“Il nostro compito”
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Il nuovo presidente degli Stati Uniti è Donald Trump. E’ stato presentato in campagna elettorale come un pazzo che veniva dal nulla, mentre non rappresenta altro che il ritorno ad una politica isolazionista che ha guidato in svariati periodi gli Usa.
Il precedente storico lo ritroviamo nelle votazioni del 1920, le prime fatte a suffragio universale poiché per la prima volta votarono anche le donne, e anche in quel caso la vittoria andò ad un candidato del partito repubblicano nella persona di Harding. La politica isolazionista guidò gli Stati Uniti fino alla seconda guerra mondiale quando fu abbandonata e gli Usa imboccarono la strada dell’intervento a tutto campo in ogni scacchiere internazionale.
La scelta interventista portò alla partecipazione ad una miriade di guerre e di colpi di Stato, a continue ingerenze e violazioni di sovranità nazionali. E, allo stesso tempo, questa politica ebbe riflessi molto importanti sulle condizioni di vita degli americani, ora accentuati ed esasperati nella stagione neoliberista.
Oggi la popolazione americana vive sotto i ponti in una miseria profonda e senza speranza con un divario sociale molto accentuato. Donald Trump è portatore di questo malessere e degli strati sociali colpiti da una crisi fortissima che non è casuale ma è dovuta alla natura interventista nella stagione neoliberista.
Negli Stati Uniti la delocalizzazione ha chiuso migliaia di industrie, la globalizzazione ha impoverito gli operatori agricoli, la piccola e media borghesia sono state azzerate.
In tutto ciò è da ricercare la ragione della vittoria di Trump. La vittoria di Hillary Clinton sarebbe stata la vittoria delle multinazionali e soprattutto del complesso militare-securitario. Questo gli americani lo hanno capito a pelle e hanno scelto di conseguenza.
La vittoria di Donald Trump segue la vittoria della Brexit, sono due segnali forti che testimoniano il malessere di popolazioni ridotte allo stremo dalle politiche neoliberiste. Secondo Trump la politica dovrebbe essere guidata in economia dai principi del liberalismo che è altro rispetto al neoliberismo e in politica dal conservatorismo.
Una nota a margine ma non per questo meno importante. Il complesso militare-securitario esce indenne dall’avvenuta elezione di Trump e, da tanti anni, in pratica dall’uccisione di J.F.Kennedy, è un corpo autonomo nel paese essendo anche indipendente dalla politica e dall’esecutivo. Questo è un aspetto con cui dovrà fare i conti la presidenza statunitense.
Gli Usa hanno 16 diverse agenzie di Intelligence che solo tra il 2001 e il 2014 hanno speso più di 500 miliardi di dollari.
Quali sono i nostri compiti?
Denunciare con fermezza che le politiche neoliberiste sono state possibili grazie alle forze genericamente di sinistra e più precisamente socialdemocratiche, comunque si chiamino nei rispettivi paesi, che sono state utilizzate come cavallo di Troia per insinuare fra i cittadini/e, i lavoratori/trici tutti e tutte, a qualunque segmento sociale appartengano, principi destrutturanti delle garanzie sociali, veicolando parole tanto belle quanto false: democrazia, antirazzismo, antisessismo, tutela dei diritti delle diversità… mentre producevano una società mostruosa a tre teste: medioevale, ottocentesca e nazista.
Quale la lezione da trarre per noi in Italia?
Siamo di fronte ad una scommessa difficile ma che richiede comunque il nostro impegno: spazzare via le forze socialdemocratiche che vogliono naturalizzare il neoliberismo qui da noi, smascherare i collusi/e e i collaborazionisti/e e, nel nostro ambito femminista, i percorsi SNOQ e Non una di meno. Se non lo facciamo in tempo, e noi per prime con chiarezza, consegneremo anche questo paese ad un Trump locale e soprattutto getteremo nel discredito nobili battaglie come quelle contro il razzismo e il sessismo e provocheremo un’ondata di chiusura, quando non di ripulsa, nei riguardi della parola “sinistra” e delle lotte femministe nel nostro specifico, perché saranno assimilate al linguaggio del politicamente corretto che tanti guasti ha fatto e sviliremo parole come riforme e sicurezza di cui è stato stravolto e capovolto il significato.
La prima serve per far passare le scelte più oscenamente antipopolari e antidemocratiche, la seconda ha tradito la sostanza del termine che intendeva riferirsi alla serena vecchiaia di chi aveva lavorato tutta una vita.
La pletora dei partitini che si collocano, bontà loro, a sinistra del PD, non ha futuro per due motivi: da una parte perché è di pubblico dominio ormai che sono pronti ad allearsi con il PD appena possono e dall’altra perché sono attardati ad una lettura che chiede il ritorno alle politiche keynesiane in questo paese, dimenticando che l’intervento dello Stato non è venuto meno, ma esiste eccome, solo che è a sostegno del complesso militare-securitario.
Il nostro compito è di uscire dal neoliberismo. La nostra preoccupazione non deve riguardare quali forze vogliano uscirne e quali siano gli strati sociali interessati, bensì la nostra scommessa è se saremo in grado di esercitare egemonia culturale.