Zardins Magnetics di giovedì 1 agosto 2024
Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.
Gli argomenti:
✓ La tortura nel contesto del genocidio in Palestina. Un opuscolo
✓ Inattesi
✓ La tortura nel contesto del genocidio in Palestina. Un opuscolo
✓ Inattesi
Riceviamo da Trieste e pubblichiamo
Oggi ( lunedì 29 luglio n.d.r.) il tribunale di Trieste ha assolto le cinque persone portate a
processo perché accusate di aver violato il divieto a manifestare in
centro città, in vigore dal primo novembre 2021 al primo maggio 2022.
L’assoluzione è stata con formula piena: “il fatto non sussiste”. Il
presidio di oggi, davanti al tribunale, si è inevitabilmente concluso
con un brindisi. Ma certi fatti sussistono eccome. Sussiste il fatto dei
processi politici imbastiti per colpire la mobilitazione contro il green
pass, che spesso non reggono nelle aule giudiziarie. Sussiste il fatto
che dall’infame emergenzialismo “covid” non si è tornati del tutto
indietro, ad esempio sul diritto a manifestare, ancora conculcato e
represso. Sussiste il fatto che in Palestina si sta consumando un
genocidio spalleggiato anche dal governo italiano. Sussiste il fatto che
mentre la sanità pubblica è sempre più saccheggiata, siamo ormai giunti
al nono pacchetto di armi italiane a Zelensky. Sussiste il fatto che la
Nato e l’Unione Europea ci stanno trascinando verso la terza guerra
mondiale. Sussiste il fatto che mentre la maggioranza dei cittadini
soffre, qualcuno sta guadagnando enormemente da tutto ciò.
La guerra, l’autoritarismo e l’oppressione sussistono eccome, a noi il
compito di tradurre in fatti la nostra volontà di pace, libertà e
giustizia.
AVANTI NELLA RESISTENZA!
https://nogreenpassroma.noblogs.org/
Venerdì 26 in Francia, poco prima dell’apertura ufficiale delle Olimpiadi 2024 a Parigi, sono state incendiate centraline nodali della rete ferroviaria per danneggiare gli impianti delle linee ad alta velocità. L’attacco ha comportato il collasso anche delle linee secondarie e in pratica della rete ferroviaria francese del nord. Compromessi anche i collegamenti con la Gran Bretagna.
Questa notte sono state sabotate reti in fibra ottica di diversi operatori in sei dipartimenti. Il governo francese ha confermato che diverse linee di telecomunicazione sono state colpite da atti di vandalismo. I dipartimenti colpiti sono Bouches-du-Rhône, Aude, Oise, Hérault, Meuse e Drôme.
Queste notizie sono state sì divulgate ma anche passate sotto silenzio, minimizzato l’ impatto sul funzionamento di reti e servizi. Se il governo francese avesse avuto la convenienza avrebbe enfatizzato le azioni e la risposta del potere, e invece no perché fondamentalmente ha paura dell’effetto imitazione positiva. Touché.
✓ Le mani dei rivoluzionari, mani impazienti e logore. Considerazioni e lezioni dal passato su autogestione e metodo libertario.
✓ Le mani, i pensieri, i cuori dei prigionieri. Un’estate di rivolte.
Noi ci andiamo! Buona Estate!
https://ilrovescio.info/2024/07/20/torino-lo-chiamano-bene-comune/
CONTRO I BENI COMUNI
CONTRO LA CITTÀ GREEN E SMART
FUORI I BUONI DAL QUARTIERE!
Nella notte di mercoledì 10 luglio, alcune anime cattive hanno pensato di guastare la festa che la Fondazione di Comunità di Porta Palazzo (nella nuova veste di Fondazione Community Land Trust Terreno comune) aveva organizzato per l’indomani, per celebrare l’acquisto con fondi di Compagnia di San Paolo, terzo settore e privati, con l’appoggio del Comune PD e SE dell’immobile sito in corso Giulio Cesare 34.
A questo indirizzo si trova un palazzo che fino a qualche anno fa era occupato e che è stato sgomberato nel silenzio in epoca pandemica. Qui la classe dei “buoni” che governa la città vuole sperimentare una nuova frontiera della speculazione urbana, una speculazione dolce, come piace a loro, secondo il paradigma dei beni comuni.
