Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 23 ottobre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 23 ottobre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Resistere contro la guerra al vivente

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

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Martedì 21 ottobre ore 18/ Roma si mobilita contro Cybertech

     

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 16 ottobre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 16 ottobre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ dal Friuli alla Slovenia non lasciamo in pace i mercanti di guerra!

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Guerra di classe

Guerra di classe

Elisabetta Teghil

Questa mattina all’alba in provincia di Verona due anziani fratelli ed una altrettanto anziana sorella, agricoltori, hanno fatto saltare in aria con il gas di una bombola il casolare dove abitavano mentre era in corso una irruzione di svariate forze di polizia in relazione ad una procedura di sfratto esecutivo. Tre carabinieri sono morti, uno dei fratelli e la sorella sono in gravi condizioni. Dino, Franco e Maria Luisa Ramponi, proprietari di un’azienda agricola storica di Castel d’Azzano, erano sul lastrico, su di loro pendeva uno sfratto esecutivo per un’ipoteca sulla proprietà. Strozzinaggio legale. Avevano già minacciato di far saltare tutto l’anno scorso ma la soluzione è stata piombare in forze nel casolare alle tre di notte. I vicini: “Erano disperati, vivevano come in una grotta” Erano oberati dai debiti e vivevano senza luce e gas.

Questo avvenimento me ne ha fatto venire in mente un altro successo qui a Roma anni fa in un quartiere popolare della periferia est. Una vecchietta di 82 anni, sfrattata dal suo appartamento lo aveva fatto saltare in aria e per nulla pentita aveva ribadito «Il Signore non vi farà godere la casa, siete dei ladri»

Se scorrete la cronaca, di queste storie ne troverete tante negli anni. Il dolore, la fatica di una vita che non vale la pena di essere vissuta si può trasformare in rassegnazione, disperazione oppure rabbia e rancore.

Ci sono quelli che si rassegnano e vengono ignorati, nessuno si occuperà di loro, nessuno si accorgerà di quello che è accaduto, saranno solo loro a pagarne il pesante prezzo. Ci sono quelli che si disperano, si suicidano, il loro dolore diventa violenza verso se stessi, autolesionismo e allora strappano qualche “poveretto” qualche lacrimuccia di circostanza che dura il tempo del trafiletto sul giornale come per quell’uomo che mercoledì scorso 8 ottobre a Sesto San Giovanni, hinterland nord di Milano, periferia storica, si è buttato dal sesto piano  durante lo sfratto esecutivo dall’appartamento in cui viveva.

Ma non sia mai che il dolore, la disperazione e l’impotenza si trasformino in reazione contro lo stato presente delle cose, contro chi è la causa del massacro delle vite e chi questo massacro lo difende, lo tutela e lo supporta, allora per chi tira le fila di questa società è violenza delinquenziale e senza appello.

Invece è solo guerra di classe consapevole o inconsapevole ma guerra di classe.

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Fuori Israele dai mondiali!

Oggi davanti alla Federazione Gioco Calcio(FIGC) a Roma

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La pace di Trump e Netanyahu per Gaza è un progetto spudoratamente coloniale.

Siamo assolutamente d’accordo con Francesca Albanese quando dice che il piano di così detta pace per Gaza di Trump e Netanyahu è un piano coloniale della peggior specie

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Tifiamo Palestina!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 9 ottobre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 9 ottobre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

“Necessità” nel senso che si deve mantenere la consapevolezza, come manifestazione di vitalità e progettualità, che la lotta è una dimensione esistenziale, non una scadenza rituale su micro e macro argomenti.
Anna Beniamino carcere di Rebibbia

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Oggi,8 ottobre, ore 18 e 30 a piazza del Colosseo

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Uno spazio per l’immaginazione

Riceviamo e pubblichiamo

Uno spazio per l’immaginazione.

Dopo settimane di blocchi e cortei spontanei e massivi in città e presidi permanenti nei paesi, mobilitazioni nei posti di lavoro, scuole, università, periferie, lo sciopero generale di venerdì 3 ottobre ha segnato un’esplosione individuale e collettiva di rabbia e di gioia, in rottura con l’esaurimento morale dell’occidente.

