13 settembre/Leonardo s.p.a. fabbrica di morte

13 settembre 2025 a Ronchi dei Legionari ore  11.00/Corteo

5 settembre 2025 ore 17.00 presidio di presentazione del corteo

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Negazionismo

Negazionismo 

di Nicoletta Poidimani

Togliere il monopolio della definizione di genocidio alla Shoah, per far aprire gli occhi sui tanti genocidi – anche coloniali – passati e, soprattutto, sul genocidio in Palestina che si è intensificato ferocemente negli ultimi 2 anni, significa anche attualizzare la categoria di negazionismo.

Ricordo bene l’acceso dibattito sul negazionismo che ci fu una trentina di anni fa, ma ricordo anche che esso riguardava solo ed esclusivamente lo sterminio degli ebrei nei campi nazisti.

Un altro monopolio, dunque, che oggi occorre rompere per svariate ragioni.

In primo luogo, perché si può facilmente rilevare che la narrazione dominante dopo il 7 ottobre del 2023 ha avuto posizioni apertamente negazioniste, malgrado l’immensa documentazione video e fotografica e le tantissime testimonianze dimostrassero in modo inequivocabile ciò che stava succedendo nella striscia di Gaza e, da lì a breve, anche nei territori occupati dagli israeliani in Palestina. I tentativi di impedire ogni comunicazione con l’esterno via web e l’uccisione mirata dei giornalisti non embedded sono funzionali al negazionismo.
Questo negazionismo – non storico, ma ‘in tempo reale’ – ha permesso all’entità sionista di ampliare, col passare dei mesi, la gamma della sua sadica ferocia nei confronti della popolazione palestinese.

In secondo luogo, le vergognosamente tardive prese di posizione di gran parte degli ebrei nel mondo e quelle altrettanto tardive dei governi occidentali, nonché l’improvvisa ‘scoperta’ da parte di molti di ciò che stava veramente succedendo in Palestina da mesi e mesi, non vanno in direzione opposta a quel negazionismo ma, anzi, lo confermano: ora che il processo genocidario ha assunto una dimensione e una potenza terrificanti, i negazionisti vogliono smarcarsi da uno stigma infame che rimarrebbe per lungo tempo sulle loro vite e su quelle dei loro discendenti.

A questo proposito pubblico qui un invito che ho ricevuto e che ritengo molto utile far girare, sperando anche che nessuna/o mi invii più materiali di gruppi di veterani israeliani o gentaglia affine che pensano di lavarsi la coscienza scrivendo comunicati anziché andarsene – finalmente! – da una terra che hanno contribuito per decenni a colonizzare e ricoprire di sangue palestinese.

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Sabato 9 agosto 2025/Giù le mani da Gaza!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 7 agosto 2025

Zardins Magnetics di giovedì 7 agosto 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Parliamo ancora di agricoltura di occupazione, colonialismo di insediamento e colonialismo di predazione, estrattivismo ed ecocidio del capitale. Rabbia, Riscatto, Amore, Vendetta, con la Palestina e Gaza sempre nel cuore

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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4 ottobre 2025/Palestina libera! 2 anni di genocidio, 2 anni di resistenza

Riceviamo da Giovani Palestinesi Italia e diffondiamo!

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Il 41Bis è tortura!

Un lavoretto da portare a termine. Sul 41-bis

da ilrovescio.info

Un lavoretto da portare a termine

All’inizio del mese di luglio (2025) il tribunale di sorveglianza di Roma ha rinnovato l’applicazione del regime detentivo 41-bis a Marco Mezzasalma. Marco è stato arrestato nel 2003 ed in seguito condannato all’ergastolo per le azioni dell’organizzazione di cui faceva parte: le Brigate Rosse per la costituzione del Partito Comunista Combattente. Le più note azioni di questa organizzazione armata furono l’eliminazione di Massimo D’Antona, consulente del ministro del lavoro Bassolino, e di Marco Biagi, consulente del ministro del welfare Roberto Maroni per l’elaborazione della riforma del mercato del lavoro. Entrambi i giuslavoristi erano impegnati nella trasformazioni dei rapporti di sfruttamento per renderli idonei all’affermazione del modello economico neoliberista.

