In ricordo di Petra Schelm

Petra Schelm

16 agosto 1959-15 luglio 1971

SchelmPetra

Questo è quanto

Jayne Cortez

E se non lottiamo
se non resistiamo
se non ci organizziamo ed uniamo e
prendiamo il potere di controllare le nostre stesse vite
allora indosseremo
l’aspetto esagerato della cattività
l’aspetto stilizzato della sottomissione
l’aspetto bizzarro del suicidio
l’aspetto disumanizzato della paura
e l’aspetto decomposto della repressione
nei secoli dei secoli e per sempre
E questo è quanto

Con calma

Denys

(..)Ero calmo e la mia calma mi ha fatto uno e più regali
un filo per cucirmi la bocca
un taglierino per scucirmi dalla testa
ciò che non potevo pronunciare.

Un giorno fui più calmo del solito
ma un sopruso causò problemi tecnici:
applicai la mia capacità di problem solving
e scoprii rabbioso e potente
con tutta la mia forza di femminuccia
che una stoccata di compasso
nel collo del proprio aguzzino
val bene un’estate di tunnel carpale
passata a voler morire.

Ero calmo e la mia calma ha tentato di uccidermi
ho chiamato il centro assistenza e non l’hanno voluta.
Ho deciso di tenermela.

Ora il filo tesse idee e ponti
e la lama recide
dalla punta della mia lingua
dalla punta della mia penna.
Sono ancora calmo:
con calma miro e colpisco
meglio.

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Secondo incontro del ciclo ALLA RADICE

Secondo incontro del ciclo ALLA RADICE : Cibo e Crudeltà/la delega della violenza e il valore della morte.

Abbiamo notato come sempre più spesso l’accezione “crudele” (dal latino crudus, crudo in senso figurato si, ma anche dall’origine “gastronomica”) venga
associato a modalità non reputate “etiche” all’interno della vastissima gamma delle possibilità di procacciarci un pasto.
La crudeltà, come concetto, sottende il piacere associato alla sofferenza inflitta. E’ certo che anche il verbo pascere, ovvero godere, da origine a pasto, momento di alto benessere per corpo e spirito. Ma forse l’errore è nella tesi per cui dare la morte per soddisfare questo piacere primario non sia frutto di sadismo bensì di più che naturali tensioni armoniche col mondo che ci circonda?
L’essere umano moderno, ben lontano da tale equilibrio, si trova a delegare, qui sì piacevolmente, la morte dell’ambiente animale e vegetale, al commercio alimentare.

A volte affidandosi a etichette inneggianti al bio e al cruelty free si perde di vista la devastazione ambientale attuata dalle aziende e multinazionali alimentari.
Se pensiamo che per ottenere 1 kg di farina c’è bisogno di 10 mq di terreno coltivato con conseguente devastazioone e trasformazione del territorio, possiamo almeno provare ad immaginare che cosa significhi entrare in un supermercato e raccogliere tutti i chili di farina che gentilmente qualcuno ha riposto su quegli scaffali. Questo è solo uno degli esempi per capire l’impatto che abbiamo sulla Terra. Certo è che delegando a qualcun altro il lavoro sporco non ci  sentiamo responsabili quanto lo è quest’ultimo. Perchè uccidere un maiale che magari abbiamo cresciuto con tanto amore ci sembra più violento che comprare un pacco di pasta al negozio dietro casa?
Che di carne o di ortaggi e cereali si parli non sembra forse lo stesso tipo di triste scenario? Riprenderci le nostre vite non dovrebbe significare per lo meno riappropiarci del piacere e della libertà di soddisfare i nostri bisogni? E se pure questo ci mettesse di fronte a problemi “etici” instillatici dalla società non sarebbe forse un modo per cercare di superare tali limiti?
Forse questo sistema capitalista ha proprio bisogno che noi non ci confrontiamo con la morte, animale o vegetale che sia, che non sviluppiamo capacità di affrontarla in ogni suo aspetto. E così usciamo dalla catena alimentare,per entrare a far spese in ben altro tipo di catene, perdendo, dimenticando, la possibilità individuale del soddisfacimento personale o credendo di poterlo sopperire coi servizi per le masse adeguatamente infiocchettati.

