Fiat voluntas tua?

Mercato dell’auto in rosso. Per Fiat vendite a -11%

I dati pubblicati dal Ministero dei Trasporti certificano 131.602 immatricolazioni contro le 136.850 dello stesso mese del 2013, con una flessione del 3,83%. La quota di mercato del gruppo Fiat Chrysler è scesa al 27,9% con una flessione del 2,26%.

Questi dati ribadiscono quanto scritto tre anni e mezzo fa.

“Fiat voluntas tua?”auto paperino

di Elisabetta Teghil / 15-01-2011

“Il principio che l’organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio
dell’irriducibile contrasto di interessi tra industriali ed operai,ma ispirarsi
alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori
di lavoro e lavoratori, e fra le loro organizzazioni sindacali……….”
(Patto di Palazzo Chigi tra Confindustria e Confederazione generale delle
Corporazioni fasciste 21 dicembre 1923)

L’accordo votato ieri a Mirafiori ricalca quello imposto ai lavoratori di
Pomigliano:18 turni alla settimana, primi due giorni di malattia non pagati,
120 ore di straordinario obbligatorio, turni avvicendati di 10 ore, pause
cancellate sulle linee, misure così dette antiassenteismo.
I sindacati che non firmano sono fuori dalle RSU di fabbrica.

Perchè un contratto così duro nei confronti degli operai?

La prima risposta ,quella classica, sarebbe della maggior produttività degli
stessi.
Ma non c’è una richiesta del mercato che giustifichi un aumento della
produzione. Le giacenze sono enormi e le previsioni degli studi di settore sono
tutte ampiamente negative.
Evidentemente gli obiettivi sono altrove.

paperino
Il primo è quello di ridefinire il rapporto tra padronato e lavoratori,
cancellare le conquiste,a conferma che queste non sono mai definitive, degli
anni ’70 che avevano fatto passare,sia pure con dei limiti, il principio del
salario come variabile indipendente,cioè lo sganciamento degli aumenti
salariali dalla crescita della produttività,il reddito indipendentemente dalle
prestazioni lavorative.
Ma non si vogliono annullare solo le conquiste degli anni ’70,si vogliono
mettere in ginocchio i lavoratori,ritornare all’ ‘800 con gli operai ridotti in
condizione di semi-schiavitù.
Per questo i sindacati che firmano non devono più essere,come in passato, dei
collaboratori della direzione,ma trasformarsi in cani da guardia dei
lavoratori.
Questo processo viene definito, dal padronato,”modernizzazione”. C’è del vero,
basta intendersi sui termini.
La Fiat,adeguandosi a quello che è l’indirizzo internazionale, abbandona la
produzione dei beni come scopo principale della sua attività e punta diritta
verso la finanziarizzazione.
La fabbrica non è più centrale, ma è lo strumento con cui accedere a
finanziamenti di vario tipo fra cui quelli pubblici e operare sul mercato
finanziario.
Nel 2002,quando la Fiat stava fallendo,le principali banche italiane avevano
trasformato 3 miliardi di credito a breve,in crediti a medio e lungo termine.
Nel 2005 convertirono questi crediti in azioni Fiat,in tal modo resero
possibile alla Fiat non rimborsare il debito.
Il prezzo di sottoscrizione delle azioni fu di 10,28 euro ciascuna,quando il
loro valore sul mercato era di 7,30 euro e,quindi, la Fiat ricevette una
plusvalenza di 858 milioni di euro che fu messa a bilancio come”proventi
finanziari atipici”.
Nel 2010,dopo aver minacciato la chiusura della fabbrica di Termini Imerese se
non avesse ottenuto vantaggi di ogni tipo e da ogni parte,cosa che ottenne, ha
distribuito dividendi agli azionisti per 237 milioni di euro,pur in presenza di
una chiusura del bilancio in perdita per 800 milioni.
La Fiat utilizza l’ipotesi di chiusura di uno stabilimento come arma per poter
avere cospicui finanziamenti pubblici e ogni forma di agevolazione. La politica,
facendo finta di essere sensibile alle sorti dei lavoratori concede alla Fiat
tutto quello che chiede, in una sorta di gioco delle parti.
E’ con queste premesse che avviene la costituzione di una nuova società che
permette di aggirare il contratto nazionale,facendo firmare ad ogni singolo
lavoratore il contratto stesso,per cui tutto si risolve in un rapporto
personale tra il firmatario e l’azienda e la mancata,presunta o vera,
inosservanza di un punto del contratto firmato è giusta causa di rescissione e,
quindi,di licenziamento.
I lavoratori avranno, in cambio di tutto questo, dei piccoli migliorament
economici,non sull’intera busta paga,ma soltanto in presenza di particolari
situazioni lavorative.
Fermo restando che la sicurezza e la salute non sono monetizzabili,non a caso
l’incidente alla fabbrica Thyssen avviene dopo 11 ore di lavoro consecutivo,con
questo piccolo aggravio economico la Fiat risparmia,in maniera consistente,
sull’assunzione di altro personale.

