di Elisabetta Teghil
La stagione che stiamo vivendo non è il frutto di una crisi congiunturale, non è leggibile con la teoria dei cicli, ma è il frutto dell’autoespansione del capitale.
Una delle novità più grandi è la rottura del blocco sociale dominante.
L’attacco alla piccola e media borghesia è di classe, nel senso compiuto del termine, cioè alle loro condizioni materiali di vita. Ci troviamo di fronte ad un passaggio irreversibile ed è pia illusione quella di coloro che pensano che dopo la tempesta tornerà la quiete. Dopo, ci troveremo molto più povere/i e molto meno libere/i di ieri.
Da qui l’inconsistenza, e questo sarebbe il male minore, ma, soprattutto, la falsità di una lotta impostata contro l’illegalità e l’evasione fiscale, addirittura elevate a strumenti di rinascita economica che dovrebbero far ripartire il volano della redistribuzione delle ricchezze.
Secondo queste/i buontempone/i i proventi recuperati dalla lotta contro l’evasione fiscale e l’economia “illegale” in genere, dovrebbero essere usati per i lavoratori e le lavoratrici. Ma il raccolto dell’economia legale e quello delle tasse regolarmente pagate dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini non viene certo usato per questo! Per non parlare dell’utilizzo del plusvalore che, pure, viene prodotto in grande misura!
E, comunque, ci viene detto che tutto quello che si potrebbe recuperare dovrebbe essere usato prima di tutto per ripianare il debito, maniera elegante per dire che queste ricchezze andranno dirottate alle banche e non a ricostruire lo Stato sociale smantellato, nemmeno a livello di buoni propositi!
Ma cosa aspettarsi da chi ci racconta che la popolazione è vissuta al di sopra delle proprie possibilità quando è palese che sono le risorse sottratte alle pensioni, alla scuola, alla sanità, allo Stato sociale che arricchiscono sempre di più le multinazionali e l’iper-borghesia?!
Così come a livello internazionale sono i popoli del Terzo Mondo che vengono sfruttati per mantenere lo strapotere delle multinazionali occidentali.
Da qui, sì, la violazione della legalità internazionale con le guerre “umanitarie”, i colpi di Stato, le aggressioni militari.
In campo nazionale, la legalità si misura con lo smantellamento dell’Art.18 dello Statuto dei lavoratori, con le “riforme” che permettono licenziamenti senza giusta causa, senza obbligo di reintegro, con l’accesso sempre più difficile e selettivo all’istruzione,con il diritto alla casa sempre più vanificato.
La retorica della legalità è un falso perchè parte dal presupposto, infondato e vanificato ogni giorno, che la legge sia uguale per tutte/i.
Non dobbiamo impegnarci per il suo rispetto, ma in una prassi di lotta nei luoghi di lavoro e nella società.
Dobbiamo evitare accuratamente di unirci alla canea di quelle/i che condannano e condanneranno le pratiche di illegalità : non pagare le tasse, non pagare il biglietto del treno e dell’autobus, non pagare le utenze, rubare nei supermercati, fare i picchetti contro i crumiri e contro le imprese, resistere alla repressione della polizia, occupare le case, in parole povere, illegalità diffusa.
Da qui l’oscenità del principio per cui dovrebbero andare in parlamento solo gli/le incensurati/e cioè….Monti…Montezemolo..Fornero…Bersani….e non i/le lavoratori/trici o studenti/e arrestati durante gli scontri con la polizia per difendere il lavoro, la casa,la scuola,l’ospedale, il territorio…non la madre di famiglia o il pensionato che rubano al supermercato. Risultato?
Chi è il responsabile e ha provocato tutto questo va in Parlamento e dovrebbe rappresentarci e chi applica la pena di morte extra-legem è legittimato ed assolto preventivamente perchè la difesa della proprietà privata è più importante del diritto di sfamarsi.
Noi diciamo che l’illegalità è un diritto.
Con il richiamo a prescindere alla legalità si omettono a piè pari i problemi sociali e le conseguenze che ne derivano, così come l’immigrazione e la violenza sulle donne vengono relegate al tema della sicurezza.
Si annulla completamente il rapporto con le condizioni materiali di vita. Salario, casa, pensioni, sanità, scuola si barattano con una condizione immateriale, la legalità.
Siamo in piena sbornia idealista
Ne deriva l’appello a principi etici avulsi da ogni rapporto con le condizioni effettive di vita e si sdoganano improbabili movimenti di varia natura, arancioni, viola, popoli delle rete, Snoq…ed è un proliferare di rivoluzioni….civili,etiche,sociali,necessarie……
Così facendo non solo hanno contribuito alla scomparsa della sinistra (il che non sarebbe grave, se fosse propedeutico alla nascita di una sinistra di classe) ma,soprattutto, hanno creato lo spazio per ogni forma di pulsione reazionaria.
E,siccome la politica è un piano inclinato, l’ultima moda si manifesta nel venire dalla società civile,nel non essere “compromessi”con il passato.
Ma, le persone, sempre da qualche parte vengono e, soprattutto,da qualche parte stanno.
Noi non siamo nate/i oggi, ma con Spartaco, con le lotte contro lo schiavismo, contro il colonialismo, contro il patriarcato…..nelle lotte delle donne e degli uomini contro lo sfruttamento, siamo figlie/i delle rivoluzioni sociali.
E se ci dicono che l’ideologia non esiste, che la lotta di classe è superata, che la storia è finita è perchè l’iper-borghesia vuole riservarle solo a sè.
Ma questo patrimonio ci appartiene ,sono le nostre carte di navigazione, ci servono e non abbiamo nessuna intenzione di regalarle a chicchessia.