16 dicembre 2023 a Ronchi dei Legionari /La guerra comincia qui!

LA GUERRA COMINCIA QUI!

La guerra comincia qui, l’Italia è co-belligerante nella guerra russo-ucraina e nel massacro israeliano nella Striscia di Gaza, una spirale di morte e distruzione che potrebbe portare ad un conflitto mondiale globale e nucleare.
Nella guerra russo-ucraina l’Italia è implicata non solo con la fornitura di armamenti ma anche con la presenza alle frontiere della Russia di un migliaio di soldati e di centinaia di mezzi militari.
Ed è complice della mattanza di civili palestinesi a Gaza, perché la Base siciliana di Sigonella, viene utilizzata come ponte con quella di Ramstein in Germania per rifornire quella di Nevatim, quartier generale degli squadroni dell’Aeronautica israeliana equipaggiati con i recenti cacciabombardieri F-35 a capacità nucleare. E sono prodotti da Leonardo i sistemi di puntamento laser utilizzati nei bombardamenti.

La guerra comincia qui, in questo Friuli storicamente colonizzato ed asservito dallo Stato italiano e dalla Nato, attraverso un’occupazione militare che ancora oggi continua con caserme disseminate in ogni dove, alcune delle quali destinate a diventare Smart Military District, cioè caserme che invadono e  pervadono il territorio civile e le sue attività (Comprensorio “La Comina” di Pordenone, Comprensorio “Spaccamela-Bevilacqua-Zavattaro” di Udine, Caserma “Montesanto” di Gorizia,…); con poligoni di tiro ed esercitazioni aeree e terrestri che, oltre a molestare la vita degli abitanti, sono la causa dell’inquinamento di zone di rilevanza ambientale come i Magredi del Meduna-Cellina; con la Base aerea di Rivolto dove ha sede la famigerata Pattuglia di addestramento dei cacciabombardieri noti come Frecce Tricolori;
con la presenza della Base Nato di Aviano, quella con il maggior numero di testate nucleari in Italia.

La guerra comincia qui, nei nostri paesi, anche a Ronchi, dove ha sede il gruppo industriale Leonardo Spa, il n°1 tra i produttori di armi in Italia nel settore high tech, ai vertici a livello europeo e mondiale delle compagnie del settore difesa. Nello stabilimento isontino, dove operano 278 addetti, si progettano e si realizzano gli aerei robot a guida remota, chiamati “droni”, come ad esempio il Falco Xplorer che “potrà essere equipaggiato con armamenti fino a 6 missili o 12 razzi, compresi i missili Brimstone «prodotti da Mbda, altamente efficaci contro i carri armati e in grado di colpire le navi a una distanza di circa 12 chilometri.» A Ronchi si produce il Mirach 40, già utilizzato da svariate forze aeree militari come bersaglio negli addestramenti tattici. Più che di velivoli occorre parlare di sistemi d’arma autonomi (cioè senza equipaggio) per applicazioni aeree, fuori dal gergo militare: sistemi di assassinio mimetizzato – è così che dominio e capitale organizzano la massima intensità per cancellare dai soggetti agenti (i soldati) la loro personalità e la loro responsabilità.
LA GUERRA COMINCIA QUI. RIBELLIAMOCI QUI!
BLOCCHIAMO LA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ!


Assemblea “Sabotiamo la guerra” – Friuli e Trieste

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Khaled è di nuovo a casa!

Con grande gioia pubblichiamo il comunicato ufficiale e salutiamo con affetto Khaled!

KHALED E’ DI NUOVO A CASA

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Non riesci a pagare l’affitto?

Non riesci a pagare l’affitto?

Una bella iniziativa a 100CelleAperte

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Oltre la banalità del male: la banalità dell’orrore

Oltre la banalità del male: la banalità dell’orrore

di Nicoletta Poidimani

Sull’Indipendente di ieri c’era un articolo relativo all’espianto, da parte di Israele, di organi e di pelle dai cadaveri di palestinesi.

