Oggi,8 ottobre, ore 18 e 30 a piazza del Colosseo

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Uno spazio per l’immaginazione

Riceviamo e pubblichiamo

Uno spazio per l’immaginazione.

Dopo settimane di blocchi e cortei spontanei e massivi in città e presidi permanenti nei paesi, mobilitazioni nei posti di lavoro, scuole, università, periferie, lo sciopero generale di venerdì 3 ottobre ha segnato un’esplosione individuale e collettiva di rabbia e di gioia, in rottura con l’esaurimento morale dell’occidente.

Mentre governo e industrie italiane, come la Leonardo, si svelano sfacciatamente complici di un genocidio le cui immagini rivoltanti vengono mostrate da due anni in diretta; mentre cade definitivamente la maschera del Diritto – come ben dimostra il processo contro Anan, Alì e Mansour – vuoto formalismo strumentale alla difesa del potere, i cui metodi come sempre si alternano all’uso della mera forza contro ciò che è considerato d’intralcio; mentre Von der Leyen, Bezos e Elkann recitano con gran sorrisi la farsa dell’innovazione tecnologica al servizio dell’umanità quando è evidentemente infrastruttura per riarmo, sorveglianza, sterminio; in tanti, tantissimi, distolgono gli occhi dagli schermi per incontrarne altri in strada, interrompendo la propria “normalità”, rompendo con disinvoltura gli argini di leggi repressive che fino a qualche mese fa sembravano paralizzanti, bloccando una strada, una fabbrica, una scuola, stazioni dei treni, porti, aeroporti, supermercati, scioperando dentro alle prigioni. Sguardi che si ritrovano complici nel riconoscere visceralmente ciò che è giusto e ciò che invece non è accettabile e nel realizzare improvvisamente che agire, in prima persona, conta. E’ un umano sentimento di intollerabilità a rompere il cinico nichilismo del tecnocapitalismo con la sua corsa verso la morte o la semi-vita per cavie e prigionieri all’aperto, di cui simbolo è la polizia penitenziaria in assetto antisommossa per le strade di Roma, sabato.

In queste settimane si è aperto uno spazio per l’immaginazione. Se il recupero e i paletti da parte di partiti e sigle, con le proprie indicazioni di metodo, le proprie parole d’ordine, i propri tentativi “costituenti”, è dietro l’angolo, così come la possibilità che lo slancio di questi giorni venga smorzato dalle fila sinistre e politiche e ricondotto a mediazioni o infami “piani di pace” che vogliono disarmare la resistenza, mentre sul fronte orientale in Ucraina le macchine del terrore minacciano la distruzione totale, riuscire a coltivare nella durata questo sentimento, continuando a immaginare e sperimentare, ciascun a suo modo, forme di azione diretta – sentite e non rappresentate, legami più che composizioni, autonomie non contro-istituzioni – difendendo un senso morale di rifiuto dell’orrore, è ciò a cui la resistenza palestinese è riuscita a chiamarci.

Se le piazze contro il Green Pass erano mosse da un umano sentimento di rifiuto ad essere ridotti a cavie, se i disertori russi e ucraini e i loro complici rifiutano di essere ridotti a carne da macello per le guerre dei padroni, oggi chi blocca le strade qui lo fa perchè rifiuta di essere complice della macchina del genocidio, per cui governo e industrie italiane ci vorrebbero mobilitare apaticamente.

Non è il tempo di grandi parole. Se la speranza è che questo sentimento si espanda e si diffonda anche al di là di Gaza, contro il tecnocapitalismo e la sua guerra generale alla vita, che anche la giornata del 4 ottobre a Roma non sia che un tassello di ciò che verrà.

Contro l’ineluttabilità.

Solidarietà a tuttx x fermatx, feritx, arrestatx, e a chi lotta per non perdere un occhio colpito da un lacrimogeno delle guardie a Bologna.
(Campi selvaggi)

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Mobilitiamoci ovunque!

Riceviamo e pubblichiamo

La notte tra il sette e l’otto ottobre è previsto l’ingresso nella zona rossa della nave Consciense appartenente alla Freedom Flotilla Coalition e delle altre otto imbarcazioni della missione Thousand Madleens to Gaza, salpate dai porti di Otranto e Catania.

Il governo israeliano ha minacciato di bombardare ancora una volta la nave ammiraglia della Freedom Flotilla Coalition, dopo l’attacco subito dalla stessa il 2 maggio 2025 al largo di Malta, in acque internazionali.

Chiamiamo alla mobilitazione generale con presidi di solidarietà, cortei e scioperi per il giorno 8 ottobre per tutelare i nostri concittadini e tutti gli attivisti internazionali a bordo della nave Conscience, che trasporta principalmente medici, infermieri e medicinali.

