di Elisabetta Teghil
La velocità con cui si è realizzata in Italia la trasformazione del PD in partito neoliberista che cerca qui di imporre i dettami di quella ideologia e gli interessi dei circoli atlantici, capofila dello smantellamento dello Stato sociale e sponsor delle guerre neocolonialiste, ha creato nuovi spazi per la sinistra riformista e socialdemocratica che spera di ritagliarsi un ambito, sia pure solo in termini elettorali gestendo in qualche modo il movimento.
E’ la miseria dei partitini, a sinistra del PD, che implementati nell’omologazione dentro il dettato di potere, hanno come unico scopo la propria riproduzione.
Questo è il senso della manifestazione del 12 ottobre prossimo “La via maestra”, trasformazione e appiattimento che si riduce tutto ad un problema di difesa della Costituzione, mentre non è altro che un tentativo presuntuoso e maldestro di dirigere il dibattito e di ritagliare il movimento a propria immagine e somiglianza.
Nella crisi del riformismo, nell’incapacità di rappresentare anche solo dal punto di vista dei numeri elettorali, interessi di classe o segmenti di essi, si strumentalizza tutto e tutti e volutamente si omette che il PD ha violato e viola la Costituzione là dove vota, partecipa e finanzia le guerre umanitarie e foraggia le scuole private. I promotori de “La via maestra” nel loro malandato barcone fanno salire persone e sigle che si sono distinte per accordi, alleanze, complicità con il PD e che, come ieri hanno chiesto a gran voce l’aggressione alla Jugoslavia e alla Libia, oggi chiedono l’intervento “umanitario” in Siria.
Senza pudore.
Questa gente si offre da “gendarme” dentro il movimento in cambio di un piccolo spazio istituzionale, magari ritagliato dai cascami del finanziamento pubblico ai partiti ,in una logica tutta interna al gioco delle compatibilità istituzionali. Il tutto si risolve in un problema di Costituzione, ma, se un domani fosse utile, invocherebbero il contrario, come già hanno fatto con le guerre neocoloniali, a seconda se stavano al governo o all’opposizione.
Non è altro che l’assunzione e la partecipazione ai meccanismi di controllo sociale e produzione di consenso propri del sistema occidentale. Nello stadio neoliberista queste iniziative si offrono come perfezionamento del sistema stesso. Questo genere di manifestazioni è destinato, nella migliore delle ipotesi, solo ad alimentare illusioni infantili come quelle che hanno determinato la ridicola frenesia elettoralistica alle ultime comunali a Roma.
I promotori ricordano quelli che fanno il gioco delle tre carte e ogni volta presentano le loro iniziative come la “costituente di sinistra” omettendo che occorre collocarsi assumendosi la responsabilità di aprire un fronte di lotta, qui, nei paesi del dominio imperialista, un fronte di ricomposizione di classe nella metropoli capitalista, che sappia rapportarsi con le lotte diffuse nel paese e nel terzo mondo, che parta dal rifiuto dei processi di produzione e di riproduzione sociale nella denuncia precisa e puntuale degli apparati che governano questi processi e dei gangli istituzionali che li perpetuano.
E’ questa tensione e questa volontà politica che si vorrebbe chiudere con iniziative come “la via maestra”, accompagnate, se necessario, dall’aggressione, dalla delazione, dalla consegna alla polizia, magari dettando le righe delle sentenze della magistratura, delle diverse situazioni di lotta che pure in Italia ci sono. E in questo sono figli della tradizione della demonizzazione fatta di volta in volta degli autonomi… dei black bloc…dei violenti/e… facendo balenare, non tanto velatamente, l’accusa di terrorismo.
Questa è la tradizione a cui si richiamano.
Sono partecipi del realizzarsi, sia pure con ritardo rispetto agli altri paesi europei, del progetto neoliberista che è il furto delle lotte in questo paese,la pauperizzazione dei lavoratori, della piccola e media borghesia, dei liberi professionisti, dei lavoratori cognitivi, la strumentalizzazione della violenza sulle diversità e dei diritti umani. Non contenti di aver gestito in passato le lotte in termini corporativistici, oggi si offrono come consiglieri del re, portando in dote una strumentazione più avanzata e più raffinata di controllo del conflitto sociale.
Un messaggio immediatamente massmediato e spettacolarizzato dalla comunicazione, quella stessa che ha demonizzato ogni manifestazione di protesta e di autodifesa collettiva.
Gli stessi media partecipi di una campagna tesa a giustificare lo smantellamento dello stato sociale dietro l’alibi della crisi, a far accettare la colonizzazione di aree geografiche e, in definitiva, a far sottostare alle regole e alla legalità del sistema sociale neoliberista, non a caso queruli e tutti eccitati, dipingono l’iniziativa come valida e utile.
Alla fine dei conti, un messaggio, quello de “La via maestra” e dei coristi dei media, che è uno fra i tanti dello stesso tenore che sono stati diffusi in questo ultimo periodo, solo leggermente più sofisticato.
Ma, in realtà, è l’accettazione del sistema economico sociale e politico che ha sdoganato il razzismo e la guerra fra i poveri. Una situazione resa possibile per l’assenza di un punto di vista di classe in grado di evidenziare le cause reali del momento determinate dall’autovalorizzazione del capitale. Queste iniziative si fanno complici, con il loro invito a cooperare con l’attuale sistema, del suo miglioramento e del suo perfezionamento.
In Italia l’imposizione, da parte dell’iper-borghesia, che possiamo definire altrimenti borghesia imperialista, della propria valorizzazione come priorità assoluta, ha determinato la rottura del patto sociale e la ridefinizione degli assetti istituzionali.
E’ questo l’aspetto fondante che spiega l’attacco ad alcuni passaggi della Costituzione e la velleitarietà di chi pensa di curarne le manifestazioni esteriori, nel solco di chi riduce, rendendosene complice, tutto ad un problema di tangenti e di moralità.
Da qui la necessità, per imporre questo passaggio epocale, di avere il consenso delle masse e, là dove non arriva il PD, si offrono i partitini della così detta sinistra radicale e le iniziative come quelle de “La via maestra”. E gli uni e le altre fanno appello ai più barbari e più “umani” stati d’animo prodotti dall’insicurezza e dalla miseria crescente.
Oggi, si riapre concretamente la necessità della ricomposizione di classe imperniata intorno all’attualità di uscire da questa società. Un processo all’altezza della sfida messa in atto dal grande capitale.