Questa pratica, che non è affatto nuova in Israele, spiegherebbe come mai l’occupante sionista abbia sequestrato i cadaveri dall’ospedale al Shifa e, aspetto che l’articolo non contempla, confermerebbe – oltre all’ormai più che acclarato sadismo suprematista sionista – anche una delle ragioni per cui Israele non restituisce alle famiglie i cadaveri dei prigionieri palestinesi deceduti.

Qualche anima ingenua ancora attaccata al biberon del mainstream mi dirà “Ma queste sono accuse antisemite! Non vorrai dire che Israele…???”. Eppure lo dicono, con estrema naturalezza, i sionisti stessi, come dimostra questo video:

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 7 dicembre 2023

Zardins Magnetics di giovedì 7 dicembre 2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ La guerra comincia qui! Leonardo SpA fabbrica di morte Ribelliamoci qui!  Sabato 16 dicembre Corteo Antimilitarista a Ronchi dei Legionari (Gorizia)

✓ Solidarietà con le compagne e con i compagni colpite/i dalla repressione da Budapest a Milano a Sanremo a Massa a…

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Femminismo materialista/Percorsi, testi e contesti in Francia

Ciao a tutte, rendiamo fruibile un libro ormai praticamente introvabile Non si nasce donna, uno dei Quaderni Viola delle edizioni Alegre, del 2013, che riteniamo molto importante perché parla di <Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia>. Il femminismo materialista francese è praticamente sconosciuto in Italia benché risalga agli anni ’70 (il primo articolo di Christine Delphy L’ennemi principal è del novembre 1970) ma costituisce una teorizzazione fondamentale per il passaggio da quella che veniva definita Questione femminile a quella che è invece Oppressione di genere.

NON SI NASCE DONNA

“Sistematizzatasi con la creazione nel 1977 della rivista Qf, l’analisi teorica e politica prodotta dal femminismo materialista francese si configura, nel radicale antiessenzialismo che la definisce, non solo come un potente strumento di denaturalizzazione di tali evidenze, ma come un’indagine della forza attraverso cui l’ordine sociale naturalizza e riproduce le gerarchie che lo traversano e lo definiscono. Sesso, razza e sessualità sono evidenze socialmente radicate e ben fondate  e, per questo, tanto efficacemente e inerzialmente riprodotte come fossero invarianti sociali, dati di natura. Lo studiare i modi con cui i rapporti sociali diventano talmente solidi da sembrare naturali permette di iscriverle nella storia, aprendo, in tal modo, uno spazio di possibilità perchè le cose possano essere altrimenti. Un tale studio genetico della naturalizzazione delle strutture sociali consente così di pensare la capacità di agire, l’agentività (Delphy 2001), al di là della sterile e funesta opposizione libertà/necessità, come <margine di manovra> collettivo prodotto proprio dalle lotte teoriche e politiche dei gruppi minoritari (nel senso datone , tra gli altri, da Guillaumin, 1992)” Introduzione pp.8-9

Buona lettura!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 30 novembre 2023

Zardins Magnetics di giovedì 30 novembre 2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Alcune storie di prigioniere palestinesi

✓ Patriarcato e Capitale alleanza criminale! Su OMS, ONU e stupri colonialisti

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Opponiamoci al prelievo del DNA!

Riceviamo e pubblichiamo

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3 dicembre a Milano/ Controllo,disciplinamento,militarizzazione

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La variante dell’indisciplina a Torino!

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Non lasciamoli in pace !!

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Finalmente libera?

Non appena questa mattina ho letto, sul canale Palestina Hoy, la notizia – attesa da giorni – della scarcerazione di Israa Jaabis, l’ho inoltrata ad alcune compagne commentandola con Finalmente libera!.

Ma, col passare delle ore, mi sto chiedendo se Israa si possa davvero considerare libera: è tornata nell’apartheid di una città da decenni spaccata in due, occupata e militarizzata, vi è tornata con un corpo devastato anche grazie alla sadica e sistematica negligenza della canaglia sionista che, dopo averla incarcerata, ha sempre respinto ogni sua richiesta di cure.