La nostra nave deve accedere a Gaza: stiamo esercitando il diritto internazionale per tutelare il popolo palestinese sotto attacco e per aprire un corridoio umanitario permanente che permetta di far cadere l’assedio illegittimo e disumano imposto da Israele.

Difendere le missioni vuol dire difendere la vita a Gaza.

MOBILITIAMOCI OVUNQUE.

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COMUNICATO DELLE REALTÀ PALESTINESI IN ITALIA

PALESTINA LIBERA DAL FIUME AL MARE!

*ROMA, 4 OTTOBRE 2025 – UN MILIONE IN PIAZZA PER LA PALESTINA LIBERA E LA SUA RESISTENZA*

Ieri, 4 ottobre 2025, l’Italia ha fatto la storia: un milione di persone hanno attraversato la capitale in una manifestazione nazionale per la Palestina.
Una mobilitazione senza precedenti negli ultimi decenni, promossa da tutte le realtà palestinesi in Italia, che segna un passaggio fondamentale nella lotta contro il genocidio in corso e in sostegno della Resistenza palestinese.

Questa storica giornata è il risultato concreto di due anni di lotte e mobilitazioni costanti con impegno concreto di sindacati, associazioni, partiti e reti di solidarietà con la Palestina in ogni settore e su ogni territorio e che ha raggiunto il suo apice in queste settimane. Dal 22 settembre vediamo milioni di persone mobilitarsi, scioperare e bloccare tutto in supporto e solidarietà concreta con la Resistenza palestinese.
L’unità della lotta sindacale dei lavoratori ha portato allo sciopero storico del 3 ottobre, che ha paralizzato l’intera nazione: dalle piazze ai porti, dalle stazioni dei treni agli interporti e le autostrade, l’Italia intera si è fermata per la Palestina.

La giornata del 4 ottobre è un successo frutto dell’immensa fermezza, dignità e determinazione del popolo palestinese e della sua resistenza, che non si è mai piegata di fronte all’occupazione militare, all’assedio, alla pulizia etnica e al genocidio.

La piazza ha parlato con una voce sola, la voce del popolo palestinese e della solidarietà che in Italia è diventata forza di massa.

La voce del popolo ieri ha mandato un segnale chiaro: il governo italiano, complice del genocidio, non rappresenta la volontà del suo popolo.

Il corteo di ieri ha preteso a gran voce le dimissioni di un governo che continua a sostenere vergognosamente le ambizioni coloniali di Israele e il cosiddetto “piano Trump” che vorrebbe imporre una resa incondizionata della Resistenza palestinese, ma quest’ultima ha rifiutato la “soluzione del disarmo”.
Questo governo deve quindi rispondere alla volontà espressa dal popolo italiano e interrompere ogni relazione politica, economica e militare con Israele, deve liberare Anan e gli altri prigionieri palestinesi ingiustamente detenuti in Italia, deve dimettersi così come richiesto dal popolo.
Ogni forma di complicità va spezzata. Continua a leggere

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Si parte insieme, si torna insieme!

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Sumud: cosa può fare un corpo!

Un bel volantino trovato alla manifestazione di ieri!

SUMUD: COSA PUÒ UN CORPO! Volantino della Assemblea Rete Antipsichiatrica in sostegno alle mobilitazioni per la Palestina libera e contro il genocidio a Gaza

Sumud: cosa può un corpo!
Esiste un filo rosso che lega la colonizzazione dei popoli del Sud Globale, in particolare del popolo palestinese, e la colonizzazione che si esercita attraverso il dispiegamento del potere psichiatrico. Fatte le dovute proporzioni, il corpo di un* palestinese e il corpo di una persona con sofferenza psichica sono due corpi che rispondono a una stessa logica paradossale: un’esclusione che nomina, norma, reprime e uccide e che però produce, allo stesso tempo, lo scarto politico proprio di una forma di vita alternativa, indocile e resistente alle forme del controllo capitalista.
È per questo motivo che la Palestina è diventata oggi più che mai l’emblema di una resistenza e di una lotta che incarna a livello mondiale il rifiuto dello sterminio in corso contro l* abitant* della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e la resistenza di chi prova a vivere fino in fondo la propria diversità – il proprio essere irriducibilmente unicÈ tristemente noto il ruolo che la psichiatria e il potere-sapere medico in generale hanno svolto e svolgono nella storia dell’occupazione della Palestina da parte di Israele. Dalla sperimentazione di nuovi farmaci sui corpi de prigionier* palestines, all’utilizzo dei loro cadaveri come riserva di organi espiantabili; dalla sistematica disabilitazione attraverso la gambizzazione mirata, allo sfruttamento delle tecnologie mediche più all’avanguardia nello svolgimento degli interrogatori. Gli strumenti della psichiatria come l’elettroshock, la contenzione e la somministrazione forzata di farmaci e di allucinogeni vengono adottati dai torturatori dei regimi coloniali durante gli interrogatori. I medici che controllano lo stato di salute de prigionier* condividono con chi li interroga le informazioni relative ai punti deboli fisici e psicologici riscontrati.
Il fine è l’esercizio del potere attraverso l’umiliazione, spezzando lo spirito e l’umanità delle persone oppresse e costringendo alla passività.

