29 marzo a Parma/ Fermiamo i nuovi OGM(TEA) a Parma e ovunque

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Comunicato del Collettivo Sumud di Venezia.

Con la Palestina nel cuore, Padova un po’ meno

Il 18 marzo, i Giovani Palestinesi di Padova hanno lanciato una giornata di lotta in città, contro le collaborazioni universitarie intrattenute con “Israele”, contro Maersk, azienda con sede all’interporto di Padova attivamente coinvolta nel trasporto di armi verso il sopracitato Stato illegittimo e contro la ripresa evidente del genocidio con gli attacchi sulla striscia di Gaza della notte precedente.

A giornata conclusa, una compagna e un compagno del nostro collettivo che hanno partecipato alla manifestazione sono stati “colpiti” da un foglio di via dalla città, rispettivamente di due e tre anni, dopo essere stati portati in questura con altri 3 manifestanti, dopo essere stati seguìti da una decina di volanti per quasi un’ora. Ci teniamo a partire da quanto successo, non tanto per parlare delle misure repressive in sé, che ci interessano poco nei loro tentativi strumentali e materiali, ma come pretesto per dire due cose che ci stanno a cuore.

Prima di tutto, ci rivendichiamo totalmente il senso della giornata: un presidio statico di denuncia e contro-informazione si è trasformato in un tentativo di occupazione dell’università complice del genocidio, per poi prendersi le strade con un corteo spontaneo e partecipato; questo, secondo noi, è segno di una variabile umana che, prendendo esempio dal popolo palestinese, si mette ancora in gioco ed è ancora pronta a lottare provando a superare divieti e cordoni di polizia. Perché se il genocidio continua e le collaborazioni sono ancora attive, noi non possiamo fermarci. La giornata del 18 a Padova fa sperare che la lotta a fianco del popolo palestinese continui, tutto il resto passa in secondo piano, a nostro avviso. Siamo felici di poter condividere piazze, percorsi, lotte con i Giovani Palestinesi, che da più di un anno riescono a dare indicazioni precise su come e dove agire in quanto solidali con il popolo palestinese.

In secondo luogo, spendiamo alcune parole circa le “conseguenze legali” che hanno colpito i compagni: le rivendichiamo assieme al senso della giornata e delle azioni che sono state portate avanti. La repressione non è solo fogli di via, indagini, denunce, persone portate in questura e così via; la repressione è, secondo noi, un insieme di pratiche molto più ampio, che non viene portato avanti solo da polizia, ma è un modo di fare che si insinua ovunque e al quale ci si deve opporre con tutte le proprie forze per poter continuare la lotta. Non vogliamo fare la parte delle vittime che vengono colpite dalla “repressione” senza motivo; siamo due militanti presi in quanto “appartenenti” ad un’area politica che cerca nella coerenza una pratica di lotta, e gli atti repressivi che si presentano e tornano non vogliono che far pagare questo (o provarci).

Concludiamo ringraziando con il cuore in mano tutte le persone che sono state fuori dalla Questura di Padova ad aspettare il rilascio dei cinque fermati per due-tre ore. Essere in quel luogo infame e sentire fuori i cori e il rumore dei solidali, è un’emozione difficilmente traducibile a parole. Un’emozione che chi ha compagne e compagni che fanno della solidarietà una pratica reale e concreta può provare, e che dà una forza incredibile, per la quale ringraziamo di condividere le lotte con persone così. Uscire e trovare volti conosciuti e no, fa dimenticare tutto il resto, e fa capire la potenza della solidarietà. Per questo ringraziamo sinceramente chiunque era lì fuori.

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Trento: Stecco condannato a 3 anni e 6 mesi

Trento: Stecco condannato a 3 anni e 6 mesi

Ieri (21 marzo 2025 n.d.r.) si è svolto, presso il tribunale di Trento, il processo di primo grado contro il nostro amico e compagno Stecco, accusato di aver favorito la latitanza dell’amico e compagno Juan e di aver contraffatto dei documenti di identità. Stecco è stato condannato – con rito abbreviato – a 3 anni e 6 mesi di carcere (una pena più alta di quella chiesta dallo stesso PM). Questa sentenza sembra decisamente un monito: chiunque aiuti fuggiaschi e latitanti, la pagherà cara. La condanna di ieri fa il paio con il dispiegamento davvero impressionante di uomini e mezzi che ha portato all’arresto dello stesso Stecco. Su quest’ultimo aspetto, per come emerge dai faldoni dell’operazione “Diana”, uscirà una sintesi di ciò che è utile che compagne e compagni sappiano dell’armamentario del nemico.