Marco Mezzasalma, come altri due membri della sua organizzazione Nadia Lioce e Roberto Morandi, è soggetto al 41-bis da oltre vent’anni, periodo in cui l’applicazione del regime speciale gli è stata costantemente rinnovata. Il 41bis prevede la reclusione in istituti appositamente dedicati; l’isolamento; l’assenza di spazi comuni; limitazioni all’accesso all’aria e la gestione delle sezioni unicamente da parte di corpi speciali della polizia penitenziaria (GOM); la limitazione dei colloqui e l’utilizzo di vetri divisori; la censura della posta e forti limitazioni alla possibilità di studio; la totale impossibilità di comunicare con l’esterno. Si tratta quindi di una forma di detenzione finalizzata all’annientamento fisico, mentale e politico del detenuto. Dalla data del 2 marzo 2003, in cui si verificò il conflitto a fuoco che portò alla morte del combattente Mario Galesi e di un agente della PolFer, alla cattura di Nadia Lioce, ed al successivo arresto di altri membri del loro gruppo, l’esistenza dell’organizzazione BR-PCC non si è più manifestata. Quindi è palesemente inesistente il presupposto legale per cui viene applicato il 41-bis ai tre compagni, cioè recidere i contatti tra il detenuto e l’organizzazione all’esterno, mentre è altrettanto evidente la sua non dichiarata funzione punitiva. L’accanimento con cui viene prorogato il 41-bis sembra quindi essere l’esercizio della vendetta e dell’odio di classe della borghesia verso chi ne ha messo in discussione il potere; ed essere inoltre un castigo esemplare attraverso cui si sottopone un corpo a condizioni estreme per lanciare un monito a molti altri: che sappiano cosa li potrebbe aspettare se la loro rivolta superasse determinati limiti. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 31 luglio 2025

Zardins Magnetics di giovedì 31 luglio 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Il neo – cittadino, uno stile di vita non più un individuo unico. Come capitalisti e Stato hanno espropriato gli sfruttati nei contesti lavorativi così come nei contesti di vita

Ascolta la diretta:
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L’immagine è presa da
“Eppur si muore” di Entonaze
dalla rivista RESPIRO n° 6
e in distribuzione allo Spazio Autogestito di Via De Rubeis a Udine

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Modello Milano, modello smart city: l’assalto al territorio sulle macerie della città storica.

Un articolo estremamente utile

GREEN, DIGITALE, NEOLIBERALE. LA CITTÀ DEL XXI SECOLO FRA ONU, UE E SILICON VALLEY

di Sonia Milone da  giubberosse.it

Lo scandalo urbanistico di Milano è, in realtà, solo la vetta di un unico processo onnivoro di urbanizzazione planetaria che sta ridisegnando la geografia degli insediamenti umani secondo coordinate fortemente condizionate dall’ingegneria finanziaria all’interno del mercato globale con le annesse forme di esclusione sociale che esso comporta. Il “modello Milano” è il modello “smart city” e di questo qui ci occupiamo.

Secondo vari rapporti stilati dall’ONU il 50% degli esseri umani è concentrato nelle città che occupano solo il 3% della superficie del pianeta, consumando ben il 75% della sua energia e producendo l’80% di emissioni di anidride carbonica.

È all’interno della retorica ecologista, una vera e propria religione fondamentalista, che nasce il movimento globale di promozione della città green che, presto, si salda con l’apologia delle nuove tecnologie digitali sotto il nome di “città intelligente” (smart city).

Sebbene non esista una enunciazione univoca di cosa sia una “città intelligente”, può essere definita come una nuova policy urbana volta a integrare nel tessuto cittadino le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), promuovendo una sovrapposizione tra spazi fisici e virtuali.

Si tratta di un modello che si è imposto su scala globale negli ultimi quindici anni, legando indissolubilmente il futuro della città ai concetti di sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, ottimizzazione dei servizi, sviluppo economico e capacità di attirare capitali internazionali.