Israele si presenta al mondo come “alternativa progressista” ad un Medio Oriente altrimenti “arretrato” e si propone come ardente sostenitore anche delle persone con disabilità. La verità è che la politica calcolata di invalidazione di massa di Israele è parte integrante della sua sopravvivenza come colonia e del mantenimento dell’occupazione della terra palestinese. Le organizzazioni psichiatriche, presentandosi come organismi neutrali, collaborano con il colonizzatore mantenendo le persone palestinesi in un costante stato di vittimizzazione, bisognose di essere salvate.
Ci sono, inoltre, aziende farmaceutiche israeliane con fatturati di centinaia di milioni di euro, come TEVA che produce farmaci generici di cui molti psicofarmaci.
TEVA, con sedi sulle terre palestinesi rubate, finanzia l’esercito israeliano e trae pieno profitto dal regime economico imposto dall’occupazione, mantenendo il monopolio sul mercato dei farmaci e penalizzando gravemente l’economia della Palestina.
La condizione della persona palestinese che resiste all’espulsione fuori dalla sua terra e quella delle persone “malate mentali” cronicizzate, condannate senza possibilità di guarigione a una terapia distruttiva, sono due versioni di una stessa dinamica escludente.
La partecipazione della rete antipsichiatrica alla giornata di oggi, e in generale alle mobilitazioni per la Palestina libera e contro il genocidio a Gaza, è quindi un gesto forse inusuale, ma sentito e in ultima istanza dovuto.
Scendiamo in piazza perché i nostri corpi sono colonizzati dalla psichiatria.
Scendiamo in piazza perché la reclusione e l’oppressione iniziano nel quotidiano.
Scendiamo in piazza perché solo insieme, contro ogni imposizione colonialista, e contro la distinzione tra una presunta normalità e una presunta patologia, si resiste, si insorge e si realizzano nuove forme di vita.

Assemblea Rete Antipsichiatrica
(rete di collettivi e singole persone)
Email: assembleantipsichiatrica@inventati.org
https://assembleareteantipsichiatrica.noblogs.org/

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Per Assata Shakur morta in esilio il 25 settembre

Il 25 settembre appena trascorso è morta Assata Shakur, militante dei movimenti rivoluzionari afroamericani degli anni Settanta del Novecento,  militante di spicco del Black Liberation Army e, ancora prima, del Black Panther Party for Self-Defense2. in esilio a L’Avana e ancora nella lista nera degli USA.

“Sono un’ex prigioniera politica, e vivo in esilio a Cuba dal 1984. Sono stata un’attivista politica per la maggior parte della mia vita, e anche se il governo degli Stati Uniti ha fatto di tutto per criminalizzarmi, non sono una criminale, né lo sono mai stata.” (…) “A questo punto, penso che sia importante chiarire una cosa. Ho sostenuto e sostengo ancora cambiamenti rivoluzionari nella struttura e nei principi che governano gli Stati Uniti. Sostengo la fine dello sfruttamento capitalista, l’abolizione delle politiche razziste, l’eradicazione del sessismo e l’eliminazione della repressione politica. Se questo è un crimine, allora sono totalmente colpevole.”  youtu.be  e  reddit-socialism

Materiali Iniziativa Black Panther Party-Paradigma della Violenza/Non Violenza

Assata è la benvenuta qui!

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Ascoltate Zardins Magnetics di giovedì 2 ottobre 2025

Car* tutt*, dato che per problemi tecnici non siamo riuscite ieri a caricare Zardins Magnetics di giovedì 2 ottobre, pubblichiamo oggi la trasmissione ricordandovi di ascoltare le repliche del venerdì

alle 11.00 su Radio Eustachio
https://eustachio.indivia.net
alle 17.00 su RadiAzione
https://diretta.radiazione.org

oppure in Podcast:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org

Gli argomenti: Genocidio, ecocidio, pulizia etnica, imperialismo, colonialismo…
Stati boia assassini!

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Mobilitazioni ovunque per la Palestina, per Gaza, per la Flotilla

La strada è questa! ci vediamo sabato!