Fuori dal tribunale, si è svolto un presidio di solidarietà con Juan e Stecco, in particolare contro l’ennesima imposizione della videoconferenza.

Questo il volantino distribuito:

Un calcolo sbagliato

Questo è il tuo segreto, Butch. Continuano a sottovalutarti.

Pulp fiction

Oggi il nostro amico e compagno Stecco (in carcere a Sanremo) è a processo qui a Trento perché accusato di aver fabbricato dei documenti falsi per un altro nostro amico e compagno, Juan (in carcere a Terni), quando quest’ultimo era latitante. La cosa in sé non richiede grandi parole. Se Stecco ha fabbricato quei documenti, ha fatto bene, perché servivano ad evitare il carcere a un compagno ricercato. Sottrarsi alla polizia politica è una necessità che accompagna da sempre chi lotta per la libertà e per la giustizia sociale. La differenza è che oggi – con la fine dell’“asilo politico” su cui hanno potuto contare per decenni gli esuli e gli oppositori, e il drastico aumento delle forme di controllo tecnologico – è sempre più difficile riuscirci. Una volta introdotti, i dispositivi di sorveglianza possono colpire chiunque (come si è visto, su scala di massa, con il green pass), per cui è necessario non farsi abbindolare dai pretesti con cui vengono giustificati. Continua a leggere

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Venerdì 28 marzo a Cesena/ Immagina il futuro della tua città

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 20 marzo 2025

Zardins Magnetics di giovedì 20 marzo 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Contro guerra e repressione. Come i/le palestinesi insegnano, la lotta non finisce al cancello della prigione: la prigione è una continuazione della lotta

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Giovedì 20 marzo/ Il genocidio continua, fermiamo Israele!

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Trento, 21 marzo: Libertà per Stecco e Juan, contro guerra e repressione

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Nella serra in cui fiorisce ogni mistificazione

Un articolo importante da ilrovescio.info 

Nella Serra in cui fiorisce ogni mistificazione

Cos’è la guerra? La si può definire senz’altro in tanti modi. Dal secondo conflitto mondiale a oggi, essa è contemporaneamente – e indissociabilmente – scontro di potenza tra gli Stati, artificializzazione dell’ecosfera e attacco generalizzato a ogni forma di autonomia individuale-comunitaria. Se è nel solco della Seconda Guerra mondiale che si appronta il mondo come laboratorio – eugenetica, campi di prigionia e di sterminio, fusione di scienza, Stato e industria, costruzione della bomba atomica, “modello IBM” e paradigma cibernetico –, l’ulteriore sviluppo delle tecnologie convergenti fornisce oggi alla macchina bellica una dimensione totale (terra, acqua, cielo, spazio ultra-atmosferico, onde elettroniche, corpi e cervelli). Contrariamente alle tante imbecillità profferite per anni sulla “fine dello Stato”, sulla fase post-imperialista e sulla “microfisica dei poteri” che avrebbe abolito il comando verticale e centralizzato, la contesa sulla definizione delle gerarchie statali (e dei monopoli che queste difendono e da cui dipendono) ritorna in tutta la sua brutalità. E “ritorna”, appunto, armata di tutto ciò che ha accumulato nella storia. La guerra è anzi proprio il momento in cui si svela che l’«accumulazione originaria» del capitale non è un evento, bensì una struttura. L’economia di guerra serve ad allargare e a difendere con le armi vecchie e nuove enclosures (terre, prodotti agricoli, fonti energetiche, “dati”, cavi sottomarini, “minerali strategici”, sequenze di DNA, reti neurali…).

