La violenza dello Stato diventa società.
La violenza dello Stato <etico> ha un risvolto particolarmente odioso e pericoloso, diventa società. Diventa pensiero dominante e si espande in ogni sfera del vivere.
Non c’è giorno in cui una donna non venga ammazzata dal padre, dal marito, dal figlio, dall’ex, dall’amante. Abbiamo gridato nelle piazze che le donne le uccidono gli uomini, che il problema non è di ordine pubblico e che nessuna legge sulla sicurezza deve sfruttare i nostri corpi e le nostre morti.
Ma assistiamo tutti i giorni ad una violenza delle Istituzioni senza confini. Una violenza che cammina su un doppio binario, da una parte si esprime direttamente con la repressione e lo stigma, dall’altra si ammanta di un’ipocrisia senza pari presentandosi come antifascista, antisessista, antirazzista, sensibile agli oppressi, alla violenza sulle donne e sulle diversità purché queste collaborino alla perpetuazione del potere.
Con il pretesto dell’emergenza pandemica e poi dell’emergenza di guerra e poi di quella climatica, ma il processo era già in atto da tempo, lo Stato si è arrogato il diritto di decidere, per tutti e tutte, quello che è bene e quello che è male, quello che dobbiamo fare, dire e sentire. E’ lo Stato etico. Non è ammessa nessuna obiezione, nessun dissenso, il solo pensiero diverso è relegato nella sfera del disturbo psichico e della deviazione delinquenziale. Anche i <bravi cittadini> sono chiamati a dare il loro contributo, vengono scatenati contro i così detti cittadini refrattari e vengono incentivati, promossi ed auspicati atteggiamenti e comportamenti decisamente violenti verso chi non si adegua alle direttive del potere.
Il controllo è generalizzato e di tipo militare, lo stigma e la punizione verso chi è refrattario auspicato e attuato.
Nelle carceri i detenuti che protestano muoiono di <morte naturale>, è stata reintrodotta la pena di morte extra legem, si spara a chi non si ferma a un posto di blocco o a un ladro disarmato, gli operai e le operaie lavorano dodici ore al giorno e muoiono come mosche, gli immigrati, i lavoratori stagionali vivono in condizioni disumane e in semischiavitù ma vengono additati come i colpevoli di ogni nefandezza, si internano i così detti irregolari con il principio della detenzione amministrativa ma si piangono lacrime di coccodrillo per quelli che affogano in mare, fioccano condanne non per quello che si fa ma per quello che si è, la vicenda di Alfredo Cospito e di chi lo ha sostenuto e lo sostiene è esemplare, l’impoverimento della popolazione è generalizzato e sempre crescente ma i media maintream che ci hanno parlato prima in maniera terrorizzante di pandemia ora ci parlano della necessità della guerra mentre viene distrutta la sanità pubblica e le persone non sono più in grado di curarsi, mentre vengono spesi milioni e milioni di euro in armi e in sistemi di controllo e la popolazione è sempre più impoverita.
Ma la violenza dello Stato etico ha un risvolto particolarmente odioso e pericoloso, diventa società. Diventa pensiero dominante e si espande in ogni sfera del vivere.
E così i rapporti lavorativi diventano violenti, il collega prevarica il collega, per la promozione, per un aumento di stipendio. Si mandano lettere anonime, la delazione è pratica comune e incentivata. Il cittadino controlla il cittadino, chiama la polizia, denuncia il comportamento fuori della norma. I lavoratori <irregolari> diventano il capro espiatorio dei cittadini <regolari>, ragazzi a cui è stata tolta ogni speranza massacrano di botte chi dorme per la strada, sfogando su chi è più debole una rabbia di vita che non riescono a indirizzare altrove.
Noi siamo consapevoli che il femminicidio si è sempre perpetuato nel tempo ed è trasversale, ma lo stillicidio a cui assistiamo ha le radici in quello che succede qui e ora.
Il neoliberismo ha promosso la violenza delle Istituzioni e dei cittadini contro chi è percepito/a come più debole, ha incentivato la prevaricazione e l’aggressione come modalità di porsi con i diversi e la possibilità di scaricare, su chi è sentito come inferiore, frustrazioni e impossibili rivincite. Ha promosso e promuove la guerra, al di là delle belle parole e delle frasi fatte, come risoluzione dei problemi internazionali. Tutto questo viene sdoganato anche nel rapporto maschile-femminile.
In una società che ha fatto del sopruso sostanza di vita, perché il sopruso non dovrebbe sostanziare il rapporto che gli uomini hanno con le donne e legittimare l’uso della violenza per ottenere ciò che si vuole?
In una società dove non c’è più partecipazione umana per i poveri e i diversi, ma disprezzo, dove l’unica misura di autoconsiderazione è il successo e il tracollo economico finisce in tragedia, dove vige solamente la legge del più forte, la perdita da parte del maschio del ruolo e della <proprietà> affettiva lo autorizzano ad azioni violente in sintonia con il clima culturale-politico corrente.
La violenza delle istituzioni trasforma e deteriora anche i rapporti personali e interpersonali e trasforma gli esseri umani nel profondo.
E’ in questo contesto che la violenza maschile già presente e insita nel rapporto dominante dell’uomo sulla donna, viene esaltata. Così il sistema di potere ottiene due ottimi risultati. Si autoassolve scaricando la colpa sugli esecutori e, secondo una strumentalizzazione ormai abituale, introduce forme di repressione sempre più accentuate e funzionali al controllo.
Per questo dobbiamo opporci con fermezza a tutte le misure di controllo sociale, al ricatto sul lavoro, alle vaccinazioni obbligatorie, al green pass in qualunque forma lo stiano trasformando come <patente del buon cittadino>, al controllo dei territori, dalle ZTL nelle città ai tornelli nelle università, alla digitalizzazione di ogni atto della vita, alla divisione tra buoni/e e cattivi/e, al legalismo imperante, alla normatività debordante.
Per questo dobbiamo recuperare l’autonomia di pensiero, la voglia di decidere per noi, la forza di opporci, la capacità di dire no.
Per questo dobbiamo fare chiarezza politica. Ribadire che chi aderisce ai valori di questa società e, in particolare, a come oggi si presenta nella sua configurazione neoliberista che vede tutti i partiti e i partitini compatti nelle scelte di fondo, è partecipe e responsabile di tutti i crimini che questa stessa società induce e provoca.
Per questo dobbiamo rifiutare il collaborazionismo con il potere che in cambio della nostra svendita, della nostra schiavitù volontaria vorrebbe buttarci qualche osso spolpato che dovremmo contenderci a morsi con le nostre simili.
Chi condivide ed è partecipe di questo progetto ne è complice e corresponsabile.
Dobbiamo organizzarci e lottare.
Coordinamenta femminista e lesbica