La Parentesi di Elisabetta del 20/11/2013

“Né dopo, né prima…”

Il sogno femminista ricompare prepotentemente  nel nostro immaginario e nei nostri desideri. Il femminismo oggi comincia da questa capacità di costituirsi autonomamente, che abolisce lo stato di cose presenti, comincia dall’ esistere come afflato nella facoltà comune di produrre, curarsi, coltivare….nella condivisione dei saperi, della poesia, della musica, delle immagini….nella forza di resistere alla normalizzazione, nell’intelligenza dell’illegalità e del sabotaggio, nella comunicazione tra avanguardia e movimenti.

Perché il patriarcato non è altro che l’espropriazione di queste capacità, è il trionfo del possesso, del denaro , della merce ,della meritocrazia…. è l’illusionismo dei diritti, è la censura e la manipolazione della nostra storia .

Non si tratta tanto di sconfiggere dei soggetti, quanto l’ambiente costituito dai dispositivi semantici, discorsivi, di controllo che rendono possibile il perpetuarsi del patriarcato e del capitalismo. Da qui l’inconsistenza dell’appello alla società civile, alla convivenza, alle quote rosa…. tutte tese a rimuovere la rivolta contro lo stato delle cose .

Rompere tutto ciò significa rifiutare le forme di relazione sociale ed economica che riproducono incessantemente  la società in cui viene imprigionata la nostra esistenza.

La socialdemocrazia è stata ed è il principale ostacolo alla rottura di quel rapporto e di quelle relazioni .

Ancora oggi è necessario riaffermare con forza l’alterità di ogni movimento femminista a qualsiasi ipotesi di gestione di questa società. Una gestione che si risolve nel rendere la società stessa, a tutti i suoi livelli, più devastante ed alienata.

A questo dobbiamo opporre l’autonoma produzione di soggettività del femminismo. Dobbiamo smascherare la socialdemocrazia che separa continuamente il pensiero dall’azione e la forma dalla vita, sciogliendo tutto nell’impotenza che fa rientrare così, a pieno titolo, la legittimazione dello stato presente delle cose.

Il femminismo non viene dopo, né prima, bensì consiste in un processo che si svolge dentro la nostra attualità. Circola a seconda delle situazioni in cui è in grado di vivere.

Mai più separare l’oggetto dal suo uso, la parola dal suo potere, il pensiero dall’azione. Femminismo significa la diffusione ovunque di pratiche che lo sperimentino, in una condivisione che rompa i necrofori dispositivi che si oppongono alla sua realizzazione. Non vi è nessun bene comune separato dall’uso comune  dei mondi  che abitano i corpi.

Finché  saremo subalterne alle logiche della legalità, della norma, del politicamente corretto, del realistico… non si riuscirà ad intravvedere la fine della civiltà patriarcale. Ogniqualvolta, invece, saremo in grado di deporre questi assunti quella fine sarà più prossima.

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