Alcune scritte sono apparse sui muri del palazzo “-filantropi +licantropi”, “PD e SE per ogni sgombero un bene comune”, “fuori i buoni dal quartiere”, “PD ama Molino”, insieme ad un foglio murale per comunicare ai passanti l’ennesimo perverso capitolo della guerra ai poveri portata avanti dai padroni di Torino.
Foto e foglio murale in allegato.
Qui un articolo della stampa locale:
https://www.torinoggi.it/2024/07/12/leggi-notizia/argomenti/attualita-8/articolo/aurora-il-community-land-trust-vede-la-luce-ma-trova-ad-aspettarlo-le-scritte-degli-antagonis.html
p.s. le scritte sui muri abbassano i prezzi delle case. E per i flâneurs più temerari, è consigliata una visita a OASI 45, in Corso Giulio Cesare 45. Là dove c’erano le Serrande ora c’è…. https://www.immobiliare.it/annunci/110882537/
p.p.s. dichiarano con questo progetto di contrastare la “grande” speculazione immobiliare… attraverso la “piccola” speculazione immobiliare. Come non apprezzare la geniale realpolitik di lorsignori!
Corso Giulio Cesare 34
Community Land Trust
LO CHIAMANO BENE COMUNE
È GUERRA AI POVERI
In questo palazzo fino a pochi anni fa vivevano persone che si erano prese da sole un luogo in cui vivere fuori dalle logiche della proprietà privata, occupando, in una città in cui avere un tetto sopra la testa per molte è impossibile. Sono state sgomberate.
Oggi la Fondazione di Comunità di Porta Palazzo, grazie ai finanziamenti della Compagnia di San Paolo e di privati cittadini ed enti del terzo settore, ha comprato l’intero palazzo per 500.000 euro. Vuole ristrutturare gli appartamenti investendo 1,5 milioni di euro e venderli a famiglie selezionate dagli stessi borghesi della fondazione di comunità insieme ai padroni della città. Alcune famiglie del quartiere verranno scelte per comprare gli appartamenti facendo loro aprire un mutuo in banca. Vogliono vendere il mito della proprietà privata a chi vive in Aurora, facendo soldi con i risparmi di chi a fatica raggiunge la fine del mese. Promettono un guadagno del 2% l’anno a chi investe nel progetto, scommettendo sull’innalzamento dei valori immobiliari e del suolo, con l’appoggio del Comune e dei partiti di sinistra.
Il profitto sarà controllato da un Consiglio di Amministrazione, che promette di “riqualificare” queste strade e quindi aumentare i prezzi delle case. Immancabile la promessa di ristrutturare il palazzo aderendo al mito green e smart, che – tra pannelli fotovoltaici e videosorveglianza – significa che le case vecchie di cui Torino Nord è piena a breve non saranno più “a norma” e dovranno essere ristrutturate a caro prezzo.
Nel complesso, il Community Land Trust è una operazione per escludere gli abitanti più poveri e senza documenti dal quartiere e favorire i guadagni degli immobiliaristi e delle banche spacciandosi per “buoni”, così da sfruttare un capitale morale, mica come quel mostro di Molino (che da anni collabora con il Comune)!
Parlano di “abitare bene comune”, di “diritto alla casa” di “lotta alla gentrificazione e alla speculazione”: è guerra ai poveri. Le banche, i politici e i cittadini delle fondazioni manipolano il significato delle parole. “Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”. Parlano di “co-progettazione” e “partecipazione”, in realtà vogliono cooptare gli abitanti che considerano meritevoli nel governo del quartiere, legittimando moralmente la loro speculazione. Così, le pratiche informali e illegali, come le occupazioni, che permettono a tanti, per scelta o necessità, di vivere a Torino, diventeranno ancora più difficili.
CONTRO I BENI COMUNI
CONTRO LA CITTÀ GREEN E SMART
FUORI I BUONI DAL QUARTIERE!
Riceviamo e pubblichiamo
Ci siamo cascati di nuovo.
Di emergenza in emergenza, senza più riuscire a ricordare il momento in cui ogni restringimento delle libertà personali da parte di chi ci governa riusciva, se non altro, a scatenarci un moto di sdegno, fosse anche solo di borghesissima indignazione.
