Un Incontro a Napoli da non perdere! 25 e 26 marzo 2023

Ribadiamo l’appuntamento che abbiamo già lanciato riguardante l’Incontro che le compagne femministe  di https://memoriacomeresistenza.noblogs.org/hanno organizzato per il 25 e 26 marzo 2023 a Napoli in Vico Giuseppe Maffei 4.

Un incontro da non perdere e a cui parteciperemo!

Questo il programma: Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 16 marzo 2023

Zardins Magnetics di giovedì 16 marzo  2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Il mostruoso accoppiarsi di industria e interessi militari: genesi dei virus e ricerca biologica militare

✓ A 12 anni dal disastro nucleare di Fukushima, le conseguenze ancora attuali: oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva verranno rilasciate nell’oceano

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

Canale Telegram:
https://t.me/zardins

In replica il venerdì alle ore 17.00 su RadiAzione, emittente web di Padova
con:
https://diretta.radiazione.org/

Zardins Magnetics va in onda a cura dell’Assemblea permanente contro il
carcere e la repressione del Friuli e Trieste

Contatto di posta elettronica:
liberetutti@autistiche.org

Contatto di posta (utile soprattutto a chi è incarcerata/o e quindi
l’invito è a girare/segnalare l’indirizzo ai vostri contatti dentro):
Associazione Senza Sbarre
casella postale 129 – Trieste centro
34121 Trieste

Buon ascolto!
Questa Zardins Magnetics è speciale. Ogni Zardins Magnetics è speciale.

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Liberiamoci dalla necessità del carcere/ due incontri a Livorno e a Viareggio

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Appuntamenti per Alfredo e non solo

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 9 marzo 2023

Zardins Magnetics di giovedì 9 marzo  2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Buon 8 marzo solo se spacca! Riflessioni femministe e un contributo dal corteo antimilitarista, anticolonialista e separatista di Teulada – Sardegna

✓ 8 marzo 2020 – è strage nelle carceri – non dimentichiamo

✓ Fine pena mai, rivolte contro lo Stato e per la libertà, regicidi…

✓ 11 marzo a Udine – presidio concerto a fianco di Alfredo, contro 41 bis, ergastolo e tutte le galere. La lotta non si ferma

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Conversazioni femministe verso l’8 marzo/ Che cos’è il femminismo? cartine di tornasole

Conversazioni femministe verso l’8 marzo

“Che cos’è il femminismo?/ cartine di tornasole”

clicca qui

[…] Le così dette “democrazie occidentali” hanno impostato un meccanismo tanto perverso quanto, in questo momento, vincente, attraverso la strumentalizzazione dei diritti umani, delle donne e delle diversità, sia sul fronte interno che su quello esterno. Sul fronte interno vengono elevati a rappresentanti delle donne… delle differenze sessuali… di quelle etniche… coloro che, provenendo da questi ambienti oppressi, si prestano, in cambio della promozione sociale personale, a perpetuare l’oppressione delle aree da cui provengono, presentando il sistema come democratico e, quindi, rafforzandolo, e avallando attraverso questa presunta democraticità la persecuzione di tutte quelle/i che non sono disposte/i a subire passivamente e si ribellano.

Questo meccanismo è particolarmente evidente per le donne : cariche istituzionali… ministre… deputate… associazioni femminili di svariata natura… da una parte portano avanti una “difesa” categoriale delle donne, finendo per farci diventare invise agli oppressi tutti, dall’altra contribuiscono al mantenimento delle donne in soggezione con l’esaltazione della delega, con i tagli allo stato sociale, alla sanità, incentivando la precarizzazione, la povertà, allargando la platea asfissiante del controllo sia da parte delle strutture di stampo poliziesco e militare, sia di quelle di controllo civile… dalle assistenti sociali, ai tribunali per minori, dalle case famiglia agli psicologi/ghe… tutte strutture che mascherate da servizio sociale di prima necessità per le situazioni di disagio, diventano veri e propri armamentari di costruzione della rete della soggezione.[…] Femminismo: paradigma della Violenza/ Non Violenza, p.14,15

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica

i-nomi-delle-cose

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Scriviamo ad Alfredo.

Considerato che hanno riportato Alfredo a Opera inviamogli tanti telegrammi quante/i siamo, anche coloro che non l’hanno conosciuto. Stiamogli vicino, anche così, che senta un po’ di calore umano in questo delicato momento della sua vita.

