18 marzo con le donne rinchiuse a Ponte Galeria!!!

Roma – Sabato 18 marzo presidio al CIE/CPR di Ponte Galeria

CONTRO LA VIOLENZA DELLO STATO MACHISTA E RAZZISTA

SOSTENIAMO LA LOTTA DELLE DONNE RECLUSE NEL CIE DI PONTE GALERIA

Alla stazione Fiera di Roma, nella desolazione di un luogo attraversato quasi solamente dai pullman che portano i visitatori alla fiera, esiste una vera e propria prigione dove vengono rinchiuse persone senza documenti: il centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria (ora rinominato CPR – centro di permanenza per il rimpatrio).

Il CPR di Roma è l’unico in Italia ad avere una sezione femminile ancora attiva. Quella maschile, invece, è chiusa da più di un anno, dopo che nel dicembre 2015 una rivolta dei reclusi ha portato alla sua distruzione.

Queste donne, allontanate dal luogo dove hanno scelto di vivere e lavorare, strappate dai loro affetti, vengono private di qualsiasi libertà, infantilizzate, criminalizzate perché “irregolari” o – al contrario – vittimizzate, come accade a coloro che vengono inserite nei programmi di protezione per vittime di tratta. Sono due facce della stessa medaglia, di cui lo stato italiano si serve per un fine ben preciso: far emergere alcune storie personali, individuate come casi isolati da “proteggere”, per continuare indisturbato a umiliare, sfruttare, rinchiudere e infine deportare liberamente tutte le altre.

Al momento sono circa 90 le donne recluse a Ponte Galeria, di varie nazionalità, che resistono ogni giorno a questo sistema machista e razzista. Tra loro c’è Olga (nome di fantasia), una donna ucraina che, nel momento in cui si è rivolta alle forze dell’ordine per denunciare le violenze agite da quello che era il suo compagno, è stata rinchiusa nel CPR, perché la sua condizione di irregolare ha prevalso sulla sua richiesta di aiuto. La sua deportazione è stata al momento bloccata, e una rete solidale si è mobilitata al fianco di questa donna sostenendo il suo percorso di fuoriuscita dalla violenza, che dovrebbe portare anche alla liberazione dalle sbarre del CPR. La rabbia di Olga non si è però placata, contro la sua ingiusta detenzione e le condizioni in cui lei e le altre donne sono costrette a vivere all’interno delle mura del CPR.

Così come la rabbia di undici donne marocchine che, arrivate in Italia dalla Libia, dopo una breve permanenza in un centro di accoglienza descritto da loro stesse come una prigione (probabilmente il CPA/CARA di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, in Calabria), sono state recluse a Ponte Galeria, dove hanno avviato le procedure per la richiesta di asilo politico. Qui hanno saputo che sarebbero state trattenute ugualmente nel CPR per due mesi, senza conoscere neppure il motivo della detenzione. Per questo hanno deciso di ribellarsi, iniziando tutte insieme uno sciopero della fame. Lo sciopero si è poi concluso qualche giorno dopo, in seguito all’intervento del direttore del centro di detenzione, che ha fatto loro promesse che ovviamente non sono state mantenute.

Non chiediamo allo stato di difenderci dalla violenza che esso stesso produce e di cui si nutre.

Quello che vogliamo è continuare a sostenere le lotte di chi a tutta questa brutalità si ribella, di chi resiste nei lager di stato, di chi si oppone alle deportazioni.

Quello che vogliamo è la libertà per tutte le donne recluse, e per chiunque sia costrettx in ogni prigione.

Appuntamento sabato 18 Marzo ore 15:00 a Stazione Ostiense

per andare tutt* insieme sotto le mura del CPR

e dimostrare la nostra solidarietà alle lotte delle donne recluse

Nemiche e nemici delle frontiere

https://hurriya.noblogs.org/

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