Senza riuscire a ricordare più l’ultimo momento in cui “tutto andava bene”.
Dagli allarmi terrorismo che ci hanno abituato a convivere con l’esercito nelle strade a una pandemia che ha reso normale, se non auspicabile, dover fornire a qualcuno un motivo valido per uscire di casa, passando per l’emergenza climatica che, ne siamo sicuri, presto
verrà usata per eliminare ulteriori spazi di agibilità tramite la colpevolizzazione individuale per il disastro in corso.
Hai un motivo valido e certificabile per salire in auto e continuare ad inquinare?
C’è pur sempre un apparato tecno-industriale da salvare dalla sua stessa crisi, nonostante tutto.
Un sistema che, nel prossimo futuro, dovrà essere implementato per essere ancora più preciso ed efficiente, per produrre più oggetti di consumo, tecnologie di precisione, armi e strumenti di morte. E per non permettere più nessuna diserzione dal sistema stesso.
Ogni promessa di transizione va letta come la promessa che tutto resterà esattamente così com’è, ma che ci sarà sempre meno spazio per chi non vorrà, o non potrà, adeguarsi.
Tornando a noi: la giunta comunale di Venezia negli ultimi mesi si è arrogata il potere di decidere chi potrà o meno frequentare la città storica, trasformando il problema, sistemico, dell’ “overtourism” nell’ennesima emergenza da governare. Meglio se in senso autoritario e facendo fare due soldi in più ai soliti noti. Continua a leggere
Perché occorre opporsi al pacifismo? Riprendiamo un contributo di Alfredo Maria Bonanno contro il terrore degli Stati
Vi aspettiamo giovedì 18 luglio 2024 dalle ore 19,00 alla Garbatella in via F. Passino 20, Roma. Sarà anche proiettato il documentario sul sistema di riconoscimento facciale israeliano RED WOLF.
NOSTRO LO SPAZIO! NOSTRO IL TEMPO!
GIÙ LE MANI DALLA NOSTRA VITA!
«È tempo di passare dalla pianificazione urbanistica alla pianificazione della vita urbana. Ciò significa trasformare lo spazio della città, ancora altamente mono-funzionale con le sue diverse aree specializzate, in una realtà policentrica, basata su quattro componenti principali -vicinanza, diversità, densità e ubiquità– per offrire a breve distanza le sei funzioni sociali urbane essenziali: vivere, lavorare, fornire, curare, imparare e godere»…«Dobbiamo essere creativi e immaginare, proporre e costruire un altro ritmo di vita, altri modi di occupare lo spazio urbano per trasformarne l’uso. Preservare la nostra qualità di vita ci impone di costruire altre relazioni tra due componenti essenziali della vita cittadina: il tempo e lo spazio».
Manifesto della Città dei 15 minuti di Carlos Moreno
Che cos’è e a chi conviene la Smart City? E la Città dei 15 minuti?
Il capitalismo teorizza, programma e cerca di attuare, decide della nostra vita per il profitto e per il controllo. Come possiamo opporci? Come possiamo gettare gli zoccoli nell’ingranaggio?
Una città “intelligente”, così la chiamano, perché, ci dicono, le più moderne tecnologie digitali e di telecomunicazione – compreso il 5G – vengono messe al servizio della città, dell’ambiente e dei suoi abitanti. E vorrebbero farci credere che questo costituisca un’innovazione, un bene per tutti.
Invece è un concetto che va ben oltre.
Si tratta, infatti, di un nuovo paradigma per la realtà urbana che poggia su miriadi di sensori che raccolgono, ventiquattr’ore su ventiquattro, ingenti masse di dati, e su un elevatissimo livello di connettività. Così strade, incroci, palazzi, parcheggi e gran parte dell’arredo urbano “parlano” tra di loro, in tempo reale, grazie a quello che in gergo viene definito internet of things, l’internet delle cose, ovvero la connessione dinamica tra gli oggetti che utilizziamo quotidianamente. Intelligenza Artificiale, 5G, droni e altre innovazioni tecnologiche sperimentate reciprocamente sia in ambito militare che urbano trovano così la loro sintesi ideale.