Su Infopal potete leggere la vicenda del suo arresto. Una campagna e vari appelli sono stati fatti negli anni scorsi per la sua scarcerazione, ma tutto è, ovviamente, caduto nel vuoto.

Ieri sera i militari occupanti sono andati a casa della sua famiglia minacciando che Israa non sarebbe stata liberata se lì fosse rimasta la stampa ad attenderla (quanto avrebbero voluto che nell’incendio della sua auto le si fosse bruciata anche la lingua!!!), come se non bastasse il fatto che il governo isaeliano sta cercando di imporre il divieto di festeggiare chi viene rilasciato/a dal carcere, con la minaccia di riportarli/e in carcere.

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Sabato 25 novembre WOMEN IN STRUGGLE/ Vi aspettiamo!

Sabato 25 novembre 2023 la coordinamenta femminista e lesbica invita alla proiezione di <WOMEN IN STRUGGLE> (2004) della regista palestinese Buthina Canaan Koury, film documentario basato su interviste a militanti palestinesi sopravvissute all’apparato repressivo israeliano. Donne in lotta, donne imprigionate, donne torturate, donne che con forza e semplicità cercano ancora giustizia e felicità per se stesse come per la loro terra.

Sweet Bunch, via Casilina 283/A ore 20 e 30.

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L’ultimo 25 Novembre

L’ultimo 25 Novembre

Questo per noi sarà l’ultimo 25 novembre. Non ne possiamo più di date inventate a tavolino dall’Onu o dai suoi collaterali e consorziati strumentalizzando l’assassinio delle sorelle Mirabal, non ne possiamo più di date e ricorrenze propagandate dalle varie istituzioni pubbliche false, ipocrite, utilitaristiche e prezzolate. Non ne possiamo più delle processioni, dei teatrini, dei pulpiti e delle scarpe rosse che il potere allinea nelle piazze, delle coccarde e delle panchine rosse nei parchi, dell’associazionismo e dei corsi di educazione per i tutori dell’ordine costituito, i magistrati, i carcerieri…annessi, connessi e collaterali.

Non ne possiamo più delle lacrime utilitaristiche delle patriarche che pontificano contro la violenza sulle donne e fanno leggi securitarie, liberticide, di povertà e ristrettezze economiche, che gettano tutte le altre donne nella miseria, nell’impossibilità di tutelarsi e autodeterminarsi, che costringono tutte le donne alla guerra fra povere, che sfornano legislazione repressiva e di controllo con la scusa dei femminicidi…braccialetti digitali, Mobil  Angel, territori disseminati di telecamere, codici rossi, inasprimenti delle pene.

Non ne possiamo più di quelle che si dicono femministe e che ficcano la testa sotto la sabbia e continuano a rapportarsi con lo Stato, per convenienza o per abitudine, a pensare che la violenza sulle donne si risolva con la presa di coscienza degli uomini e delle istituzioni e non si accorgono o fanno finta di non accorgersi che il potere sta pesantemente strumentalizzando le donne e le diversità e le sta usando per una trasformazione profonda della società dalle fondamenta.

Giulia, ammazzata pochi giorni fa dall’ex perché voleva studiare, se ne voleva andare, voleva scegliere la sua vita, è l’ennesima di una lista senza fine e abbiamo ascoltato da tutti i pulpiti le solite esternazioni aberranti…il problema è culturale, bisogna insegnare il rispetto dell’altro, soprattutto nelle scuole, bisogna educare alla tolleranza, alla civiltà nei rapporti, al riconoscimento della libertà degli individui, al rispetto dei desideri e dei pensieri altrui, al rispetto delle diversità, bisogna introdurre nelle scuole l’educazione all’ affettività.