La guerra s’impone innanzitutto come parodia assassina della lotta di classe. Non solo perché essa incorpora nei propri arsenali le vittorie contro i salariati e i loro tentativi di emanciparsi dallo sfruttamento, ma perché si basa sulla mistificazione totale del concetto di violenza. Si può forse dire, in tal senso, che l’attuale incapacità di dar vita a un movimento disfattista orientato a trasformare la guerra dei padroni in guerra ai padroni, sia direttamente proporzionale a quanta mistificazione è stata interiorizzata negli ultimi decenni. Il vero dramma, infatti, non è tanto quello di uscire sconfitti da un lungo ciclo di lotte, quanto quello di lasciarsi arruolare nel sistema di valori del nemico. Senza una qualificazione etica e sociale delle tipologie di violenza (violenza degli oppressori e violenza degli oppressi, violenza coloniale e violenza anticoloniale, violenza indiscriminata e violenza rivoluzionaria, violenza statale e violenza liberatrice) si è letteralmente disarmati. La «guerra al terrore» con cui dal 2001 in poi gli USA e i loro alleati (Stato d’Israele soprattutto) hanno esteso ulteriormente la loro macchina bellica e predatrice – fusione tra Pentagono e piattaforme digitali, sviluppo dei droni, giustificazione giuridica della «caccia al nemico planetaria», ibridazione soldato-macchina ecc. – era stata condotta e vinta prima sul piano interno grazie alla riqualificazione – mediatica, giudiziaria, sociale – della sovversione armata (e a seguire di ogni conflitto reale) come «terrorismo», cioè come violenza indiscriminata contro l’insieme dei cittadini. Il genocidio a Gaza quale «diritto d’Israele all’autodifesa» e la resistenza palestinese quale «barbarie» – il 7 ottobre come «pogrom», oppure, Gad Lerner dixit, come equivalente della strage di Marzabotto – sono le espressioni più ignobili di tale mistificazione. Nella violenza alle parole e alla loro storia si riverbera sul piano dei concetti l’abisso senza fondo della corruzione morale. Continua a leggere

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Trento 15 marzo/Non un soldo nè un soldato per la guerra

 

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L’Italia processa la resistenza palestinese

L’Italia processa la resistenza palestinese

giuristidemocratici.it

Il 2 aprile 2025 presso la Corte di Assise dell’Aquila inizierà il processo contro tre palestinesi, Anan Yaeesh detenuto dal gennaio 2024 e Ali Irar e Mansour Doghmosh, attualmente in libertà.

Tutti e tre sono accusati di essere partecipanti ad una associazione con finalità di terrorismo prevista e punita dall’art. 270 bis del codice penale.

E’ una vicenda che finora ha avuto troppo poca attenzione e che invece merita di essere conosciuta e raccontata per sue molteplici implicazioni. Per gli addetti ai lavori è una vicenda che si inserisce nel grave quadro complessivo di smantellamento del diritto internazionale. Per i non addetti ai lavori aggiunge un altro grave tassello alle già troppe, inaccettabili, complicità dello stato italiano con lo stato d’Israele.

In generale rappresenta un altro brutto esempio di diritto asservito alle esigenze politiche degli Stati.

Abbiamo intervistato l’Avvocato Flavio Rossi Albertini del Foro di Roma, che fa parte del Collegio di difesa e che ringraziamo. Con lui proviamo brevemente a segnalare gli aspetti inquietanti del processo che si aprirà all’Aquila. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 13 marzo 2025

Zardins Magnetics di giovedì 13 marzo 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

“L’epoca della rivoluzione è appassionata. La nostra è un’ epoca ragionevole, riflessiva, senza passione”
Una serie di contributi sull’idea di rivoluzione – quarto frammento

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Allarme Rosso 20/ Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

da ilrovescio.info

[…] eccoci alla commercializzazione delle prime «Intelligenze Biologiche Sintetiche», cioè di «cellule cerebrali umane derivate da staminali» e «coltivate su un chip di silicio dotato di una griglia di microelettrodi». Con l’immancabile squillo di trombe: saremmo così vicini «all’alba di una nuova era in cui computer e cervello saranno termini intercambiabili». Il cervello umano come materia prima di un cyber-mondo da cui espellere gli umani: il capitolo ultimativo della «guerra alla sussistenza» con cui si è imposto il capitalismo.

L’idea di Cortical Labs: l’intelligenza artificiale fatta con neuroni veri

Al Mobile World Congress di Barcellona, la startup australiana ha lanciato il CL1, il primo biocomputer disponibile commercialmente: potrebbe segnare una nuova era nell’informatica

Un po’ defilato tra smartphone e antenne 6G, al Mobile World Congress di Barcellona quest’anno c’era anche il piccolo stand di Cortical Labs. Mentre sotto i riflettori finivano robot e auto elettriche superveloci, la startup australiana aveva in mostra solo una serie di scatolotti bianchi e verdi, che però potrebbero segnare una svolta nella storia dell’informatica. O nella storia e basta.

Un computer vivente

Fondata a Melbourne nel 2019 dal medico Hon Weng Chong (CEO) e dal ricercatore Andy Kitchen, la startup costruisce computer viventi, dove circuiti di silicio e neuroni umani coltivati lavorano insieme.

