La Parentesi di Elisabetta del 18/07/2018

“Sintesi patriarcale e neoliberista”

Pochi giorni fa, la Corte di Cassazione ha rinviato a nuovo processo per la rideterminazione della pena, un caso di violenza riguardante due uomini che hanno stuprato una donna. La rideterminazione dovrebbe secondo i giudici di Cassazione riguardare uno sconto di pena perché essendosi la donna “volontariamente “ubriacata, l’aver abusato di lei in uno stato per cui non sarebbe stata in grado di autodeterminarsi, non può essere considerata un’aggravante. Inoltre proprio per questo, la donna che era andata di sua spontanea volontà a cena con i due uomini, avrebbe raccontato al Pronto Soccorso la violenza in maniera confusionaria.

Intanto mettiamo un punto fermo. Esercitare violenza su una persona che si trova in una situazione di incapacità di difendersi qualunque sia la ragione di questa incapacità, è chiaro che è un’aggravante, prima ancora che per ragioni etiche, giuridiche, legali per semplice buon senso. Se si accettasse il principio che è necessario chiarire le ragioni di questa incapacità, si aprirebbero le porte a qualsiasi tipo di abuso.

Ma come mai dei giudici prendono decisioni di questo tipo? Perché non c’è niente di neutrale, tutto è legato ad interessi di parte, tanto più per la magistratura: l’ordine neoliberista è allo stesso tempo strumento di repressione e metabolismo sociale. Ma siccome questa verità è inconfessabile ci si trincera dietro il cavillo giuridico e l’applicazione della legge, le norme che mancano e la riga da cambiare. Mentre la sostanza è tutt’altra: qui entrano in gioco due specificità, una di genere e una di classe.

Le donne che subiscono violenza nei processi diventano le principali imputate, viene tirata in ballo la loro vita privata, il loro carattere, vengono setacciate le amicizie, vengono sviscerati gli aspetti psicologici, sociali, caratteriali, politici della loro esistenza. Oltre al tipo di abbigliamento, alla modalità di porsi, alla credibilità personale dedotta da una vita che viene giudicata più o meno “regolare”, dentro o fuori la così detta norma accettata e codificata.

Il patriarcato si muove a difesa dei propri interessi, ha la necessità di mantenere concetti quali gerarchia e possesso, sia in campo materiale che affettivo. Così le frasi più ricorrenti nei confronti di una donna che subisce violenza sono “se l’è cercata” “andava in giro da sola di notte” “frequentava luoghi poco raccomandabili” “tradiva il marito” “aveva tanti grilli per la testa” e ora ci aggiungiamo “si ubriacava <volontariamente>”.

Ma il patriarcato è legato a doppio filo con l’ordine sociale neoliberista che lo ha assunto a proprio uso e consumo e l’uno e l’altro si rimbalzano a vicenda principi e norme cosicché a vicenda si rinforzano.

Uno dei principi base dell’ordine sociale neoliberista è il principio di colpevolizzazione. Coinvolge ogni aspetto della quotidianità, della vita delle persone, ma anche interi ambiti sociali, ma anche intere popolazioni.

Se non riesci sul lavoro, se ti licenziano è colpa tua perché non sei stata abbastanza abile, non hai saputo cogliere le occasioni che ti sono state date. Non hai un rapporto familiare felice? È colpa tua perché non sai mediare, non metti in atto quella che vien chiamata capacità di rapportarsi con gli altri. Sei povera? È colpa tua, questa società ti offre tutte le possibilità di realizzazione e di autopromozione, e quindi vuol dire che sei incapace e stai bene dove stai. I migranti e le migranti sbarcano qui disperati/e? È perché a casa loro non vogliono darsi da fare, non vogliono lavorare, vogliono essere mantenuti qui da noi. Se ti buttano fuori di casa è colpa tua perché ti sei messa nelle condizioni di non poter pagare l’affitto, se ti portano via i figli è colpa tua perché fai una vita irregolare e magari ai margini della legalità e di conseguenza… se ti stuprano è colpa tua, potevi stare attenta e soprattutto potevi fare a meno di ubriacarti.

Nella sua illusione legalitaria, il femminismo riformista pensa che rapportarsi con lo Stato possa cambiare l’ordine patriarcale, che sensibilizzare giudici, poliziotti, politici, anche nella versione <rosa>, possa modificare l’organizzazione sociale e si dimentica o fa finta di dimenticarsi che i principi ideologici che informano patriarcato e neoliberismo possono essere scardinati solamente sovvertendo questo ordine sociale.

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Una risposta a La Parentesi di Elisabetta del 18/07/2018

  1. Ernesto Rossi scrive:

    Tutta la Filosofia può distinguersi in due grandi tronconi, la Filosofia Speculativa e la Filosofia Scientifica. La prima si basa sull’uso della logica formale, dove il fine è affermare la Verità assoluta. Verità che resta invece mai raggiunta e sempre costantemente approssimata per la Scientifica. Naturalmente resta fortemente dominante la visone speculativa forte dell’immane onda che perviene dalla tradizione, tanto che a tuttoggi si lascia spesso passare la Scienza per fonte di verità certa e comprovata. E’ un’atteggiamento subdolo ma come tale resta comunque. L’impianto filosofico della giurisprudenza è ovviamente antico e quindi si basa su logiche formali, infatti è Criterio Generale del Diritto, che il Mondo si basa sulla Fiducia… Pende sull’altro piatto dunque chi la… Tradisce. Questa la colpa non certo la svista di questi operatori del diritto; dove partendo necessariamente da questo presupposto, non possono sostenere in alcun modo quanto quì viene raccontato, anche commentato; senza però colpire nel segno mortalmente chi ha operato scorrettamente, sul piano del Diritto.

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