E quale sarebbe questo rispetto dell’altro? Quale sarebbe il rispetto dei desideri e dei pensieri altrui? Mettere in galera quelli che osano dissentire da questo sistema o anche solo pensare di costruire un’altra società? Escludere dal consesso lavorativo e civile tutte e tutti quelli che erano contro il green pass? Che volevano autodeterminarsi e rifiutare una terapia sperimentale? Dividere la gente in persone di serie A e di serie B a seconda dell’adeguamento al sistema di potere? Demonizzare tutti quelli/e che sono contro la Nato e contro le armi all’Ucraina? Che sono contro il controllo totale della nostra vita attraverso la digitalizzazione forzata, le sperimentazioni genetiche, i nuovi OGM, le smart cities o le ZTL? E quale sarebbe l’educazione alla tolleranza? Le guardie che si fanno forti di una divisa e sono armate anche in borghese? La tolleranza zero contro i diversi, i/le migranti, i nuovi Cpr, le periferie trattate come zone delinquenziali, la guerra ai poveri/e? e quale sarebbe la civiltà nei rapporti? Quella di spingere allo spionaggio di vicinato, alla delazione sul posto di lavoro, trasformare ogni cittadino/a in gendarme? E quale sarebbe il riconoscimento della libertà altrui? Quello delle guerre di aggressione degli Usa e della Nato, Italia compresa o il genocidio del popolo palestinese da parte di Israele?

La società neoliberista è una società violentissima che pratica sistematicamente la legge del più forte in ogni ambito nascondendosi dietro parole ipocrite, che esalta il dominio e il possesso, che mette in atto prevaricazione, stigma e controllo sui subalterni/e, esclusione sociale e morte civile quando non direttamente fisica. Perché non dovrebbero farlo gli uomini con le donne? I meccanismi patriarcali infatti sono gli stessi che ha usato e sta usando l’attuale fase del capitale per la trasformazione della società dalle fondamenta.

Il neoliberismo ha patriarcalizzato la società tutta, ha imperniato l’assoggettamento di tutti i subalterni su principi che il modello patriarcale ha usato per l’assoggettamento delle donne:

L’asservimento delle donne è stato praticato e perpetuato estorcendo la nostra partecipazione emotiva ai dispositivi dello sfruttamento […] E una volta dentro, non esiste distinzione tra tempo del lavoro e tempo libero, dobbiamo essere disponibili ventiquattro ore su ventiquattro, dobbiamo riconoscere il nostro ruolo ed esserne appagate poiché solo così potremo essere felici, potremo dare un senso, un senso pieno, alla nostra esistenza. Lo sfruttamento patriarcale ci espropria alla fine anche della nostra emotività: dobbiamo provare solo i sentimenti che sono stabiliti. Il neoliberismo ha esteso questi dispositivi di sfruttamento oltre la famiglia, oltre il lavoro riproduttivo. Ha femminilizzato il lavoro salariato. L’azienda neoliberista pretende da lavoratori e lavoratrici una dedizione assoluta, e spesso e volentieri gratuita, una partecipazione emotiva alle sorti della stessa, una continua reperibilità. Sempre più spesso, sempre più diffusamente, “portiamo a casa” il lavoro e non riusciamo più a godere del, poco, tempo libero che ci viene lasciato. Ma il neoliberismo vuole anche altro. Un mettersi in gioco continuamente per dimostrare quanto si è bravi/e, un’attesa continua del riconoscimento del merito e quindi una continua dipendenza dal giudizio. L’ossessione valutativa, portato dell’ideologia meritocratica, viene naturalizzata spingendo uomini e donne a riconoscere “affettivamente” la filiera gerarchica. Accettazione supina della propria inadeguatezza e quindi dei rimproveri che ci vengono mossi, delle umiliazioni a cui siamo tutte e tutti quotidianamente costretti, della concorrenzialità con i propri simili; una disponibilità ad assumere la scala di valori vincente e quindi a stigmatizzare tutti quelli che si comportano in maniera deviante. Ma anche questo, come donne, è un meccanismo che conosciamo bene. Da sempre noi donne dobbiamo dimostrare di essere brave, di essere all’altezza. Il giudizio altrui ha sempre contato moltissimo; lo “sguardo maschile”, sicuramente, ma anche quello delle altre donne a cui è stato attribuito il compito di “cani da guardia” del sistema, portato a termine stigmatizzando tutte le altre donne che non accettano la norma, la normalità, che non vogliono rientrare nei ranghi della scala di valori codificata. Nel mondo del lavoro salariato, poi, il nostro impegno nel dimostrare quanto valiamo si è addirittura centuplicato. Come in famiglia, anche negli altri luoghi di lavoro, dobbiamo accettare rimproveri e rimbrotti perché chi li fa sa meglio di noi qual è il nostro bene. Ci costringono a interiorizzare il senso della nostra inadeguatezza: è un nostro difetto, atavico, proprio perché, in fondo, non siamo in grado di scegliere il “meglio” per noi. E come hanno potuto ottenere da noi tutto questo? Attraverso la costruzione dei ruoli sessuati e non, la santificazione dell’autorità, la continua affermazione della logica del possesso, la retorica della responsabilità e del sacrificio, spingendoci ad introiettare la legalità con la minaccia dello stigma sociale, del ricatto affettivo ed economico, della repressione poliziesca.