Secondo l’ONU, per scongiurare la catastrofe climatica prossima ventura, le città intelligenti sono “un dovere e una necessità, non una delle tante opzioni possibili”.

L’idea di “città intelligente” nasce negli anni ’60 quando il Community Analysis Bureau degli Stati Uniti  inizia ad utilizzare database, raccogliere dati e stilare rapporti al fine di gestire le emergenze. È in questo momento che si comincia ad ipotizzare un’infrastruttura tecnologica non solo per rispondere alle criticità della città, ma anche per prevenirle prevedendole tramite analisi predittive. È a partire dagli anni Novanta, però, che le TIC hanno iniziato ad essere pensate come i fondamenti per la creazione dei nuovi modelli di sviluppo urbano, grazie anche alla crescente diffusione delle nuove tecnologie presso fasce sempre più ampie di persone. Continua a leggere

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Avanti NoTav fino alla vittoria!

La marcia NO TAV invade i cantieri/26 luglio 2025

qui il video https://www.notav.info/post/la-marcia-no-tav-invade-i-cantieri-video/

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 24 luglio 2025

Zardins Magnetics di giovedì 24 luglio 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Irriducibili, in fuga, al contrattacco. Parole e suggestioni per disertare la propaganda di guerra

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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La Parentesi di Elisabetta del 23/7/2025-Smart city, Città dei 15 minuti e Bene Comune

Smart city, Città dei 15 minuti e Bene Comune 

Elisabetta Teghil

All’interno della Volksgemeinschaft- la<comunità del popolo>- l’ordine sarà immanente e spontaneo […]  J.Chapoutot, Nazismo e management/Liberi di obbedire, Einaudi 2021, p.28 (Gallimard, Paris 2020)

C’è un concetto che irrompe prepotentemente sullo scenario della Smart City e della Città dei 15 minuti, quello di <Bene Comune>: pericolosissimo, ambiguo, equivoco, spoliticizzato questo concetto informa il sentire dei cittadini/e ma anche di moltissimi compagni/e.

C’è stata una trasformazione evidente nella capacità di riconoscimento e di definizione delle classi sociali e dei rapporti di classe, trasformazione in questi anni sviscerata in vari modi e in maniera approfondita da intellettuali, analisti, studiosi, politici e via discorrendo. Tutti riconoscono ormai più o meno che il neoliberismo ha trasformato il significato delle parole, che ha demonizzato la così detta violenza politica con il suo portato rivoluzionario declassandola in delinquenza comune, che ha annichilito gli ambiti di reciproco riconoscimento degli esseri umani demonizzando il concetto di ideologia e consacrando quindi come unica ideologia quella imperante, che ha creato un individuo privo di riferimenti sociali che non siano quelli del consumo, del profitto, della promozione individuale, in lotta continua e prevaricante con gli altri e quindi assolutamente solo.

Di questo sono consapevoli quasi tutti/e.

Però succede che quando ci si trova sul terreno della quotidianità, delle scelte rispetto a quello che ci capita intorno, questa consapevolezza viene molto spesso meno e ci si muove come il potere vorrebbe.

E’ cominciato tutto con una sinistra più a destra della destra che si è assunta il compito di naturalizzare i principi neoliberisti nel nostro Paese e ha costruito in questa prospettiva un comune sentire perbenista e reazionario basato sui concetti di decoro urbano e “sicurezza”, “non violenza”, responsabilità individuale, colpevolizzazione, meritocrazia, coinvolgimento dei cittadini/e nelle sorti del potere, convivenza civile, “rispetto” delle opinioni altrui. E tutto questo è entrato nelle menti non solo delle persone comuni ma anche della sinistra di classe.