La sensibilità di ciascuno di noi è fondata su istinti soggettivi che possono avere le origini più disparate. Si può partire da categorie scientifiche, come sono le suddivisioni dei regni (animali, vegetali,funghi) che se da un lato sembrano ricalcare differenze evidenti come possono essere quelle tra un elefante e una margherita, nelle zone d’ombra mostrano tutti i propri limiti: pensiamo a un corallo e a una pianta carnivora. Teniamo sempre presente che queste suddivisioni sono state create dalla stessa forma mentis che ha creato tutte le aberrazioni che ben conosciamo e cerchiamo di criticare. Perchè quindi lasciare che siano il fondamento delle nostre analisi, senza cercare di metterle in discussione?

Qualcun altro sentirà particolare rispetto per un albero molto grande come una quercia secolare rispetto a un getto di rovo, o d’altro canto per una mucca piuttosto che per un moscerino, andando a stabilire dei criteri basati sulla grandezza.E potremmo fare esempi basati sulla piccolezza o su qualsiasi altro aspetto. Non è forse vero che un gesto, se giudicato violento, rimane tale verso qualunque di questi insiemi? Un discriminante valido potrebbe essere il movente per cui lo si compie;
e ancora, siamo sicuri che un atto se reputato violento debba essere eliminato dalle nostre possibilità?

Anche in questo secondo incontro vorremmo analizzare alla radice concetti sedimentati in noi, che troppo spesso diamo per scontati, utilizzandoli come base della nostra critica.
Provando a distruggere tutte le categorie coglieremmo in un lampo la caduta immediata di tutti i castelli di sabbia che ci costruiamo giornalmente e non resterebbe che il nulla. Non resterebbe che la volontà individuale di perseguire un proprio biSogno.

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Frida Kahlo

Frida Kahlo

6 luglio 1907-13 luglio 1954

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“Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. E’ in quel fuoco che sono nata, pronta all’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammata per il resto della mia vita. Da bambina crepitavo. Da adulta ero una fiamma.”

“Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. L’angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono altro che un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è una porta aperta all’intelligenza.”

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

12)Votiamo NO per dire NO alla macelleria sociale!

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Stop TTIP!!!!! mobilitazioni

Stop TTIP!!!!!!!

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Il Comitato Stop TTIP di Milano questa mattina (martedì 10 n.d.r.) è stato protagonista di uno straordinario flash mob a Piazza Affari che coinvolge la famosa scultura “dito medio” di Cattelan. E’ una cartolina indirizzata a Bruxelles dove si aprirà domani il 14esimo tavolo di negoziato Usa-Ue per tentare di chiudere il negoziato TTIP in zona cesarini.

https://stop-ttip-italia.net/2016/07/10/cartolina-da-milano-in-vista-del-14esimo-round-negoziale/

Qui altre foto della straordinaria azione: https://goo.gl/photos/ibyNyMrR6Vok32bq5 Leggi il resto di questa voce

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Lesbia Yaneth Urquia

Lesbia Yaneth Urquia

lesbia

Qualche giorno fa è stata assassinata in Honduras Lesbia Yaneth Urquia. Come Berta Cáceres, anche lei si opponeva al progetto Aurora, un progetto idroelettrico nel comune di San José, nel dipartimento di La Paz che prevede la costruzione di una diga sul fiume Chinacla che sottrarrebbe le terre agli indigeni Lenca.

Il Copinh (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras) organizzazione ambientalista e per la tutela degli indigeni e dei diritti sociali, ha denunciato l’assassinio, ribadendo che l’obiettivo delle multinazionali americane e del governo golpista honduregno è impedire qualsiasi determinazione di autonomia e di decisionalità dei popoli indigeni sulla loro terra instaurando un regime di terrore.

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Campeggio No Tav 14/31 luglio 2016

Campeggio No Tav, 14/31 Luglio. Programma

programma-campeggio-Inizia il 14 luglio il campeggio di lotta No Tav a Venaus che durerà fino al 31 luglio.

Come tutti gli anni ci ritroviamo nella valle che Resiste e non si arrende per confrontarci su vari temi e continuare la lotta.

Questo programma probabilmente subirà ancora delle variazioni, nel frattempo organizzate tenda e sacco a pelo.

Ci vediamo in Val di Susa,

Avanti No Tav!

