“Ekin Wan è la nostra resistenza nuda”

“Ekin Wan è la nostra resistenza nuda”

Avevamo accennato nel post precedente alle torture inflitte ad una combattente kurda da parte delle forze turche.
Malgrado l’immagine del suo corpo straziato sia ormai di pubblico dominio, noi ci rifiutiamo di pubblicarla e preferiamo ricordarla tra le sue montagne e attraverso la voce delle migliaia di donne che, nel Kurdistan turco, stanno insorgendo di fronte all’orrenda doppia profanazione del suo corpo – prima da parte della Turchia e, poi, dal voyeurismo della rete.

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“Ekin Wan è la nostra resistenza nuda”. Questo uno degli sologan con cui le donne di Nusaybin (provincia di Mardin) sono scese in strada per esprimere la rabbia contro l’esposizione del corpo nudo e martoriato della guerrigliera Kevser Eltürk (nome di battaglia Ekin Wan) delle YJA Star, uccisa in uno scontro dalle forze di sicurezza turche nel distretto di Varto (provincia di Muş). Dopo averla uccisa, l’hanno completamente spogliata e trascinata per strada legata ad una corda, per poi abbandonarla nella piazza del paese.
Una fotografia del suo corpo nudo e martoriato ha iniziato a circolare sui social media durante il fine settimana, in origine condivisa probabilmente dalla polizia di Varto.

Una delle donne che ha lavato per il funerale il corpo di Ekin straziato, ne ha descritti i segni di tortura, tra cui una profonda ecchimosi sul collo e le gambe e la pelle lacerate. Aveva anche lividi lasciati da una corda stretta intorno al suo collo e usata probabilmente per trascinarla.
In risposta a questa disumana vicenda, i/le guerriglieri/e hanno preso il controllo della città di Varto mentre “la gente armata di guardia in trincea ha detto che questa azione era una rappresaglia per l’uccisione di una guerrigliera, uccisa pochi giorni fa a Varto da un team operativo speciale, il cui corpo nudo è stato messo in mostra dalla stampa”.
Le Giovani donne rivoluzionarie (YDGK-H) hanno rinnovato il loro appello a tutte le donne affinché si uniscano agli sforzi di autodifesa e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, per vendicare l’uccisione e la profanazione del corpo di Ekin.
“Per anni, non ci siamo vergognate dei nostri corpi. Per anni questo stato ha cercato di spaventarci con stupri, molestie e uccisioni. Questo è il modo in cui cercano di mettere a tacere le donne, prendono le loro case e le distruggono. Di fronte a tutto ciò, continueremo a scavare le nostre trincee e a difenderci contro lo stato coloniale”.
Le militanti di Nuova donna democratica (YDK) in un comunicato scrivono: “Non siamo spaventate. Perché dai villaggi che ha evacuato e dalle donne che ha ucciso in stato di arresto, sappiamo che questo stato è un assassino. Perché dalle donne a cui ha tagliato il seno sotto tortura, dalle donne a cui ha cercato di spezzare la volontà con lo stupro, dalle donne abbandonate alle torture sessuali in stato di arresto e in prigione, sappiamo che questo stato è uno stupratore. Lo sappiamo dalle vostre sporche guerre ingiuste, che se non ci hanno fatto vergognare dei nostri corpi, ci hanno fatte vergognare della nostra umanità. Lo sappiamo da Shengal, da Kobanê. Vediamo molto bene che questa vostra misoginia viene dalle donne che lottano sulle barricate, nelle carceri e sulle montagne. E così noi non abbiamo paura di voi e non ci vergogniamo dei nostri corpi”.
Intanto a Silvan – città della provincia di Diyarbakır, nel Kurdistan turco, che ha dichiarato l’autogoverno dopo Silopi, Cizre, Nusaybin, Yüksekova e Varto – le giovani donne curde sono in prima linea nella resistenza della città e hanno assunto un ruolo-chiave nel tenere la polizia fuori dai quartieri, stando di guardia in trincea e difendendo l’area.
Arîn Amed, che vive nel quartiere Tekel, ha detto:
“Silvan non è sola. Come giovani donne, difenderemo fino alla fine le zone in cui viviamo. Noi non rinunceremo a questa resistenza finché Silvan non sarà libera. In questo momento, tutti i giovani e le giovani di Silvan sono in rivolta”.
Ha poi aggiunto che fino ad ora le giovani di Silvan hanno vissuto sotto il dominio della mentalità patriarcale, ma che “Le combattenti delle YPJ a Kobanê, che hanno combattuto duramente contro la mentalità patriarcale, sono diventate un esempio per tutto il mondo. Noi vogliamo prepararci alla vittoria con la forza e il morale che queste donne ci hanno trasmesso. A questo punto la gente ha bisogno di vedere la propria forza per portare la guerra popolare rivoluzionaria alla vittoria.
Il nostro popolo ha attraversato molto dolore e ha pagato un prezzo alto, ma la vittoria contro questa crudeltà è vicina. Una volta che diventiamo un ‘NOI’, nessuna forza può fermarci”.
Non solo la Turchia soddisfa tutte le esigenze dei militanti di ISIS – come ha testimoniato un emiro catturato dalle YPG a Kobanê lo scorso 25 giugno – ma il binomio AKP-ISIS, con la sua mentalità maschile dominante, concretizza oggi il volto più feroce del femminicidio, come hanno dichiarato le organizzazioni di donne curde residenti in Europa a proposito della profanazione del corpo di Ekin, aggiungendo che come le YPJ stanno abbattendo il regno barbaro delle bande ISIS, le donne curde rovesceranno la mentalità selvaggia dell’AKP.
La mentalità stupratoria, che si è manifestata contro tutte le donne sulla persona di Ekin Wan, ha iniziato una guerra basata sul femminicidio per abbattere la legittima difesa che le donne kurde hanno intrapreso in un modo che le rende una speranza per le donne in tutto il mondo.
Le donne hanno anche sottolineato che l’AKP e la sua mentalità maschile dominante non potevano accettare la rivoluzione in Rojava, che è in realtà la rivoluzione delle donne, e che la tortura effettuata sul corpo di Ekin non è una coincidenza ma la dimostrazione di questa mentalità.
“Ekin Wan, guerrigliera delle YJA STAR, è il simbolo di autodifesa e rappresenta la resistenza delle donne libere”. Sono in particolare i corpi delle donne ad essere attaccati e presi di mira in tutte le guerre, hanno ricordato le donne curde rammentando quando, negli anni ’90, in Kurdistan le forze di sicurezza turche violentavano, torturavano ed esponevano nudi i corpi delle donne dopo la loro esecuzione.
Le donne curde in Europa hanno concluso la loro dichiarazione invitando tutte le donne a partecipare con forza a tutte le azioni contro la guerra sporca dell’AKP.

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