individualismo sfrenato, il culto dell’arrivismo e della meritocrazia, la deferenza per l’autorità e la gerarchia, la superiorità del mondo occidentale rispetto agli altri popoli propagandata dalle guerre “umanitarie” e che spinge all’odio razziale, usando gli strumenti e il lessico di sinistra portati in dote dalla socialdemocrazia.
Il femminismo antagonista si è opposto e si oppone con tutte le sue forze a “dio, patria e famiglia” portati avanti com’è loro costume da fascisti, destra e clericali ma anche a “ordine, legalità, decoro, stato etico, pensiero unico” nella pericolosissima visione <politicamente corretta della socialdemocrazia riformista> che sotto le mentite spoglie di democraticità e di modernità ha la pretesa di imporre una nuova scala di valori improntati ad un antisessismo sessista, antirazzismo razzista, antifascismo fascista.
E’ vero, quindi, che è necessario tracciare una linea di demarcazione netta ma questa linea deve essere tracciata tra il fascismo tradizionale e quello neoliberista socialdemocratico da una parte e chi invece, dall’altra, al fascismo si oppone in tutte le sue espressioni. Questo è tanto più importante perché è proprio l’area socialdemocratica che ipocritamente si pone ora come antifascista e chiama all’antifascismo.
Tutti quelli e tutte quelle che si prestano a questo gioco sappiano che stanno lavorando per il fascismo neoliberista e non cerchino improponibili alibi.
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