Zardins Magnetics di giovedì 27 giugno 2024
Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.
Gli argomenti:
✓ La guerra comincia qui. Blocchiamola qui
✓ La guerra comincia qui. Blocchiamola qui
Riceviamo e pubblichiamo
Questo il testo dell’Assemblea sabotiamo la guerra
RIPRENDE LA MOBILITAZIONE CONTRO LA LOGISTICA DI GUERRA
TORNIAMO IN STRADA
Dopo i blocchi DEL PORTO DI GENOVA, del 10 novembre e del 23 febbraio, per fermare il massacro in Palestina e contro la guerra, contro i traffici di armi e per una solidarietà internazionalista con gli oppressi palestinesi
MARTEDI 25 GIUGNO H 6.00: FERMIAMO LA LOGISTICA DI GUERRA BLOCCHIAMO IL PORTO DI GENOVA
LA GUERRA COMINCIA DA QUI
SOLIDARIETA’ ALLA RESISTENZA PALESTINESE
h 6.00 GENOVA VARCO SAN BENIGNO
I porti sono snodi fondamentali della macchina bellica, in Italia quello di Genova è al centro degli interessi economici di quei settori padronali (israeliani, sauditi, europei) che lucrano sulle guerre. La logistica è un settore economico indispensabile per rendere possibile la guerra: bloccare un varco portuale, un corridoio ferroviario, la costruzione di un ponte significa interrompere la continuità di una società mortifera.
Aprire una crepa per arrivare a bloccare tutto.
A Genova transitano le navi delle compagnie ZIM e BAHRI. La ZIM è la compagnia marittima, della più grande holding israeliana, la Israel Corporation, e trasporta armi per Israele subendo il boicottaggio in molti porti nel mondo.
La BAHRI LINE è una compagnia di navigazione Saudita, che trasporta armi utilizzate anche nella guerra dello Yemen. In seguito alle mobilitazioni e ai picchetti, a Genova, non si sono caricate armi fra il 2019 e il 2023 sulle navi della Bahri, nonostante abbiano continuato a transitare e attraccare al “Genoa Metal Terminal”.
Sempre in Liguria, opera anche la MAERSK, con una piattaforma “dedicata” al Vado Gateway, di Vado Ligure.
La MAERSK, la più grande compagnia marittima al mondo, danese, è coinvolta nel traffico d’armi made in Italy prodotte dall’azienda LEONARDO. Le armi che i suoi container trasportano sono utilizzate da Israele contro il popolo palestinese.
La MSC, principale competitor della MAERSK, presente anch’essa in questa regione, trasporta su alcune delle sue navi, tecnologia militare. Un blocco effettuato recentemente dai portuali greci ha impedito l’attracco, ad Atene, della nave MSC Altair, carica di armi verso Israele, e diretta al porto italiano di Gioia Tauro.
In seguito al blocco navale attuato dalle forze Yemenite Houthi nel mar Rosso, le navi degli Stati che collaborano al genocidio del popolo palestinese, hanno dovuto modificare le rotte commerciali con un ingente aumento dei costi ed una diminuzione del quantitativo di merci scambiate. Il notevole danno economico non è però pagato da compagnie come MAERSK, che anzi hanno aumentato i loro profitti. Continua a leggere
Ignoti, dopo aver manomesso la telecamera di sorveglianza e divelto la rete metallica di protezione, hanno tagliato e sradicato le piantine. Un progetto che il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università Statale di Milano sta portando avanti dal 2017, ora testato fuori dal laboratorio.
Macerie su Macerie – PODCAST 17/6/24/ – Repulisti sociale: sulle Olimpiadi parigine 2024
✓ Sul perché è inutile avanzare proposte di boicottaggio alle istituzioni universitarie, per come sono (responsabili tanto quanto eserciti, prigioni e frontiere dei genocidi)
✓ La fecondità dell’imprevisto. Presentazione del numero unico “La Tempesta” il 22 giugno a Trieste
La Smart city e la città dei 15 minuti/ Tecnologie di guerra, intelligenza artificiale, sperimentazione in Palestina
PARTE PRIMA (prima del filmato)
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La sperimentazione sulla Smart City e la città dei 15 minuti in varie città italiane/ Roma Smart City e Giubileo
PARTE SECONDA (dopo il filmato)
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Riceviamo e pubblichiamo
Nel pieno di una guerra che, ad oggi, ha mietuto oltre 35mila morti, Israele è stata portata davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, la quale ha ritenuto vi fossero i presupposti per procedere per genocidio. Contestualmente, lo scorso gennaio, mentre già si contavano decine di prigionieri politici palestinesi uccisi nelle carceri israeliane per tortura e negligenza sanitaria, con numerose testimonianze di torture e abusi, l’Italia ha comunque deciso di dar seguito a una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane a carico di Anan Yaeesh, un palestinese residente in Italia, rimettendo quindi la decisione al piano giudiziario.
Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di repressione della resistenza palestinese, sia all’interno dei territori occupati che a livello internazionale, Italia inclusa. Le azioni intraprese dal governo italiano, in collaborazione con Israele, sollevano preoccupazioni significative riguardo alla protezione dei diritti umani e alla legittimità della resistenza palestinese nel contesto del diritto internazionale.
Ed è così che, nel pieno dispiegarsi della violenza colonialista israeliana, un fronte di diretta repressione della resistenza palestinese si apre anche sul territorio italiano. A gennaio l’Italia riceve una richiesta di estradizione da parte del suo alleato: Israele vuole Anan Yaeesh, residente in Italia dal 2019 con lo status di protezione umanitaria: un palestinese di Tulkarem che per la sua partecipazione alla seconda intifada ha già scontato il carcere e subìto gravi ferite provocate da un agguato delle forze speciali israeliane, in quello che a tutti gli effetti è stato un tentativo di esecuzione extragiudiziale. I giudici della Corte d’Appello de L’Aquila rigetteranno, a marzo, la richiesta di estradizione per «la concreta possibilità che [nelle carceri israeliane] venga sottoposto a tortura» ma, non a caso il giorno prima dell’udienza, e solo dopo aver acquisito informazioni (con macroscopiche forzature procedimentali), scatta un ulteriore mandato di arresto nei confronti di Anan e dei suoi coinquilini, Ali Irar e Mansour Doghmosh, che, per presunte azioni di resistenza nei Territori Occupati, si trovano quindi da marzo scorso nelle carceri italiane con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale (art. 270-bis c.p.). Continua a leggere
[…]Il capitalismo nella sua fase neoliberista crede di poter ridurre l’alterità culturale, sociale e politica a un problema da “gestire” attraverso un ricco arsenale di strumenti repressivi e partecipativi, punitivi e premiali, giuridici ed economici. Così, se oggi sempre più si allarmano del perverso trasfigurare delle parole i valori capovolgendosi nel loro contrario, il paradigma della Violenza/Non Violenza diventa un prisma per mettere a fuoco la censura e la distorsione fraudolenta della memoria degli oppressi, la voluta confusione tra aggrediti e aggressori, la sacralizzazione dello scientismo e dei suoi emissari in un contesto sociale propagandato come insicuro e pericoloso, la pretesa di delega di ogni nostra decisione.[…]
“Fue la più mirabil cosa che mai si vedesse”
(Giovanni Villani sul primo Giubileo del 1300)
Ai microfoni di Radio Blackout una chiacchierata con Elisabetta Teghil su smart city, città dei 15 minuti e digitalizzazione nel controllo dei flussi. Partiremo dalla capitale, sicuramente un caso curioso di tentativo di imporre il discorso della smart city, vista la complessità della città, a riprova che ciò non ha nulla a che fare con il tessuto urbano presuntamente trasformato in intelligente. Nel 2025 ci sarà il Giubileo e per l’amministrazione di Roma è stata un’opportunità per l’apertura di migliaia di cantieri e per l’implementazione nell’arredo urbano dell’internet of things; per noi un’occasione per continuare a riflettere su come i grandi eventi si inseriscono nelle retoriche di cambiamento delle città e nelle esigenze di controllo militare del territorio.
✓ La malasanità in carcere è tortura: un grido di aiuto dal 41 bis
✓ Le lotte contro l’isolamento nelle carceri speciali: la distruzione dei vetri divisori nelle salette per i colloqui
<Leonardo e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per realizzare un progetto condiviso nell’ambito della Military Mobility, un’iniziativa Ue finalizzata ad aumentare le capacità infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di risorse militari, all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacità di trasporto sicure, sostenibili e resilienti. Leonardo e RFI si propongono di identificare l’architettura e le funzionalità della piattaforma digitale integrata di gestione della circolazione dedicata alla Military Mobility, in situazioni ordinarie e straordinarie per il trasporto di materiale militare attraverso infrastrutture dual-use. Saranno parte integrante della piattaforma soluzioni innovative per l’accesso a fonti eterogenee di dati e per la valorizzazione degli stessi con processi automatizzati…