Mentre governo e industrie italiane, come la Leonardo, si svelano sfacciatamente complici di un genocidio le cui immagini rivoltanti vengono mostrate da due anni in diretta; mentre cade definitivamente la maschera del Diritto – come ben dimostra il processo contro Anan, Alì e Mansour – vuoto formalismo strumentale alla difesa del potere, i cui metodi come sempre si alternano all’uso della mera forza contro ciò che è considerato d’intralcio; mentre Von der Leyen, Bezos e Elkann recitano con gran sorrisi la farsa dell’innovazione tecnologica al servizio dell’umanità quando è evidentemente infrastruttura per riarmo, sorveglianza, sterminio; in tanti, tantissimi, distolgono gli occhi dagli schermi per incontrarne altri in strada, interrompendo la propria “normalità”, rompendo con disinvoltura gli argini di leggi repressive che fino a qualche mese fa sembravano paralizzanti, bloccando una strada, una fabbrica, una scuola, stazioni dei treni, porti, aeroporti, supermercati, scioperando dentro alle prigioni. Sguardi che si ritrovano complici nel riconoscere visceralmente ciò che è giusto e ciò che invece non è accettabile e nel realizzare improvvisamente che agire, in prima persona, conta. E’ un umano sentimento di intollerabilità a rompere il cinico nichilismo del tecnocapitalismo con la sua corsa verso la morte o la semi-vita per cavie e prigionieri all’aperto, di cui simbolo è la polizia penitenziaria in assetto antisommossa per le strade di Roma, sabato.

In queste settimane si è aperto uno spazio per l’immaginazione. Se il recupero e i paletti da parte di partiti e sigle, con le proprie indicazioni di metodo, le proprie parole d’ordine, i propri tentativi “costituenti”, è dietro l’angolo, così come la possibilità che lo slancio di questi giorni venga smorzato dalle fila sinistre e politiche e ricondotto a mediazioni o infami “piani di pace” che vogliono disarmare la resistenza, mentre sul fronte orientale in Ucraina le macchine del terrore minacciano la distruzione totale, riuscire a coltivare nella durata questo sentimento, continuando a immaginare e sperimentare, ciascun a suo modo, forme di azione diretta – sentite e non rappresentate, legami più che composizioni, autonomie non contro-istituzioni – difendendo un senso morale di rifiuto dell’orrore, è ciò a cui la resistenza palestinese è riuscita a chiamarci.

Se le piazze contro il Green Pass erano mosse da un umano sentimento di rifiuto ad essere ridotti a cavie, se i disertori russi e ucraini e i loro complici rifiutano di essere ridotti a carne da macello per le guerre dei padroni, oggi chi blocca le strade qui lo fa perchè rifiuta di essere complice della macchina del genocidio, per cui governo e industrie italiane ci vorrebbero mobilitare apaticamente.

Non è il tempo di grandi parole. Se la speranza è che questo sentimento si espanda e si diffonda anche al di là di Gaza, contro il tecnocapitalismo e la sua guerra generale alla vita, che anche la giornata del 4 ottobre a Roma non sia che un tassello di ciò che verrà.

Contro l’ineluttabilità.

Solidarietà a tuttx x fermatx, feritx, arrestatx, e a chi lotta per non perdere un occhio colpito da un lacrimogeno delle guardie a Bologna.
(Campi selvaggi)

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Mobilitiamoci ovunque!

Riceviamo e pubblichiamo

La notte tra il sette e l’otto ottobre è previsto l’ingresso nella zona rossa della nave Consciense appartenente alla Freedom Flotilla Coalition e delle altre otto imbarcazioni della missione Thousand Madleens to Gaza, salpate dai porti di Otranto e Catania.

Il governo israeliano ha minacciato di bombardare ancora una volta la nave ammiraglia della Freedom Flotilla Coalition, dopo l’attacco subito dalla stessa il 2 maggio 2025 al largo di Malta, in acque internazionali.

Chiamiamo alla mobilitazione generale con presidi di solidarietà, cortei e scioperi per il giorno 8 ottobre per tutelare i nostri concittadini e tutti gli attivisti internazionali a bordo della nave Conscience, che trasporta principalmente medici, infermieri e medicinali.

La nostra nave deve accedere a Gaza: stiamo esercitando il diritto internazionale per tutelare il popolo palestinese sotto attacco e per aprire un corridoio umanitario permanente che permetta di far cadere l’assedio illegittimo e disumano imposto da Israele.

Difendere le missioni vuol dire difendere la vita a Gaza.

MOBILITIAMOCI OVUNQUE.

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COMUNICATO DELLE REALTÀ PALESTINESI IN ITALIA

PALESTINA LIBERA DAL FIUME AL MARE!

*ROMA, 4 OTTOBRE 2025 – UN MILIONE IN PIAZZA PER LA PALESTINA LIBERA E LA SUA RESISTENZA*

Ieri, 4 ottobre 2025, l’Italia ha fatto la storia: un milione di persone hanno attraversato la capitale in una manifestazione nazionale per la Palestina.
Una mobilitazione senza precedenti negli ultimi decenni, promossa da tutte le realtà palestinesi in Italia, che segna un passaggio fondamentale nella lotta contro il genocidio in corso e in sostegno della Resistenza palestinese.

