Coscienza illusoria di sé

«Il neoliberismo fagocita nell’universo mercantile il lavoro,
la natura, la sostanza vivente e, pertanto, anche l’immaginario
e la mente. La donna merce è donna incarcerata tra sbarre
di segni ideologici e culturali della società patriarcale e borghese,
è donna che inizia a essere programmata sin dalla nascita, facendosi
riproduttrice di merce e, quindi, anche di se stessa come merce…
Ogni donna realizza, inconsapevolmente, un programma
che in lei è stato introdotto. La sua “normalità” è così il dramma
sociale dell’esecuzione automatica, inconscia, della propria
programmazione fabbricata per lei dal capitale, espressione attuale
del patriarcato. La donna merce è senza “coscienza per sé”,
è coscienza del capitale che opera per il suo tramite. Dominio reale
del capitale significa assoggettamento della coscienza individuale
delle donne ai programmi di comportamento patriarcali; è il trionfo
della “coscienza illusoria di sé”, una catena che va spezzata
e si può spezzare solo ponendo le proprie pratiche sociali in
rapporto antagonistico con l’intera società borghese patriarcale.»
coscienza

Con “Coscienza illusoria di sé” Elisabetta Teghil chiude una trilogia,cominciata con “Ora e qui”(2011) e continuata con “Il sociale è il privato”(2012), che racconta la necessità di leggere,in questo momento storico e in ogni aspetto della vita,la forma e la configurazione che le oppressioni di genere assumonoe che indaga, in un rapporto dialettico con “il personale è politico”,il legame profondo tra il modello socio-economico e gli effetti nel privato, cercando quella presa di coscienza di generenecessaria alla liberazione e pur sempre in divenire.

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