E così mi tocca sentire, e parlo di compagni e compagne, che la città è anche nostra, che non dobbiamo buttare le cartacce per terra, che bisogna fare la raccolta differenziata dei rifiuti perché dobbiamo pensare alle generazioni che verranno, che non dobbiamo fumare nemmeno per strada per non dare fastidio agli altri, che non dobbiamo consumare troppa acqua o troppa energia elettrica, che scrivere sui muri sì, è possibile, ma mmmm…devono esserci scritte cose serie altrimenti è imbrattamento e basta, che le macchine sono troppe, che tutti vogliono l’auto e non prendono i mezzi pubblici…

Si è persa completamente, anche a livello puramente istintivo, la lettura di classe, vale a dire che i nostri interessi e quelli del potere sono assolutamente divergenti e che fare per esempio la differenziata supporta l’economia del sistema, che dovremmo invece portare tutti i televisori dismessi e obsoleti, i PC che non si possono aggiustare, i barattoli, gli imballaggi esorbitanti e immotivati…e via discorrendo a piazza San Giovanni, simbolo di una sinistra che non esiste più e buttarli lì…

Dopo aver preparato il terreno e arato le menti, il capitalismo ha fatto una prova generale di obbedienza, di coinvolgimento, di asservimento della gente con la così detta pandemia. Ha decretato in maniera del tutto immotivata e priva di fondamento che bisognava chiudersi in casa per il bene di tutti, che non si poteva uscire né di giorno né di notte anche se non c’era nessuno, che chi non ubbidiva era un pericolo per la società tutta, che chi non si vaccinava era un pericolo pubblico, che chi non si adeguava doveva essere bandito dalla società, che si doveva avere un lasciapassare per vivere…e la stragrande maggioranza della gente, compagni/e compresi, ha ubbidito dimenticando autodeterminazione, autorganizzazione, capacità di analisi e di critica…aggrappandosi alla tutela del <Bene Comune>.E così coprifuoco, territori divisi in zone colorate, cittadini divisi in quelli di serie A e quelli di serie B. Per il bene di tutti.

Ragionare sulla trasformazione urbana in atto non deve assolutamente tirare in ballo il bene comune perché il bene comune non c’è. Continua a leggere

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Smartcity : tra potere borghese e violenza dell’economia consumistica.

Smartcity : tra potere borghese e violenza dell’economia consumistica.

Un contributo di Andrea Golisano, partecipante all’ Assemblea romana contro il greenpass

La smartcity e’ sostanzialmente un prodotto di ingegneria sociale.
Non si tratta tanto di ridefinizione urbana,quanto di ridefinizione della realta’.
Quello della smartcity e’ argomento ancora,per il momento, relegato all’interesse di cerchie ristrette di popolazione.
Certamente e’, da alcuni anni, elemento guida nelle strategie di ristrutturazione del Capitale da parte dei grandi gruppi monopolistici e delle rispettive classi politiche dirigenti.
Un lento ma necessario strumento nel processo di trasformazione delle societa’ in atto.
Innegabile essere cosa interessante e necessaria porre qui in evidenza le caratteristiche con le quali viene presentata la smartcity da parte dei suoi propugnatori.
Tuttavia ho ritenuto affrontare prima di tutto le ragioni storiche che hanno permesso questa ancora graduale affermazione in atto.
Indagare quindi l’arco temporale e le circostanze quindi anche politiche, sociali ed economiche che hanno sdoganato l’idea della smartcity e per riflesso quella della citta15minuti in una parte della popolazione.
Penso di potere affermare che il periodo storico, per facilita’ di intesa riconducibile ala nozione di “fase covid”,sia quello in cui si sono poste le fondamenta per le moderne smartcity.
Parto dall’evidenza,per quel che mi riguarda,che tutte le misure messe in atto.in quella fase,atte a contrastare una presunta emergenza medico sanitaria,non avevano alcun senso sotto l’aspetto epidemiologico.
Che l’emergenza sanitaria e’ stata la necessaria ed intelligente manipolazione per una operazione di carattere politico.
A cio’, l’emergenza covid e’ stata un colpo di stato economico portato avanti in modo globale dalle élite di potere e di governo.
Ceti dirigenti e gotha finanziario assai compositi ovviamente e distinti sotto diversi aspetti.
Ma accomunati dalla necessta’ di prefigurare nuovi modelli e gettare nuove basi di gestione delle societa’. Continua a leggere

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Questa sera dalle 19 a Strike/Chiacchiere di aggiornamento sui lavori per lo studentato di lusso

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Ci abbiamo visto meglio,fin dall’inizio.