Alfredo Cospito, Casa di Reclusione di Milano Opera
Via Camporgnago 40,  20090 Milano

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A Torino sabato 4 marzo 2023/ corteo nazionale al fianco di Alfredo!

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A Napoli sabato 4 marzo 2023/ mobilitazione al fianco di Alfredo!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 2 marzo 2023

Zardins Magnetics di giovedì 2 marzo  2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ I mezzi e i fini

✓ Mobilitiamoci contro la guerra

✓ L’antimafia, il lager ideologico di un immaginario colonizzato. L’importanza decisiva della lotta contro il 41 bis

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La Parentesi di Elisabetta del 1/ 03/ 2023

L’obbedienza non è una virtù

L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni. (don Lorenzo Millani) Da un opuscolo di Proletari in divisa ,1970

Una delle caratteristiche del sociale costruito dall’ideologia neoliberista è l’assenza del pensiero critico. Una delle caratteristiche dell’assenza del pensiero critico è la facilità con cui le persone obbediscono. Lo abbiamo verificato incredibilmente in questi anni in cui il pensiero unico dell’iper borghesia si è espanso come una materia molliccia e appiccicosa che si è infilata dappertutto, tutto ha inglobato e fagocitato. Mi viene in mente il famoso film di fantascienza Blob del ‘58 in cui i mostri alieni arrivavano sotto forma di un fluido che uccide, una massa rosa inarrestabile che assorbe e soffoca. Solo che qui non si tratta di alieni ma della società in cui siamo infilate/i e drammaticamente reale.

Ogni potere pretende obbedienza, sogna l’assenza di una controparte e si muove in maniera tale da ottenerla. Obbedienza, castità, povertà costituiscono i pilastri di chi prende i voti nella Chiesa cattolica, credere, obbedire, combattere è il motto dei fascisti.

Dovunque si sono messi a punto testi, grammatiche e tutto un campo di saperi volti a sottomettere il soggetto, vale a dire a produrlo come tale, a gestire i suoi modi, diversi di volta in volta, di lavorare, di parlare, di credere, di pensare, di abitare, di mangiare, di cantare… insomma di vivere e di morire.

I meccanismi messi in campo dal neoliberismo si esprimono su più piani.

Da una parte la repressione diretta, la punizione che sta diventando ogni giorno più pervasiva e squilibrata e debordante anche rispetto allo stesso diritto borghese, ma l’ideologia dell’iper borghesia teorizza soltanto asservimento, collaborazionismo e delazione, nessuna contrattazione è prevista. Ne è un esempio lampante la vicenda di Alfredo Cospito che aldilà delle considerazioni sull’evidenza di una pena spropositata fuori misura e fuori luogo e sulle caratteristiche di tortura di un dispositivo di legge come quello del 41 bis che non dovrebbe esistere per nessuno a prescindere, rende evidente quale è attualmente il rapporto suddito-potere. Il prigioniero si deve pentire, riconoscere la superiorità <etica> dello Stato e possibilmente denunciare i suoi compagni in modo che anche questi possano essere puniti. Ma tutto ciò vale anche per tutto l’ambito sociale. Una volta si diceva che le carceri erano lo specchio della società che le creava, ora è vero il contrario, sono le modalità di gestione del carcere che diventano gestione di tutta la società. Ognuna di noi, la popolazione tutta, è rinchiusa in un sistema di gabbie, come scatole cinesi. C’è quella territoriale fatta da una rete fitta di telecamere e dispositivi elettronici di controllo, di tutti i tipi e destinati a diventare sempre più precisi e diffusi, per cui si sta sedute al tavolino di un bar a prendere un aperitivo e tutto quello che facciamo è monitorato e registrato. Ma non ci pensiamo, ci siamo talmente abituate che non ci pensiamo più. Poi c’è la gabbia dei ricatti lavorativi e non, sociali e non, per cui per iscriversi da qualche parte bisogna avere lo Spid, per accedere ad un trattamento sanitario bisogna avere la tessera, per chiedere informazioni anche banali bisogna prendere appuntamento on line e così per un viaggio, per prenotare un albergo, per non parlare dei rapporti con la pubblica amministrazione di qualsiasi tipo…non riesci a sfuggire, devi essere necessariamente irregimentata…d’altra parte con il green pass, vero e proprio lasciapassare per poter accedere alla vita sociale, questo meccanismo è stato fin troppo chiaro.

L’altro piano su cui si muove il capitale neoliberista per indurci all’obbedienza è la spinta gentile o tecnica del nudging, una teoria economico comportamentale con cui la popolazione viene indotta dal sistema di potere a fare delle scelte contro i propri interessi credendole invece buone e giuste.

