Scuole sicure, controllo assicurato

SCUOLE SICURE, CONTROLLO ASSICURATO

di NoemiFuscà

Il ministro degli Interni, Salvini, ha lanciato un’operazione chiamata Scuole Sicure, che stanzierà 2,5 milioni di euro per combattere lo spaccio di droga nelle scuole, sostenendo che nell’ultimo anno c’è stato un incremento dei reati relativi alla droga e che l’età del consumo si è abbassata a dodici anni. Chiunque vuole proteggere i ragazzini dalla droga, è una vittoria a mani basse questa, contestarla sarebbe da sceme. I soldi verranno dati per ora a quindici comuni per implementare il servizio di video sorveglianza nelle aree calde vicino alle scuole, assumere vigili urbani che si occuperanno esclusivamente di questa mansione di controllori, pagare gli straordinari delle altre forze dell’ordine e infine costruire progetti di prevenzione con la collaborazione dei sindaci e delle prefetture.
Tutti felici si creano pure posti di lavoro.
Sarà un esperimento che se funzionerà sarà diffuso in altri comuni. Ovviamente Roma c’è.
Io non credo che sia necessaria una battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere, il modello Amsterdam è buono per farsi le canne, figuriamoci, ma crea un controllo statale giustificato dalla lotta alla criminalità organizzata; come se l’erba, l’hashish o la cocaina fossero teletrasportate e non passassero anche loro quelle famose frontiere che bloccano le persone, ma a quanto pare non le merci. La questione legalizzazione, a mio avviso, è una soluzione che favorisce il padrone per poterci fare due botti di una canna, non ci vedo molta analisi politica in questo. Legalizzarla significa che qualcuno ci dirà come usarla, dovremmo domandarci se davvero questa può essere ritenuta libertà.
Forse mi ripeto, ma repetita iuvant, non è una questione di legalizzazione piuttosto una questione politica che riguarda il controllo sociale.
La scuola non dovrebbe essere un luogo di controllo sociale, ma dovrebbe rappresentare un luogo libero per i ragazzi/e,per quanto possibile in questa società perchè già sono vincolati a dei regolamenti di comportamento abbastanza rigidi, non hanno certo bisogno delle forze dell’ordine che reprimano qualsiasi pulsione definita illegale. Qui nello specifico ci sono da capire le priorità che muovono alcune proposte politiche e come noi compagne dovremmo rispondere. È stato lasciato molto, forse troppo spazio, al filone de “l’educazione a…” educazione sentimentale, sessuale, civica come se fosse necessario un corso specifico per imporre modi di comportamento, i ragazzi e le ragazze dovrebbero imparare e capire con i loro strumenti come agire, non certo seguendo delle linee guida consegnate come se fossero la Bibbia. Non sono una sostenitrice dell’infanzia o dell’adolescenza buona a prescindere perché sono anime candide, ma perché la critica all’esistente non può essere fornita da un corso di condotta, ma solo attraverso strumenti che ognuna di noi seleziona. Sarebbe quasi meglio tornare agli anni ’50 e censurare tutto, così da permettere a chi viene dopo di ribellarsi all’oppressione, e non certo credere che il sistema abbia a cuore il futuro e tuteli le sue future generazioni.
Quello che mi ha colpito, di tutta questa storia, è la scelta delle parole usate, si vuole prevenire e non punire e quindi in nome della prevenzione siamo costrette a subire controlli, sempre per il nostro bene, perché se poi dovesse succedere qualcosa e noi non ci siamo controllate la colpa sarà nostra senza se e senza ma. Lo Stato ci vuole così bene che non ci punisce, o meglio lo fa solo con i veri colpevoli, gli altri li protegge, vuole che evitiamo di sbagliare è solo questo che desidera per noi, come un padre apprensivo ma amorevole. Siamo in un tempo in cui bisogna guardare con diffidenza ogni cosa che sembra essere elargita e non per complottismo ma per semplice calcolo politico.

Anni fa in una scuola romana vennero mandate varie guardie in borghese, in incognito fingendosi muratori e non solo, per controllare reati relativi alla droga, non molti degli adulti si indignarono, e quello che dava semmai fastidio, era solo l’anonimato delle guardie. Ora che invece Salvini, mette in campo pratiche già rodate, non mi aspetto l’indignazione di nessuno e anzi gli credo quando sostiene che molti sindaci hanno contattato il suo ufficio per poter rientrare nel trial. Siamo assuefatti al controllo, e non capiamo più se e quando rischiamo la repressione credendo di avere una più ampia libertà, di cui nessuna sa nulla e soprattutto quello che succede può essere descritto rubando una frase a Margaret Atwood “La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo”, davvero abbiamo messo il concetto generico di libertà in cima alla nostra lista dei desideri, non rendendoci conto che quella che vendono come libertà è solo un nuovo prodotto luccicante del neoliberismo, per il nostro bene veniamo protette dalle telecamere perché cosa avremo mai da nascondere?
Non sarà facile scardinare tutto questo ma dovremmo iniziare ristabilendo categorie politiche.

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