Cos’è la sorveglianza speciale?
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La sorveglianza speciale è la più pesante fra le misure di prevenzione (le altre sono gli avvisi orali e i fogli di via), può essere data per un periodo che va da uno a quattro anni, tale misura non serve a individuare e reprimere la colpevolezza, ma bensì la presunta pericolosità degli individui. Non servono quindi prove o processi per condannare o scagionarsi, si gioca tutto in un’udienza dove il pm porta le informazioni a carico dell’imputato per dimostrarne la pericolosità. Queste informazioni non è richiesto
dal giudice che siano supportate da prove, anzi per la maggior parte sono il risultato delle indagini e delle successive profilazioni che la polizia fa dei compagni.
Viene quindi valutato lo “stile di vita”, che lavoro si svolge, dove si vive, con chi si vive, chi si frequenta e dove lo si fa. Viene rivoltata e giudicata l’intera vita presente e passata delle persone e non è importante che questa magari non sia delittuosa, anzi. Ciò su cui i pm insistono è l’ipotesi che le caratteristiche e le idee di determinate persone possano portare al compimento futuro di reati.
Cosa prevede la sorveglianza?
Innanzitutto non prevede appello, non trattandosi di un processo non vi sono secondi gradi o cassazione, si può tentare un sorta di riesame che ne chiede la revoca, che nei casi a noi vicini non è mai stata accolta.
Viene data da uno a quattro anni, ed è rinnovabile, tendenzialmente prevede il rientro notturno (con possibile verifica della presenza in casa a qualsiasi ora della notte), il divieto di partecipare a manifestazioni pubbliche e assemblee, il divieto di frequentare pregiudicati o portatori di altre misure di prevenzione, l’abbandono di lavori saltuari, il ritiro della patente (anche per i 4 anni successivi alla fine della sorveglianza), la limitazione negli spostamenti fuori dalla città di residenza (cioè ci si può spostare solo previa comunicazione alla polizia), vi sono casi in cui è stato dato l’obbligo o il divieto di
dimora o soggiorno, che in questo caso è la stessa cosa.
In caso di violazione di anche solo una di queste prescrizioni scatta un processino che può portare all’arresto del sorvegliato, se questo dovesse accadere, il sorvegliato riprenderà a scontare la sorveglianza speciale non appena uscirà dal carcere. Cioè le due misure non si sovrappongono.
Questo enorme ricatto crea le condizioni perché i sorvegliati speciali diventino carcerieri di loro stessi, in particolar modo quando sentono il fiato della DIGOS sul collo.
La misura della sorveglianza speciale è chiaramente uno strumento perfetto – e molto pericoloso – per far fuori i compagni dalle lotte, apparentemente più leggera del carcere per molti si è rivelata invece molto pesante da viversi, anche per la facilità con cui i giudici comminano un anno o due di misura.
La repressione non fermerà le lotte!