di Elisabetta Teghil
A conclusione della requisitoria al processo che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, il Pm ha chiesto 7 anni di reclusione per i tre imputati accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.
Detto così, potremmo trovarci d’accordo, perché sappiamo la violenza perpetrata nei confronti delle donne quando sono vittime di tratta, quando sono costrette a prostituirsi, quando vengono adescate con la promessa di un lavoro e sbattute sulla strada.
Però non è questo il caso delle frequentatrici di Arcore, perché di queste stiamo parlando. Andavano a quelle feste consenzienti e consapevoli. Siamo sempre alle solite, la prostituzione non è reato in Italia, ma di fatto, si trova sempre il sistema per criminalizzarla e per demonizzarla.
L’occasione è stata il pretesto per condannare le “orge” e i “festini a luci rosse” ( già i termini sono tutto un programma), ma anche queste non sono un reato. E il fatto che avvenissero a casa di un personaggio per tanti versi esecrabile, non è un buon motivo per far passare sotto silenzio che alla fin fine , ma in maniera palese, il processo è anche a queste pratiche e alle escort e alle sex-workers.
Proprio perché il padrone di casa ci è molto antipatico, ci sentiamo autorizzate nell’occasione a ribadire che le une e le altre vanno lasciate in pace e rispettate.
E’ proprio di oggi la notizia che quattro poliziotti in servizio nella questura di Roma sono stati arrestati con l’accusa, tra l’altro, di violenze sessuali ai danni di prostitute.
Quando avremo il coraggio di denunciare che è il clima che circonda queste ultime, come reprobe e immorali, che crea l’humus in cui succedono questi fatti?
E,infatti, diciamocelo fuori dai denti, lo sappiamo che spesso e volentieri uomini in divisa “ottengono” prestazioni sessuali gratuite dalle sex-workers.
Ed ora veniamo all’accusa di aver indotto alla prostituzione una minorenne.
Lo spirito della legge che, giustamente ,è severo in questi casi, è improntato alla tutela della minorenne stessa. Ma, la ragazza in questione è stata sbattuta in prima pagina non tenendo conto della minore età che aveva quando sono accaduti i fatti. Le sue vicende processuali non sono state dipanate con la dovuta cautela che avrebbe dovuto esserci sia per la giovane età che ha tutt’ora sia per il fatto che la stessa ha una bambina e si è data la stura ad ogni curiosità pruriginosa.
Allora mi domando, possiamo dimenticare la sorellanza nei confronti delle sex workers e delle escort e la solidarietà nei confronti delle minorenni solo perché c’è di mezzo un avversario politico? Non è un modo di procedere da femministe e io mi sento a disagio.
Non uniamoci alla canea contro le prostitute che ha reso possibile che siano trattate da cittadine di serie B.
Non riesco a dividere le donne fra sante e puttane, ad addebitare a queste ultime la perpetuazione del ruolo patriarcale e a vederle in contrapposizione a quelle che fanno il sesso, magari controvoglia, nell’ambito dei rapporti “santificati”.
Lo ribadisco anche in questa occasione, io la pizza con un’ escort e una sex worker la andrei a mangiare, mentre non lo farei con le figure femminili complici di questo sistema.