Vi riportiamo quanto scritto da una compagna della coordinamenta che ha studiato questa teorizzazione e che ritrovate in nota a p.13 dell’opuscolo La variante dell’indisciplina che l’Assemblea romana contro il green pass ha di recente pubblicato

La “teoria del nudge” o “nudge theory” è stata resa popolare dal libro Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness (2008) dell’economista comportamentale Richard Thaler (premio nobel per l’economia nel 2017) e del professore di diritto, nonché direttore dell’ufficio responsabile dell’elaborazione e della valutazione delle politiche pubbliche (OIRA) dell’amministrazione Obama dal 2009 al 2012, Cass Sunstein. L’edizione italiana è Richard Thaler e Cass Sunstein, Nudge. La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità. L’edizione definitiva, trad. Adele Olivieri, Feltrinelli, 2009; ma particolarmente istruttivo, come risulta dal bel sottotitolo, è anche Cass Suntein, Nudge. La politica del paternalismo libertario, Università Bocconi editore, 2015. 135 Paesi (su 196 in tutto il mondo) si avvalgono oggi di unità di governo composte da esperti di economia comportamentale e sperimentale. La prima nudge unit è sorta all’interno del governo inglese nel 2010, grazie alla collaborazione di Thaler e Sunstein: si tratta del Behavioural Insights Team (BIT), diventata poi società di consulenza indipendente con uffici in tutto il mondo. Solo tra il 2016 e il 2017, il BIT ha completato 163 esperimenti per il miglioramento di politiche pubbliche in 25 Paesi diversi. In Italia nel 2018 è stata istituita presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), l’Unità per le scienze comportamentali (USC) che svolge attività di laboratorio e sperimentazione con i dipartimenti della Presidenza del Consiglio e con le altre amministrazioni che desiderino utilizzare le scienze comportamentali. Per il biennio 2020-2021 le priorità strategiche di intervento dell’USC sono state individuate nella semplificazione e nella digitalizzazione dell’amministrazione.

Poi c’è il piano della costruzione mentale del nostro sistema di pensiero che comincia addirittura dalla culla per cui l’educazione civica diventa di fatto educazione alla legalità. Il rispetto per l’altro/a diventa la teoria del consenso per cui è necessario chiedere il permesso per fare qualsiasi cosa. Abituarsi a chiedere invece di cercare di realizzare i propri desideri significa abituarsi a dipendere dalle concessioni dello Stato, ad avere paura del conflitto, a temere il giudizio e la risposta, a confidare in chi pensiamo che possa essere più preparato e più bravo di noi. Il ribaltamento assoluto dell’autodeterminazione.

Poi c’è la metabolizzazione della scala di valori neoliberisti e i meccanismi di auto-sabotaggio messi in campo da noi stesse/i. Troppi/e credono ancora che la democrazia sia un sistema di governo al di sopra delle parti o che la meritocrazia sia un qualcosa che premia i migliori o che lo Stato tutto sommato è vero che è espressione di una classe al potere ma in fin dei conti cerca anche di fare gli interessi della popolazione.

Sono tutti dispositivi messi in campo dal colonialismo che ora nella dimensione neocoloniale si rivolgono anche alle popolazioni occidentali. Il pensiero del nemico è entrato così profondamente nella nostra testa che lo abbiamo fatto nostro.

Un barlume di dignità lo abbiamo letto nell’astensionismo alle ultime elezioni amministrative di Lazio e Lombardia anche se per la verità risponde di più alla consapevolezza che tanto sono tutti uguali e votare è inutile piuttosto che ad una presa di coscienza di come stanno andando le cose. E’ la società americana che sta prendendo piede anche da noi a passi accelerati per cui la popolazione sa di non contare nulla e di non incidere per niente sulle scelte politiche ma allo stesso tempo non si ribella.