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2° campeggio antimilitarista in Sardegna 2016

2° campeggio antimilitarista, 5-9 ottobre, sud sardegna.

https://nobordersard.wordpress.com/2016/05/30/2-campeggio-antimilitarista-5-9-ottobre-sud-sardegna/#more-2655

In questo momento l’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca può diventare, se già non è così, l’anello più debole della presenza militare in Sardegna. La crisi innescata dall’annunciata dipartita dell’aeronautica tedesca al termine del 2016 potrebbe mettere in forte dubbio l’esistenza stessa dell’aeroporto militare e, conseguentemente, del poligono di Capo Frasca.

Per questi motivi vogliamo creare un clima sempre più ostile contro i militari, affinché possibili nuovi affittuari (in sostituzione dei tedeschi) rivedano i loro propositi e gli italiani stessi vadano sempre più in crisi. L’anno scorso e quest’anno si sono tenute diverse manifestazioni e iniziative nei territori intorno all’aeroporto di Decimomannu, con l’obiettivo di bloccarne le attività, come quella dell’11 giugno contro la STAREX. Queste pressioni hanno dato dei risultati, minando le “condizioni per operare con la serenità necessaria”, come hanno dichiarato i vertici militari a pochi giorni dal corteo.

Annunciamo l’iniziativa del campeggio con largo anticipo, al fine di poter creare un percorso legato al territorio che ci permetta di arrivare ai primi giorni di Ottobre con idee, progetti e partecipazione più ampia e consapevole possibile.

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La guerra continua

La guerra continua

Pubblicato il 10 luglio 2016 · in Schegge taglienti ·

di Alessandra Daniele

Uncle_SamGiovedì notte a Dallas quello che è stato per anni un massacro unilaterale è diventato una guerra a tutti gli effetti.
Il cecchino che ha ucciso cinque poliziotti non l’ha fatto perché li ritenesse personalmente responsabili della sistematica strage di afroamericani che aveva contato due nuove vittime il giorno prima, ma per la divisa che portavano, considerata ormai quella d’un esercito nemico, una forza d’occupazione.
Per i loro colori, compreso quello bianco della pelle, perché i colori del nemico.
Gli USA sono in guerra ai quattro angoli del mondo come al loro interno.
La guerra è ciò che li contraddistingue da sempre, nella realtà fisica come nell’immaginario collettivo.
La guerra è la loro religione di Stato, il cui primo comandamento, portare armi, è fissato nella Costituzione fra i diritti inviolabili. Il loro fuoco zoroastriano che arde perennemente, il principale motore di molte loro industrie chiave, compresa quella dello spettacolo.
Il bagno di metallo fuso col quale vogliono purificare il mondo.
La fornace nella quale forgiano la loro identità nazionale, e nella quale la loro identità nazionale si dissolve.
Il cecchino, afroamericano reduce dall’Afghanistan, è stato ucciso con un drone esplosivo molto simile a quelli usati in Afghanistan.
Il giorno dopo, un altro afroamericano è stato ammazzato dalla polizia.
Il fronte eterno e infinito sul quale gli americani combattono percorre tutto il pianeta.
Non c’è ritorno a casa, non c’è tregua.
La guerra continua.

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Campagna per il NO al referendum di ottobre!

11) Votiamo No per dire NO alla realizzazione in Italia della società americana!

votare NO

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Orgoglio di scimmia

Orgoglio di scimmia

Orgoglio di scimmia

orgoglio di scimmia  

https://animaliena.wordpress.com/

“Proferiamo le parole ‘pienamente umano’ con un palpito di reverenza. I nostri occhi si appannano di fronte alla nostra peculiare umanità e il nostro autocompiacimento impenna. In tali momenti, dimentichiamo che la gorillità è più pacifica, la gufità più acuta visivamente, e l’apità più ecologicamente benigna. Le altre specie hanno capacità e qualità che a noi mancano, per quanto possiamo analizzare e inventare.”

(Animal equality: language and liberation, Joan Dunayer)

No, mi spiace… non ci sto alla retorica del “siamo tutte persone” proferita dalla maggior parte de* opinionist* in seguito all’assassinio di Fermo. A chi lo immagina e fa finta di nulla, a chi non lo immagina e non sa immaginare che possa esistere un’altra risposta alla violenza insensata, alla morte procurata per odio e per ignoranza, dico chiaro e tondo, una volta ancora, che alzare l’asticella che legittima la violenza non sarà mai la soluzione.

