PETRONILLA E LA “FINANZA”
di Noemi Fuscà
L’altro giorno in metro vedo una pubblicità sulla “finanza” e le donne- anche sul fatto che in metro ci siano televisioni sia sulla banchina sia nei vagoni ci sarebbe da riflettere molto (Orwell aveva ragione, ma ormai dirlo è antiquato) – , e comincio a storcere il naso ma ancora non avevo compreso bene il livello del messaggio. Si tratta di un nuovo programma della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e si chiama “Conta sulle donne”, http://contasulledonne.adiconsum.it/ I partecipanti alla fondazione sono tutte banche.
Nelle mie viscere si scatena una rabbia ceca e il sangue comincia a bollire. Provo quindi a calmarmi e a individuare i punti salienti di una riflessione cioè il luogo comune sul rapporto negativo tra le materie scientifiche e le donne e la questione della brava massaia che risparmia e del ruolo femminile di cura delle donne in famiglia.
Ora che il capitale nella sua forma transnazionale e neoliberista non deve più camuffarsi ma può esprimersi come vuole, non è costretto a usare quel famoso “politically correct” che ancora va di moda ma che si sta smorzando, tant’è che nel sito viene specificato che il programma è stato pensato proprio per la popolazione femminile, come se non bastasse che fin da piccole ci dicono che non abbiamo una mente scientifica, che la donna scienziata, matematica o economista è, comunque, o un’eccezione o meno brava dei colleghi maschi. Forse il problema dell’approccio a queste materie sta nel fatto che, fin dalle elementari, se non dall’asilo, la maestra ( perché le maestre sono quasi tutte femmine) è intrisa di una mentalità tutta interna alla ruolizzazione programmata dal sistema e allo stesso tempo è tutta attiva nell’essere, come educatrice, catena di trasmissione di questi valori e ti dice di essere femminile e che le materie letterarie sono meglio per te che devi solo avere le trecce in ordine e che la matematica, lo dicono pure gli esperti, non è per le donne, è difficile. Sarò sincera nel dirvi che io quasi odio la matematica, e che, in adolescenza, ero stata tentata di forzarmi a studiare materie scientifiche all’università per dimostrare che questo luogo comune non era vero ma, per fortuna, ho scelto storia. La costruzione sociale che viene perpetuata nelle scuole è difficile da scardinare perché anche le donne che lavorano nella scienza hanno difficoltà a stare in quel mondo completamente maschile. Dobbiamo tutte diventare come Christine Lagarde del FMI, allora? Con tailleur grigio topo e perfette “econome” al servizio del mondo che ci opprime? Siamo sempre costrette a dimostrare qualcosa agli altri per sentirci legittimate a esistere?
Scorrendo, infatti, la presentazione che troviamo sul sito Contasulledonne la prima frase che si incontra è questa che riporto virgolettata perché forse è giusto condividere l’orrore: “Il mondo del credito e della finanza si evolve velocemente. Per questo l’educazione finanziaria, non può più essere un optional ma deve essere, quasi, un obbligo”. Quindi è palese, come prima dicevo, che il capitalismo è nudo, non deve più nascondersi, ci vuole asservite e partecipi e ce lo dice in faccia, lo scrive esplicitamente. Se non ci adeguiamo a questo profilo proposto dopo non potremmo lamentarci, perché ci sarà la cerchia di quelli che io chiamo sottoculo dei potenti, aspiranti borghesi o detti sottoni che hanno le pezze al culo ma si prostrano e sgomitano per essere partecipi delle briciole e poi la cerchia che non si adegua o per scelta o per mancanza di possibilità che sarà costretta a subire tutto, che sarà esclusa da un muro alto e invalicabile, che vivrà in un non luogo dove non ci saranno diritti, dove non si potrà accedere nemmeno all’acqua. Per questo donne imparate bene a fare i conti! mica vorrete essere quelle che non sono riuscite a fare i regali di natale a tutti, o comprare le ultime scarpe per vostro figlio e poi che fate non andate in vacanza con vostri coupon risparmio? Non volete essere anche voi, come suggerisce un’altra porcata come Trade a’-porter (che non ha un sito ma solo una pagina facebook), donne che conciliano lavoro e impegni familiari? Non importa che sia proprio la gestione di questo mondo lavorativo a mettere in conflitto la famiglia con la produttività, la famiglia viene sponsorizzata comunque perché è un elemento “normalizzante”.
Uno degli scopi di Contasulledonne è di insegnare ad aprire un conto corrente, ma siamo delle cretine??? Tanto le banche sono comunque delle sanguisughe, per cui che altro devo imparare in cambio di un pezzo di plastica che mi faccia prendere i soldi ovunque io mi trovi? I piani di risparmio bancario… i tassi zero…. cosa diocaneeeedevoimparareeeeeeee????
La “finanza” è un sistema adottato proprio per rendere il denaro non più tangibile e quindi in qualche modo comprensibile e gestibile, ma è fatta per allontanare dalle persone proprio la capacità di comprensione e di gestione. Scusate la banalità ma non sono io che devo farvi discorsi sull’economia di questo mondo!
Il cittadino/a, categoria assolutamente spoliticizzata ora è cittadino/consumatore.