Per raggiungere gli obiettivi, viene usata anche l’arma della minaccia di
delocalizzazione che,tradotta in parole povere,è la minaccia di licenziamento.
Quindi,o accettate o vi licenziamo tutti.
Ma che valore può avere un referendum fatto su queste basi?

Questo ci ricorda cosa siano oggi le votazioni ed i referendum che sono validi
finchè vanno in direzione dei desiderata dei poteri forti,perchè,altrimenti,
vengono vanificati.
Un esempio per tutti, il referendum che aboliva il finanziamento pubblico ai
partiti e la trattenuta sulla busta paga per la quota d’iscrizione ai
sindacati.
Per inciso, i costi pubblici della politica che,poi,è un modo elegante e
fuorviante per dire dei partiti,superano quelli della sanità.
Gli esiti delle votazioni vengono decisi altrove e i votanti sono chiamati a
sancirli.
Questo vale anche ,a dispetto di troppe/i ingenue/i,per la scelta di un nero
come presidente degli Stati Uniti.

Ma la Fiat non lavora solo per se stessa,fa da apripista per tutto il resto
del mondo imprenditoriale.
Per questo, la risposta non può essere solo dei metalmeccanici,ma deve essere
generalizzata.
Per questo, lo sciopero non può essere soltanto economico.
Bisogna riaffermare che le scelte della Fiat sono politiche e che le divisioni,
pur nel rispetto delle specificità,fra lotte sindacali,economiche e politiche
sono artificiose e fuovianti.
A distanza di anni,si constata come la scelta dei sindacati di fare solo lotte
aziendali e/o categoriali, rifiutando sistematicamente di legarle a quelle di
chi si batteva e si batte per il diritto allo studio,per il rispetto
dell’ambiente,contro l’imperialismo,contro il nucleare,contro i Cie,contro il
raddoppio delle basi Nato a Vicenza e a Pisa, contro la TAV,contro il pacchetto
sicurezza,contro la militarizzazione del territorio, contro la
criminalizzazione dei comportamenti,contro le missioni militari
all’estero……..sia stata un grave e consapevole errore.
Oggi i lavoratori possono e devono rimediare.

Se sciopero generale ci sarà,dovrà essere uno sciopero politico-economico
imperniato su obiettivi che,come del resto fa il padronato,investano tutto il
mondo del lavoro e la qualità della vita:

nazionalizzazione della Fiat senza
indennizzo;
abolizione della legge Treu, della così detta legge Biagi e del Collegato
Lavoro;
lavoro a tempo indeterminato che deve tornare ad essere la
norma;
abolizione degli straordinari,che devono tornare ad essere un fatto
eccezionale;
divieto alle imprese italiane di
delocalizzare;
abolizione del reato di immigrazione clandestina e chiusura di tutti i Cie,
perchè gli immigrati non siano più manodopera in semischiavitù e da usare come
arma di ricatto;
ritiro delle truppe da tutti i fronti ed utilizzo di quelle risorse per lo
stato sociale.

Questa voce è stata pubblicata in Capitalismo/ Neoliberismo, Lavoro e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.