Perché agli animali si può fare tutto, e gli animali sono meno di niente, ed è per questo che Emmanuel Chidi Namdi è morto. Perché essere paragonati agli animali, che trattiamo da cose e non da individui senzienti, era per lui un’offesa che trascendeva la lampante constatazione che sì, siamo animali, e sì, siamo scimmie (o i loro più vicini parenti) e che sì, una scimmia ma anche un topo, o uno scarafaggio o un bigattino goloso di carne in putrefazione vale più del fascista che lo ha ammazzato.

Invece “scimmia” era per lui il peggiore insulto, perché se c’è un linguaggio comune ad oppressori ed oppressi è quello che mette gli animali non umani sul più basso gradino dell’esistente.

Non è appellandosi all’umanità, rinforzando il confine che ci separa dal resto del vivente, eternamente sacrificabile e sacrificato con l’indifferenza che caratterizza l’inutile ed inconsistente, che cesseranno eventi come questi. Fino a quando alcune vite varranno più di altre in nome di criteri arbitrari di merito, di simpatia o di somiglianza, nessun* potrà vedersi garantita la propria “non sacrificabilità”.

E lo affermo con convinzione e con la tristezza di chi sa che proprio ora, mentre scrivo, camion carichi di animali non umani compiono il loro ultimo infernale viaggio verso il macello, altri vengono torturati e ammazzati in ogni modo in nome della “scienza” ma anche della “noia”, dello “sport”, del “divertimento”, e che allo stesso modo, barconi carichi di migranti disperati affondano nel mare dell’indifferenza generale.

Quello che ha ammazzato Emmanuel era un fascista, punto. E L’Italia è piena di fascisti, dichiarati o meno, è un paese razzista e ignorante in un mondo in decadenza che vede ciclicamente impennarsi la violenza contro i più deboli per difendere i privilegi di pochi. Del disagio sociale di questo assassino, reale o presunto, non mi importa. Quello che mi interessa invece, è che ciò che permette alla violenza di manifestarsi è la convinzione che essa non sia intollerabile tout court.

Quello che non si dice, quando si afferma che la panacea di questi avvenimenti sia racchiusa nella convinzione che “siamo tutte persone”, è che sulle “non persone” è considerato accettabile usare violenza. Ovvero, chiunque, anche la persona all’apparenza più pacifica, ammette l’esistenza di un ambito nel quale la violenza è legittima, quella delle non persone, dei “non-umani”.

Se una cosa ci ha insegnato la storia, è che quel confine non è impermeabile, né dato una volta per tutte. E’ un confine poroso, ideato da chi ha il privilegio per escludere chi non deve averne neanche una briciola, e anzi può essere sfruttato a piacimento. In nome di questa consapevolezza, scelgo di stare dalla parte dei non bianchi, dei non etero, dei non abili e dei non umani. Quel confine lo voglio abbattere, una volta per tutte. E rivendico con orgoglio il mio essere scimmia.

 

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Eddy NO Tav, siamo tutte con te!

Lettera di Eddy NO Tav, ricercata dalla polizia

http://www.notav.info/post/lettera-di-paolo-virzi-sugli-arresti-di-eddi-e-dei-notav/

 

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Venerdì 8 luglio al tribunale di Torino

Ven 8/07, presidio al tribunale di Torino per sostenere i No Tav

no-tav-processo-beppe-grillo-660x330Venerdì mattina si svolgerà il Tribunale del Riesame per circa 20 indagati sottoposti a misure cautelari nella ormai nota inchiesta.

L’appuntamento è per le ore 9,30 di fronte al Palagiustizia per dimostrare vicinanza e solidarietà ai NO TAV che parteciperanno all’udienza (a porte chiuse).

Portiamo bandiere No Tav!

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Dopo gli arresti rilanciamo la lotta!

Dopo gli arresti rilanciamo la lotta!