Tanti i passaggi che abbiamo accettato senza colpo ferire e che hanno condotto fino a qui: abbiamo accettato il chip sottopelle agli animali domestici così non si perdono e soprattutto non vengono abbandonati, abbiamo accettato la chiusura dei centri storici cosi i monumenti si preservano e così sono diventati una città degli dei per pochi eletti o preda di torme di turisti economicamente molto più remunerativi di noi, abbiamo accettato le telecamere in ogni dove in nome di un bisogno di sicurezza assolutamente creato ad arte…abbiamo accettato di pagare perfino l’acqua…ci siamo fatti/e regolamentare lo sciopero per evitare danni alla cittadinanza (sic!)…ci siamo fatti chiudere in casa in nome di una tutela della salute che invece continuano a rovinarci in ogni momento della nostra vita…continuiamo a tenerci i militari nelle strade…accettiamo che i nostri soldi vengano usati per mandare le armi in Ucraina e per pagare le basi Nato, paghiamo bollette altissime senza neanche bruciarle in piazza (che non servirebbe a niente ma sarebbe la spia di un desiderio di cambiare le cose)…ci facciamo dire senza colpo ferire che sprechiamo l’acqua, che usiamo troppa corrente elettrica, che buttiamo via gli avanzi di cibo e riscaldiamo troppo le nostre case… sto saltando un po’ di qua e un po’ di là, a caso, altrimenti l’elenco sarebbe lunghissimo e noioso. E tutto, come dicevamo, per il nostro bene. Perché saremmo infantili, incapaci di decidere quello che è giusto per noi e per gli altri e di assumerci il rischio delle nostre scelte. E saremmo anche irresponsabili perché non ci preoccupiamo della comunità e delle soggettività fragili, ragioniamo solo per egoismo personale e individualismo neoliberista. Ma non erano loro i neoliberisti?

E allora arriviamo ad una considerazione piuttosto destabilizzante: ma non è che ci fa comodo obbedire? non è che obbedire è veramente, come diceva Don Milani, la più subdola delle tentazioni? Perché in effetti disobbedire è faticoso, obbedire è molto più facile. E’ sicuramente più facile credere negli esperti piuttosto che pensare con la nostra testa, obbedire alle leggi e non avere grane piuttosto che metterle in discussione, è più facile essere nel gregge piuttosto che essere considerate un bastian contrario.

E così succede che un militare obbedisce agli ordini, un prete alla gerarchia, un impiegato al capo (come si dice adesso di un superiore gerarchico sul lavoro con un’espressione terribile), uno studente all’insegnante e un insegnante al preside…tutti ricattati? Si, sicuramente, ma non basta e non giustifica. Un servo può essere costretto a subire ma può anche sputare nella minestra del padrone.

Il livello di civiltà di una popolazione si misura con la sua capacità di disobbedire

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Due interessanti articoli di Nicoletta Poidimani

Attualità di Florian Barbedienne

 

Perché dilungarmi a commentare alcune recenti sentenze – mi son detta – quando Victor Hugo ha già scritto al riguardo pagine magistrali e incredibilmente attuali?!?

Et voilà: maestro Florian Barbedienne, uditore allo Châtelet durante il processo a Quasimodo.

Buona lettura!

 

Percorsi abolizionisti

«Questo libro l’ho scritto con rabbia. L’ho scritto tra il 1974 e il 1979 (anno in cui fu pubblicato) come contrappunto ideologico alla legislazione sull’emergenza. Volevo documentare quanto fosse equivoco fingere di voler salvare lo Stato di Diritto trasformandolo in Stato di polizia; e dimostrare che opporre la violenza legale a quella illegale era un antico vizio italiano che non era mai riuscito a nascondere la fondamentale intolleranza – mascherata sotto il nome di difesa della religione, della patria, delle istituzioni democratiche, ecc. – che nel metodo inquisitorio aveva sempre trovato il mezzo più opportuno per concretarsi nell’effettività. Da lì il perdurante medioevo giuridico in cui ancora oggi viviamo; e cioè: la mancanza di habeas corpus; la possibilità di essere arrestati per un semplice sospetto (chiamato anche indizio), e la regola di esser giudicati sempre non dai propri pari, ma da un giudice-professionista (un tempo in tonaca, oggi togato); l’obbligo per l’imputato di dimostrare la propria innocenza (vale a dire l’inversione dell’onere della prova); l’istruttoria scritta e segreta, senza contraddittorio; la segregazione cellulare e la tortura per costringere a confessarsi colpevole dei reati imputati; la possibilità di condannare non basandosi sulle prove ma sul “libero convincimento” dell’inquisitore; l’irresponsabilità totale del pubblico ministero e degli altri inquirenti per qualunque loro iniziativa giudiziaria; il nessun conto in cui da allora è sempre stato tenuto l’avvocato, ed infine la mancanza di qualsiasi diritto, soprattutto da parte degli accusati di lesa maestà divina od umana (vale a dire dei reati di eresia o di quelli contro la “personalità dello Stato”)».