Rimozione forzata. Cinque anni dal lockdown e (fingere di) non sentirli

di Stefania Consigliere & Cristina Zavaroni      sinistrainrete.info

Per comprendere i tempi non ordinari, le categorie dei tempi ordinari non bastano. Bisogna cercare altrove ed è così che certi autori diventano pienamente comprensibili. Che bastasse l’induzione di paura per dominare intere popolazioni l’avevamo letto nei libri di Hannah ArendtGeorge OrwellChristopher Browning e Zygmunt Bauman, ma abbiamo cominciato a crederci davvero solo nell’inverno del 2020. Ancor più difficile trovare una spiegazione per la strage delle coscienze che immediatamente ha diviso la popolazione italiana in fazioni avverse mai più ricomposte e per lo strano oblio che oggi avvolge il biennio pandemico.

A cinque anni e qualche mese dal suo incipit, l’evento più significativo (speriamo) della nostra vita collettiva sembra ai più un episodio lontano, politicamente irrilevante e per nulla attivo nel presente.

Il fatto è, però, che quella stagione non è mai finita.

1. Rimasti e disvedenti

A partire dal settembre 2021, quando scrivevamo della necessità di ritrovarsi, abbiamo viaggiato molto come ambulanti dell’antropologia medica. Dappertutto abbiamo trovato lo stesso quadro: un piccolo gruppo di rimasti pandemici che non si dà pace per l’accaduto e una maggioranza di disvedenti che quasi non se ne ricorda. Esso ricalca, a grandi linee, la divisione in fazioni cristallizzata nel marzo 2020 e poi continuamente ribadita dagli eventi successivi.

Le due famiglie, che ancora non si sono ritrovate, schivano il confronto. La distanza tra loro non discende da un disaccordo argomentativo, da scelte consapevoli o dalla normale dialettica della lotta politica, ma da qualcosa di più profondo: la risposta di ciascuno agli eventi è stata dettata non tanto dalla ragione, ma proprio dalla sensibilità, dalla percezione, ovvero dallo strato primo della presenza al mondo e della possibilità di fiducia.

Prima e oltre qualsiasi riflessione o confronto, alcuni hanno sentito lockdown / zone rosse / green pass / obbligo vaccinale come misure sanitarie giuste e salvifiche, altri come intollerabili violenze di stato. A partire da lì, complici i media, nessuna ragionevolezza ha più avuto corso.

Fra i rimasti pandemici c’è un dolore che non passa: quello per la rapidità e la protervia con cui la maggioranza ha ceduto su tutto ciò che, fino all’attimo prima, sembrava intoccabile, dall’umana solidarietà al buon senso, dalla logica aristotelica a certi principi costituzionali. In molti di loro non è mai guarita la ferita per gli insulti degli amici, per le esclusioni dai pranzi di famiglia, per il disprezzo dei compagni, per l’ostilità dei colleghi.

Quando poi si è tornati ad abitare gli stessi spazi, di scuse ne sono arrivate poche. A fronte di ciò, ai rimasti è successa una cosa minuscola e tremenda: è venuta meno la possibilità di fiducia nella tenuta di ciò che li circonda. «Se è possibile questo, allora è possibile tutto», scrive Christa Wolf in Cassandra. Romanzo che, oggi, parla come non mai. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins magnetics/giovedì 17 luglio 2025

Zardins Magnetics di giovedì 17 luglio 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

Ciò che abbiamo di fronte dal 1945 non è il “complesso militare – industriale”… bensì il “complesso scientifico-militare-industriale”… in quel passaggio storico il laboratorio si fa coestensivo rispetto al mondo…
(18 tesi contro il nucleare di Jean – Marc Royer)

Ascolta la diretta:
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