LIBERINegli ultimi giorni la procura di Torino con il supporto del tribunale ha arrestato tre no tav che avevano deciso di non sottostare agli obblighi a loro imposti durante l’operazione del 21 giugno scorso. Sono tre dei/delle ventuno no tav accusati per il corteo del 28 giugno 2015 da Exilles a Chiomonte a cui parteciparono migliaia di no tav. Hanno scelto insieme a molti altri di non accettare le misure cautelari a loro imposte, hanno scelto di non far diventare la loro casa una prigione e soprattutto hanno scelto di non abbandonare la lotta. Tutto questo è stato fatto alla luce del sole durante delle assemblee, una fiaccolata e con messaggi video condivisi in rete con tutto il movimento no tav che anche da lontano li ha sostenuti. Ognuno anche in questa occasione ha donato al movimento le energie che aveva e che ha a disposizione, continuando la lotta anche in questo modo, ribellandosi ad anni di ingiustizie, processi e ingiuste sentenze.

A loro va il nostro sostegno, partendo da domattina in aula 59 alle ore 9 presso il tribunale di Torino dove Giuliano e Luca verranno processati per il reato di evasione, un’udienza a porte aperte dove potremo salutarli. La loro scelta, come quella di tutti/e i no tav è stata ed è quella di lottare per difendere la propria terra e il proprio futuro. Con questo intento non si sono fermati davanti ai divieti e con lo stesso stimolo insieme tutti li sosterremo, in tribunale, fuori dalle carceri, nei cortei e in tutte le iniziative del movimento. Con questo esempio ognuno darà come potrà il suo contributo rilanciando ancora una volta la lotta.

http://www.notav.info/post/dopo-gli-arresti-rilanciamo-la-lotta/

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Meghan Murphy: 9 choses qui font de vous une meilleure féministe

Meghan Murphy : 9 choses qui font de vous une meilleure féministe

https://delphysyllepse.wordpress.com/2016/07/03/meghan-murphy-9-choses-qui-font-de-vous-une-meilleure-feministe/

Vous vous demandez sans doute à quoi bon lire la revue Bustle ? Eh bien, simplement, pour les énumérations loufoques comme celle qu’ils ont publiée le 10 septembre, sous le titre « 9 choses qui ne font pas de vous une meilleure féministe ». Je vais vous épargner quelques minutes, que vous gaspillerez plus utilement à vous examiner les pores ou à épingler des photos de votre chat sur Instagram, en vous résumant l’essentiel de ce papier : Tout ce que vous faites est féministe et tout le monde est féministe et aussi, le féminisme est tout ce que vous dites qu’il est #amen

Vous vous sentez mieux ? Eh bien, tant mieux. Je me meurs d’envie de découvrir leur prochaine liste-bidon : « 11 choses qui ne font pas de Marx un communiste mieux que vous. » Par exemple : Vous possédez les moyens de production ? Et alors ?! Ne laissez personne censurer votre communisme #lecommunismeestpourtoutlemonde. Vous êtes né-e bourgeois-e, mais vous vous êtes toujours senti-e de classe ouvrière à l’intérieur ? Aucun problème. Assumer une identité prolétarienne est une façon branchée de subvertir l’opposition binaire de classe.

Mais je digresse. Le bon côté de l’énumération-bidon de Bustle est qu’elle m’a inspirée à en créer moi-même une. Voici les neuf critères réels qui font vraiment de vous LA meilleure :

1) Être une femme

Vous pouvez être un super-allié des féministes même si vous êtes un homme, mais vous n’allez jamais pleinement saisir le vécu féminin. Vu que les femmes sont le groupe qui est opprimé dans le patriarcat, en tant que classe, et que les hommes sont le groupe dominant dans ce système, ce sont les femmes qui doivent mener le mouvement vers leur libération. Être une femme est central au fait d’être féministe parce que le féminisme est un mouvement qui existe par et pour les femmes. Et même si les hommes sont également affectés par le patriarcat (la virilité n’est pas extra non plus), en fin de compte, ce sont les hommes qui en ont toujours bénéficié et les femmes qui en ont toujours souffert (et ce aux mains des hommes). La meilleure façon de soutenir le mouvement féministe, en tant qu’homme, est de tenir tête à d’autres hommes, aux privilèges masculins et à la violence masculine. En fait, ceci nous aide beaucoup et nous épargne de perdre notre temps en devant constamment expliquer à chaque homme rencontré pourquoi nous ne sommes pas réellement des jouets sexuels. Vous pouvez faire tout cela sans vous qualifier de féministe. Les actes comptent plus que les paroles, messieurs.

 

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