Con queste parole – molto attuali! – Italo Mereu presentava, nel 1988, la riedizione di Storia dell’intolleranza in Europa.
Sarò sempre grata a Luciano Parinetto di averlo fatto conoscere a tanti/e studenti che, come me, frequentavano i suoi corsi!

L’ipocrisia benpensante nasconde, ancora oggi, dietro un “Sì, ma…” la propria avversione ad ogni ipotesi abolizionista e, quindi, la propria complicità col secolare sistema inquisitorio e repressivo di cui scriveva Mereu.
La stessa gestione politica del pandelirio-covid si è appoggiata su quel sistema, rafforzandolo e moltiplicandone a dismisura il numero dei complici e degli asserviti.

Angela Davis da tempo ci dice che i muri abbattuti diventano ponti. Per questo occorre allargare la crepa che si è aperta di recente nella dominante cultura forcaiola, fino allo sgretolamento di quella cultura e, soprattutto, dei muri che innalza e difende.
È un’occasione che non possiamo perdere, dopo decenni di silenzi omertosi su ricatti (anche sessuali), mattanze, agonie e suicidi nei luoghi di reclusione.

Come diceva un vecchio ma intramontabile slogan, per abolire il carcere è necessario, prima di tutto, liberarsi dalla necessità del carcere.

A chi volesse approfondire le ipotesi abolizioniste, propongo la lettura di Il carcere immateriale, di Ermanno Gallo e Vincenzo Ruggiero (che potete scaricare qui).

Troppo presto dimenticato e ovviamente sconosciuto alle giovani generazioni, è un testo che stimola riflessioni e, soprattutto, fornisce un’ottima bibliografia utile a scardinare il paradigma culturale dominante e l’ignavia che lo supporta.

Buona lettura!

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Conversazioni femministe verso l’8 marzo/ Consenso o autodeterminazione?

Conversazioni femministe verso l’8 marzo

“Consenso o autodeterminazione?”

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Riportiamo uno stalcio da  Femminismo:paradigma della Violenza/ Non Violenza pp.97,102,103

[…] Attraverso il senso comune scopri delle cose che vengono propagandate come dati naturali, è un approccio immediato che quindi riesce a naturalizzare degli elementi, degli stereotipi e delle convenzioni che non sono affatto naturali: in questo senso è una pratica di normalizzazione/naturalizzazione.[…]

[…] Il neoliberismo fagocita nell’universo mercantile tutto, il lavoro, la natura, la sostanza vivente e, pertanto, anche l’immaginario e la mente. La donna merce è donna incarcerata tra sbarre di segni ideologici e culturali della società patriarcale e borghese, è donna che inizia a essere programmata sin dalla nascita, facendosi riproduttrice di merce e, quindi, anche di se stessa come merce… Ogni donna realizza, inconsapevolmente, un programma che in lei è stato introdotto. La sua “normalità” è così il dramma sociale dell’esecuzione automatica, inconscia, della propria programmazione fabbricata per lei dal capitale, espressione attuale del patriarcato. La donna merce è senza “coscienza per sé”, è coscienza del capitale che opera per il suo tramite. Dominio reale del capitale significa assoggettamento della coscienza individuale delle donne ai programmi di comportamento patriarcali; è il trionfo della “coscienza illusoria di sé”, una catena che va spezzata e si può spezzare solo ponendo le proprie pratiche sociali in rapporto antagonistico con l’intera società borghese patriarcale […] (E. Teghil, Coscienza illusoria di sé, Bordeaux, Roma 2013, pp. 80-81).
Questa è praticamente l’inconsapevolezza con cui la maggior parte delle donne porta avanti un discorso che è contro se stessa, con il quale è stata programmata sin dalla nascita e la considera normalità. Questo è ciò che dovremmo scardinare e non è assolutamente facile. Come dice Federica, bisogna riconoscere il nemico ed è un percorso che abbiamo portato avanti anche noi in molti modi anche lo scorso 25 novembre. Il riconoscimento del nemico viene dalla lettura della società, dalla lettura di dove stiamo messe e di come si muove chi ci vorrebbe asservite. Senza questo tipo di analisi, senza partire da qui, senza riconoscere il nemico non arriviamo da nessuna parte.[…]

I Nomi delle Cose, lo spazio di riflessione della Coordinamenta femminista e lesbica

i-nomi-delle-cose

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Ieri 25 febbraio 2023 alla Manifestazione dei portuali a Genova

Ieri a Genova contro la Nato, il carovita,la repressione!

Il nemico è in casa nostra!

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8 marzo 2023/ Irriducibili e indisciplinabili!

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