-A Roma alle ore 22 a piazza dei cinquecento, a San Lorenzo, alla Facoltà di Scienze politiche occupata alla Sapienza…

-A Napoli, occupate la Federico II e l’Orientale, bloccata  da un corteo la stazione centrale…

-A Padova occupata la facoltà di Sociologia…

nei giorni scorsi sono state fatte azioni nei porti di Genova e di Taranto

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4 ottobre 2025/Roma manifestazione nazionale/fermiamo il sionismo con la resistenza

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/Giovedì 25 settembre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 25 settembre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

-Colpevoli di Palestina

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Questa sera, 24 settembre, ore 19 a Strike

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4 ottobre 2025/manifestazione nazionale/Palestina libera/2 anni di genocidio-2 anni di resistenza

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Prepariamoci alla guerra

Riceviamo e diffondiamo/ ilrovescio.info

Qui il pdf: prepariamoci alla guerra

Prepariamoci alla guerra

Mentre i nostri occhi pieni di orrore sono per forza di cose puntati su Gaza, le cancellerie d’Europa – in testa la Commissione europea – sembrano fare di tutto per far precipitare la guerra contro la Russia. Nel giro di neanche un mese, abbiamo assistito alla reintroduzione della leva militare in Germania (al momento volontaria, ma con «opzione di obbligo» nel caso non si raggiunga un numero sufficiente di arruolati); al clamore mediatico – dal chiaro linguaggio bellicista – sull’incontro tra Putin, Xi Jinping e Kim Jong-un a Pechino; alla fake news sul sabotaggio mai avvenuto all’aereo di Ursula von der Leyen nei cieli della Bulgaria; alla circolare per la militarizzazione degli ospedali in Francia (seguìta in questi giorni da un’analoga disposizione in Italia) e, infine, all’episodio dei droni “russi” (virgolette d’obbligo, perché su questa notizia sono più i dubbi che le certezze) in parte caduti e in parte abbattuti dalla contraerea polacca all’interno dei propri confini. Nelle stesse ore in cui il governo della Polonia convocava i vertici della NATO attivando l’articolo 4 dell’Alleanza, Ursula von der Leyen, nel suo quinto discorso sullo stato dell’Unione Europea, pronunciava parole inequivocabili: «l’Europa deve combattere» all’interno di «uno scontro per il nuovo ordine mondiale basato sul potere», e rilanciava nuovamente la necessità di una «economia di guerra». Nello stesso discorso, Von der Leyen ha dichiarato anche che il massacro a Gaza «non è più accettabile» – come se lo fosse fino al giorno prima… – paventando delle «sanzioni parziali» contro Israele. A strettissimo giro, è cominciata la missione «Sentinella dell’Est», con lo schieramento di 40.000 soldati polacchi, nonché di sistemi d’arma della NATO (aerei da bombardamento, fregate, radar), sui confini russi e bielorussi, mentre viene ipotizzata una «no fly zone» sulla parte occidentale dell’Ucraina. Da un lato e l’altro del fronte, entrambi i contendenti stanno predisponendo e testando mezzi che possono essere armati con testate nucleari (la Francia ha schierato in Polonia aerei Rafale, la Russia ha simulato in Bielorussia il lancio di missili Iskander).

Come interpretare questo indubitabile crescendo di quelli che – comunque li si voglia leggere – sono dei segnali, rivolti tanto alla popolazione europea quanto ai vari gerarchi dello scacchiere internazionale (e ai “loro” popoli)? Se sappiamo benissimo che nella società dello spettacolo il dominio persegue i propri obiettivi facendo dell’organizzazione dell’apparenza una leva di trasformazione della realtà, e che questa sequela di mosse potrebbe essere finalizzata “soltanto” a riempire le casse dei produttori di armi e a rilanciare il complesso scientifico-militare-industriale, sappiamo anche – come avvertiva un vecchio situazionista – che non c’è illusione senza supporto reale. Un’economia di guerra non può funzionare senza la guerra stessa, ovvero, nella situazione attuale, senza rilanciarla e allargarla. Anche solo per il fatto che, per poter essere prodotte a ciclo continuo, le armi devono essere via via distrutte sui campi di battaglia.

Se a questo aggiungiamo che non sappiamo come reagirà il Cremlino davanti a queste provocazioni, e che ogni guerra riapre sempre i conti lasciati in sospeso nei conflitti passati (e infatti tutto il fronte orientale dell’Unione, da Svezia e Finlandia alla Polonia a guida atlantista-nazionalista, passando per i Paesi baltici, non vede l’ora di potersi scagliare contro la Russia – mentre la Romania pacifista è già stata precettata), lo spettacolo della nuova “Grande Guerra” potrebbe rovesciarsi in realtà da un giorno all’altro.

In questo contesto, che significa prepararsi? Continua a leggere

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