Questa impostazione è direttamente collegata a una ristrutturazione e ottimizzazione tecnologica dei trasporti, delle catene di fornitura e di scarto, delle infrastrutture e degli insediamenti territoriali. Secondo la propaganda sarebbe l’unico modo possibile e green di affrontare le devastazioni ambientali che minacciano il capitalismo e di garantire l’ordine sociale, in tempi di guerre mondiali e militarizzazione crescente. In realtà è soprattutto una ulteriore modalità di controllo urbano ed estrazione di ricchezza dalle forme di vita e dagli ambienti, che aggraverà le nocività e il disciplinamento.
Vengono così istituite nuove ZTL, dove potrà entrare solo chi avrà il permesso o si farà tracciare o dovrà accettare un peggioramento delle condizioni di vita. Viene programmata la sostituzione delle automobili con quelle elettriche, per chi può permetterselo. Viene attivato il riconoscimento video e biometrico dei comportamenti “non conformi”. Vengono definiti ambiti territoriali sempre più circoscritti in cui devono essere esplicate le attività quotidiane, le così dette Città dei 15 minuti, da cui si esce solo per lavoro di servizio e le forniture possono essere eventualmente razionate, come rane via via più bollite e più in lockdown. Viene aumentata la necessità degli utenti di essere sempre connessi alla rete di controllo per fornire dati e usufruire dei servizi centralizzati. Vengono spese ingenti somme di denaro pubblico per la rete di controllo, dai sensori alle telecamere, dai trasmettitori alle centrali di monitoraggio intelligente Smart Control Room, con l’assunzione di personale e tecnologie poliziesche per il controllo.
Le Città dei 15 minuti costituiscono ambiti di base per la strutturazione della Smart City.
La smart city è quindi propagandata con una narrazione politica in cui, per incanto, grandi multinazionali, grandi banche, governi e partiti, insomma la classe dirigente nella sua stratificazione, si trasforma in soggetto animato da nobili ideali di altruismo e filantropia. Con le retoriche del bene comune, della comodità, della sicurezza, dello status sociale tutta la cittadinanza è chiamata a collaborare e stimolata a desiderare di conformarsi. Da una parte le zone da difendere, quelle cosmopolite, turistiche, finanziarie o per i ricchi borghesi con servizi privati di lusso, intorno gradazioni di ghetti via via sempre più isolati per i poveri, dove i servizi pubblici sono scaricati sull’associazionismo connivente e si possono controllare i potenziali disordini sociali. Chi non partecipa attivamente alla propria sottomissione sarà tacciato di scarso senso civico, additato fino a essere espulso dal novero dei cittadini legittimi come è successo durante il periodo pandemico con il green pass. In questo senso devono essere intesi tutti i percorsi di digitalizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione. I dispositivi digitali onnicomprensivi che prevedono passaporto, carta d’identità, patente, cartella sanitaria in un unico documento sono già in sperimentazione, come le piattaforme digitali di “partecipazione” civica o in prospettiva la moneta digitale che traccia ogni interesse o la patente del buon cittadino (Citizen Wallet) che usa stigma, premialità, delazione, paternalismo quali rapporti fondamentali tra istituzioni e cittadinanza.
Questo progetto è globale, non riguarda solo il nostro paese o la nostra città. Qui a Roma sta avendo un’accelerazione con l’entrata in funzione della videosorveglianza nella enorme ZTL fascia verde (1 novembre 2024) e con i lavori per la sicurezza del Giubileo 2025. In altre città come Milano, Bologna, Trento, Venezia, Udine, Bolzano la sperimentazione è più avanzata.
Bisogna informarsi, confrontarsi, prepararsi a contrastare l’attuazione, rifiutarci di collaborare, boicottare, opporre resistenza e autonomia, prima che sia troppo tardi.
Assemblea romana contro il green pass https://nogreenpassroma.noblogs.org/
scarica qui Invito smart city 18 luglio 2024
✓ Resistere alla galera. Lottare contro l’occupazione colonialista. Per la libertà e l’autodeterminazione.
Incontro a Udine con Suaad Genem autrice del libro “Il racconto di Suaad prigioniera palestinese”
Lo ha detto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in vista del Giubileo, in video collegamento al terzo forum di The urban mobility Council, il think thank della mobilità promosso dal Gruppo Unipol.