L’idea è semplice: invece di simulare un cervello umano su un chip di silicio, usare cellule biologiche reali come “hardware” di un computer. Reti neurali, insomma, ma di veri neuroni. Nei primi anni, il team di Cortical Labs – composto da esperti in neuroscienze e informatica – ha sviluppato prototipi in cui neuroni di topi e neuroni umani derivati da staminali sono cresciuti su microchip con migliaia di elettrodi. Questi elettrodi fungono da ponte tra il mondo biologico e quello digitale: possono stimolare elettricamente i neuroni e allo stesso tempo registrare l’attività elettrica prodotta dalla rete di cellule cerebrali. In questo modo, i neuroni sentono segnali dal computer e possono reagire, permettendo una comunicazione bidirezionale uomo-macchina del tutto nuova.[…]

https://www.repubblica.it/tecnologia/2025/03/09/news/l_idea_di_cortical_labs_una_rete_neurale_fatta_di_veri_neuroni-424052662/?callback=in&code=MMZHOWQ2YJYTNZC3NI0ZNJE2LTHHYWITNJZKMTZLZWE1N2JH&ref=RHLM-BG-P27-S5-T1&state=e944c3ac147946f28aab671691c83f7d

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Allarme Rosso 19/ ReArm Europe!

Approvato dal parlamento europeo il piano di Ursula von der Leyen <ReArm Europe>che prevede investimenti in armi e infrastrutture relative per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni.!

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Palestina:il vero volto delle Smart City/ i podcast tutti da ascoltare!

Riceviamo e pubblichiamo i podcast degli interventi agli incontri di Bologna e Ravenna del 26 e 27 febbraio <Immagina il futuro della tua città>

TRAILER DELLE ASSEMBLEEhttps://antifascistecontroilpass.noblogs.org/smart-city-e-guerra/

INTERVENTO DI MASSIMO (Aacgp Bologna)https://archive.org/details/massimo_202503

INTERVENTO DI FABRIZIO (Aacgp Bhttps://archive.org/download/massimo_202503/massimo_202503_archive.torrentologna)https://archive.org/details/fabrizio_202503

INTERVENTO DI CLAUDIO (Lavoratori Autorganizzati Ravenna)https://archive.org/details/claudio_202503

INTERVENTO DI FRANCESCA (ricercatrice di Trento)https://archive.org/details/francesca_202503

INTERVENTO DI ALESSIO (Miracolo a Milano)https://archive.org/details/alessio_20250307

Blog di Aagp – Assemblea Antifascista contro il green pass

Palestina smart city: gli interventi

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La città punitiva

La città punitiva

da osservatoriorepressione

Panchine anti-bivacco, dissuasori lungo i marciapiedi, luci al Led nei centri commerciali per scoraggiare gli adolescenti: l’architettura ostile, in nome del decoro, ridisegna le città reprimendo i comportamenti e scoraggiando chi non consuma a vantaggio delle élite privilegiate

di Tommaso Gori da Jacobin

Hai mai notato come alcune panchine abbiano i braccioli posizionati al centro o come i marciapiedi davanti ai negozi siano dotati di punte metalliche? Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, elementi di questo genere non hanno una funzione decorativa e i braccioli non sono pensati per offrire maggiore comfort. Questi dettagli urbani sono il risultato di precise scelte progettuali riconducibili a quella che viene definita «architettura ostile».

I dissuasori a punta lungo i marciapiedi, gli spuntoni incastonati nei portoni, le panchine anti-bivacco progettate per impedire alle persone – spesso senza fissa dimora – di riposare negli spazi pubblici, persino le fioriere disposte in file ordinate davanti ai negozi. Tutti questi stratagemmi compongono l’’architettura ostile,  impossibile da ignorare una volta che la si nota.

Uscendo dalla stazione di Roma Termini, saltano subito all’occhio le nuove panchine anti-bivacco collocate in piazza dei Cinquecento. L’intervento, realizzato da FS Sistemi Urbani con fondi destinati al Giubileo, è stato ufficialmente inaugurato il 14 gennaio 2025 dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. FS Sistemi Urbani è la principale società incaricata della «valorizzazione» del patrimonio immobiliare ferroviario dismesso in Italia. Pur essendo formalmente privata, opera con fondi pubblici e, invece di destinare questi spazi a progetti di utilità sociale, li inserisce nel mercato immobiliare seguendo logiche speculative.

Tra gli interventi effettuati da FS Sistemi Urbani, spicca l’installazione di nuove panchine in marmo, sulle quali sono stati montati divisori in ferro per impedire alle persone senza fissa dimora di riposare nell’area. È sempre più evidente che siamo benvenuti negli spazi pubblici solo se ci muoviamo in fretta e spendiamo soldi. Il risultato è quello di città più frenetiche in cui vengono meno i momenti per la riflessione collettiva o per gli stessi incontri casuali. Continua a leggere

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