Violenza maschile sulle donne/Stereotipi
SI CREDE CHE…
Si crede che la violenza verso le donne sia un fenomeno eccezionale. Invece è un fenomeno esteso anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Ci sono molte donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.
Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali emarginate o che sia maggiormente presente nei contesti familiari meno acculturati e/o economicamente più poveri. Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione, etnia…
Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari, gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner, o altri uomini conosciuti: familiari, amici, colleghi, insegnanti, padri spirituali, vicini di casa…
Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la loro compagna. Invece come molti studi documentano non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore. Né età, né condizioni economiche o socio culturali, né classe sociale, né etnia sono determinanti. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria.
Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittime.
Si crede che la violenza contro le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo, da un raptus, che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti, che gli uomini violenti siano stati vittime di violenza nell’infanzia. La violenza è una scelta dell’uomo che la esercita, una strategia di controllo per ottenere ciò che vuole. Il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Credere inoltre che il maltrattatore abbia problemi o patologie mentali è una giustificazione che la società trova per non prendere atto della realtà ed ampiezza del fenomeno della violenza contro le donne. La diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude la possibilità dell’eccezionalità. E’ quasi sempre un comportamento ripetuto, una abitudine. La maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basti solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.
Si crede che alle donne che subiscono violenza “piaccia” essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero da casa. Invece, paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale, spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione di violenza.
Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita e, inoltre, gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.
Si crede che i figli e le figlie abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che le bambine e i bambini crescono in modo più sereno con un genitore solo piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.
Si crede che anche le donne siano violente nei confronti del loro partner. Invece una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei confronti del partner, si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza.