La Parentesi di Elisabetta del 5/11/2014

“Impero”

Il neoliberismo, frutto dell’autoespansione del capitale, ha prodotto l’iper-borghesia o borghesia imperialista impiantata su un sistema che ha perso ogni coloritura nazionale e manifesta nel predominio delle grandi multinazionali la guerra ai residui dello Stato-Nazione.

impero americano

Siamo nella stagione in cui gli Usa tentano in tutti i modi di organizzarsi e strutturarsi come impero, ma dove c’è impero c’è anche aristocrazia. E’ questo il senso dell’iper-borghesia, cioè quella frazione della borghesia legata agli interessi delle multinazionali e che ha relegato le restanti frazioni della borghesia al ruolo di servizio che avevano nella stagione nobiliare.

Il tessuto sociale ne è devastato, lo sfruttamento si espande a tutta la società e a tutte le società, questo è il senso della globalizzazione, quindi della sovranità imperiale, leggi statunitense, come tendenza irreversibile e necessaria per la propria sopravvivenza.

Per questo, da parte degli Usa, è necessario che una guerra si succeda ad un ‘altra e per questo la guerra ha assunto connotati diversi dal passato perché oggi serve per creare ordine, un nuovo ordine.

Integralismi, guerre umanitarie, valori nazisti, disoccupazione, povertà costituiscono la trama dello sviluppo di questo modello. I ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre di più e sempre più poveri.

Questa situazione determina conseguenze fortemente negative, particolarmente violente sono le forme di repressione e/o di esclusione contro i governi, i gruppi politici e le forze sociali che tentano di sottrarsi a questo progetto. Anche l’Italia è investita da questo ciclone e i governi sono imposti per attuare il programma dell’impero e lo fanno giocando le armi della demagogia e delle provocazioni giudiziarie.

I governi Monti e Renzi hanno un’agenda prefigurata e un compito loro assegnato che devono assolvere. I mandanti sono le multinazionali, ma l’humus e i padri spirituali sono il PD e D’Alema. Quelli che si spacciano per sinistra radicale sono attardati a chiedere un ritorno al Keynesianesimo dimenticando che la scelta neoliberista è ideologica, investe tutti i campi e le soluzioni corporative e di mediazione sono state rimosse.

E Keynes, cioè l’intervento dello Stato, il grande capitale lo conosce e lo applica, ma solo nell’ambito dell’apparato militare-industriale.

In Italia, come altrove, è in atto una rifondazione profonda dell’assetto capitalistico che ha rotto il blocco sociale che ha governato questo paese nel dopoguerra. Ne discende l’inadeguatezza delle proposte di chi non coglie il segno che oggi ogni tipo di rivendicazione e di impegno, anche nell’ambito lavorativo, va ricondotto alla sua immediata e unica dimensione, quella politica.

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