Siamo solo dei consumatori. Spesso ci siamo dette che in questo contesto storico, in realtà, non serve più nemmeno che consumiamo. Il capitale non necessita più che noi veniamo stimolati al consumo, siamo già consumatori in ogni fase della nostra stessa esistenza. Non siamo cittadini neppure nel senso democratico/borghese perché viviamo le nostre vite senza la possibilità di esercitare diritti e siamo spinti ad indignarci solo con quelle e quelli come noi, perché il tram non arriva, perché un cane ha sporcato, per un parcheggio su un marciapiede, in una lotta tra subalterni che non fa altro che sviare l’attenzione da chi ci opprime veramente. Un muro vale dieci volte più di una persona, non può essere dipinto, o meglio “imbrattato”. Non importa capire chi è il nemico vero, perché hanno tutti sussunto la storiella che chi sporca la proprietà deve essere punito e non puoi dire neppure quello che pensi in un mondo che pretende invece da te che rispetti tutti tutti tutti sulla faccia della terra, perché quello che diresti tu non è democratico. E ti dicono che una banca può dare o essere la soluzione dei tuoi problemi. È il classico gioco per cui ogni ostacolo si può superare solo seguendo le stesse regole che hanno creato quel determinato ostacolo.
Ma ritorniamo a Contasulledonne. Quello che sconvolge è la riproposizione di un modello che pensavamo morto e sepolto, quello della donna risparmiatrice e oculata, quella che gioca a premi per vincere il nuovo frullatore. Certo qui si punta a un modello “migliorato”, quindi in palio ci sono oggetti tecnologici e buoni libri, ci vogliono formare con i loro criteri, non ci vogliono più sceme e casalinghe vogliono la nostra collaborazione.
Non consiglio di non aprire conti in banca, né servirebbe a nulla aprire conti etici, più sporchi della terra insanguinata che millantano di sostenere, in questo momento non siamo così forti, né tantomeno la nostra proposta è quella di tornare al primitivismo. Ma di stare in allerta, sì, e di denunciare l’ennesima strumentalizzazione.
Quando Amalia Moretti Foggia più conosciuta come Petronilla o come Dott. Amal scriveva i suoi consigli alla massaia in tempo di guerra, insegnava come risparmiare e come tirare fuori da un pezzo di carbone usato qualcosa di utile non lo faceva così a caso. infatti, nel 1944 Pietro Caporilli direttore dell’inserto della <<Domenica del Corriere>> soppresse la sua rubrica: la questione era d’immagine. Dopo la guerra riprende a essere edita anche la rivista <<La cucina italiana>>: tra il ‘52 e il ‘59 terrà un profilo basso spingendo la donna a risparmiare, a utilizzare bene gli avanzi o a fare la spesa in maniera intelligente. Dopo il ‘59, il boom è alle porte e la rivista fa una scelta editoriale precisa, quella consumista, spingendo non più a farsi da sole la maionese ma incitando a comprare il nuovo prodotto colorato e pratico già pronto per “una vita più semplice con risultati migliori”. La donna deve spendere o risparmiare a seconda di cosa le viene chiesto dal capitale. I concorsi a premi, per esempio, sono proprio l’infantilizzazione delle persone. Vuoi qualcosa quindi io te lo concederò solo se vincerai queste prove, che possono essere di abilità o di fortuna.
Tutto il discorso sul calibrare il mondo della “finanza” e dell’economia, che sarebbe meglio chiamare “domestica” come una volta, sulla popolazione femminile è un chiaro riferimento ai ruoli impostati dalla società che ovviamente si sono evoluti, ora infatti il modello può essere la dolce mamma casalinga come la figura di Marcegaglia e di Lagarde, già parlando di “Women for Expo” abbiamo approfondito questo concetto. Creare spazi completamente al femminile che non servono a destrutturare la società e il sistema patriarcale e neoliberista, ci rende i soliti panda da salvare oppure ci ghettizza in luogo sicuro fatto apposta per noi. Ma nessuna è al sicuro, quando il capitale vorrà eliminarci lo farà, il nostro compito quindi dovrebbe essere pensare spazi e nuove forme di resistenza e di attacco.
Il pensiero dominante è egemonia culturale ed è molto più forte di qualsiasi situazione di difficoltà provocata dalla “così detta crisi”, ha fatto pensare a tutte che l’emancipazione fosse femminismo, siamo come la foresta amazzonica da salvare, ci hanno parlato di quote rosa, di donne nel mondo del lavoro…. tutte cose verissime, ma forse gli strumenti che ci hanno lasciato usare non potevano davvero ribaltare niente perché la parità non significa liberazione.
Petronilla, quindi, è stata uno dei primi esempi di un modello di donna che ha studiato perché borghese, ma che, comunque, per farcela deve contribuire sotto mentite spoglie a mantenere il femminile nel suo ruolo. Era figlia del suo tempo, ma noi siamo cresciute con questo modello di donna che riesce a fare tutto e per questo viene lodata dalla società, siamo sottoposte ad una scala di valori che è esterna a noi e che ci viene sempre presentata in maniera spoliticizzata.
Ancora oggi rendere compartimentati i settori o dividere i soggetti a seconda di colore, forma o sesso parcellizza ed elimina la possibilità di avere una visione d’insieme.
Distruggiamo i ruoli e spezziamo il capitale.