In altri termini: hanno normalizzato e naturalizzato lo sfruttamento, l’oppressione, la mortificazione, la degradazione. La descrizione del nostro presente, costruito sulle gerarchie di genere, classe e razza, è diventata prescrizione del presente. (Quattro Passi/Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale pp.53,54)

La violenza patriarcale sotto mentite e negate spoglie intride le nostre società occidentali in profondità. Se c’è un movimento che in questo momento dovrebbe battersi contro le dichiarazioni emergenziali, la sperimentazione sui corpi attraverso il ricatto di un <bene comune e superiore> o attraverso il miraggio di una salute perfetta, di figli perfetti e per tutti, che dovrebbe battersi contro le leggi e i processi di interiorizzazione delle ideologie dominanti vecchie e nuove, contro i processi di asservimento che si concretizzano nel controllo sociale e territoriale serrato, nella digitalizzazione a tutto campo, nella guerra sul fronte esterno ed interno, questo dovrebbe essere proprio il movimento femminista.

Invece la ricerca della felicità  individuale e collettiva è stata capovolta in una realizzazione personale totalmente dimentica dell’originaria azione creativa e dialettica del femminismo.

Ogni riflessione e pratica eterodiretta rispetto al pensiero unico viene rinchiusa dal potere nella logica del negativo e del patologico, da reprimere, utilizzando da un lato le componenti socialdemocratiche riformiste come agenti controrivoluzionari, dall’altro le componenti dichiaratamente fasciste con la repressione diretta. Le une e le altre sono complementari.

Tutto questo ha portato ad un incremento della violenza. Da quella tradizionale che si manifestava nello sfruttamento all’interno del sistema organizzato di fabbrica o di impresa capitalistica, da quella che veniva esercitata nei confronti di chi aveva un orientamento ideologico diverso, da quella secolare di genere, oggi il potere è passato alla pretesa di piegare ai suoi obiettivi  tutta la nostra vita.

In questa società, “realizzazione della civiltà”, la violenza non è più qualcosa di esterno ma è immanente, è causa e principio e, perciò, è legalizzata e istituzionalizzata.

A questo sporco gioco non ci stiamo, ci troverete ovunque ci siano crepe per poter uscire da questa società e per smontarla.

Coordinamenta femminista e lesbica

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 23 novembre 2023

Zardins Magnetics di giovedì 23 novembre 2023

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ No al pacchetto sicurezza. Contro la violenza del patriarcato e dello Stato, autodifesa femminista

✓ Presentazione delle serate in solidarietà a Georges Ibrahim Abdallah

✓ Aggiornamenti dalla società carceraria

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

 

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