Questa storica giornata è il risultato concreto di due anni di lotte e mobilitazioni costanti con impegno concreto di sindacati, associazioni, partiti e reti di solidarietà con la Palestina in ogni settore e su ogni territorio e che ha raggiunto il suo apice in queste settimane. Dal 22 settembre vediamo milioni di persone mobilitarsi, scioperare e bloccare tutto in supporto e solidarietà concreta con la Resistenza palestinese.
L’unità della lotta sindacale dei lavoratori ha portato allo sciopero storico del 3 ottobre, che ha paralizzato l’intera nazione: dalle piazze ai porti, dalle stazioni dei treni agli interporti e le autostrade, l’Italia intera si è fermata per la Palestina.

La giornata del 4 ottobre è un successo frutto dell’immensa fermezza, dignità e determinazione del popolo palestinese e della sua resistenza, che non si è mai piegata di fronte all’occupazione militare, all’assedio, alla pulizia etnica e al genocidio.

La piazza ha parlato con una voce sola, la voce del popolo palestinese e della solidarietà che in Italia è diventata forza di massa.

La voce del popolo ieri ha mandato un segnale chiaro: il governo italiano, complice del genocidio, non rappresenta la volontà del suo popolo.

Il corteo di ieri ha preteso a gran voce le dimissioni di un governo che continua a sostenere vergognosamente le ambizioni coloniali di Israele e il cosiddetto “piano Trump” che vorrebbe imporre una resa incondizionata della Resistenza palestinese, ma quest’ultima ha rifiutato la “soluzione del disarmo”.
Questo governo deve quindi rispondere alla volontà espressa dal popolo italiano e interrompere ogni relazione politica, economica e militare con Israele, deve liberare Anan e gli altri prigionieri palestinesi ingiustamente detenuti in Italia, deve dimettersi così come richiesto dal popolo.
Ogni forma di complicità va spezzata. Continua a leggere

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Si parte insieme, si torna insieme!

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Sumud: cosa può fare un corpo!

Un bel volantino trovato alla manifestazione di ieri!

SUMUD: COSA PUÒ UN CORPO! Volantino della Assemblea Rete Antipsichiatrica in sostegno alle mobilitazioni per la Palestina libera e contro il genocidio a Gaza

Sumud: cosa può un corpo!
Esiste un filo rosso che lega la colonizzazione dei popoli del Sud Globale, in particolare del popolo palestinese, e la colonizzazione che si esercita attraverso il dispiegamento del potere psichiatrico. Fatte le dovute proporzioni, il corpo di un* palestinese e il corpo di una persona con sofferenza psichica sono due corpi che rispondono a una stessa logica paradossale: un’esclusione che nomina, norma, reprime e uccide e che però produce, allo stesso tempo, lo scarto politico proprio di una forma di vita alternativa, indocile e resistente alle forme del controllo capitalista.
È per questo motivo che la Palestina è diventata oggi più che mai l’emblema di una resistenza e di una lotta che incarna a livello mondiale il rifiuto dello sterminio in corso contro l* abitant* della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e la resistenza di chi prova a vivere fino in fondo la propria diversità – il proprio essere irriducibilmente unicÈ tristemente noto il ruolo che la psichiatria e il potere-sapere medico in generale hanno svolto e svolgono nella storia dell’occupazione della Palestina da parte di Israele. Dalla sperimentazione di nuovi farmaci sui corpi de prigionier* palestines, all’utilizzo dei loro cadaveri come riserva di organi espiantabili; dalla sistematica disabilitazione attraverso la gambizzazione mirata, allo sfruttamento delle tecnologie mediche più all’avanguardia nello svolgimento degli interrogatori. Gli strumenti della psichiatria come l’elettroshock, la contenzione e la somministrazione forzata di farmaci e di allucinogeni vengono adottati dai torturatori dei regimi coloniali durante gli interrogatori. I medici che controllano lo stato di salute de prigionier* condividono con chi li interroga le informazioni relative ai punti deboli fisici e psicologici riscontrati.
Il fine è l’esercizio del potere attraverso l’umiliazione, spezzando lo spirito e l’umanità delle persone oppresse e costringendo alla passività.

Israele si presenta al mondo come “alternativa progressista” ad un Medio Oriente altrimenti “arretrato” e si propone come ardente sostenitore anche delle persone con disabilità. La verità è che la politica calcolata di invalidazione di massa di Israele è parte integrante della sua sopravvivenza come colonia e del mantenimento dell’occupazione della terra palestinese. Le organizzazioni psichiatriche, presentandosi come organismi neutrali, collaborano con il colonizzatore mantenendo le persone palestinesi in un costante stato di vittimizzazione, bisognose di essere salvate.
Ci sono, inoltre, aziende farmaceutiche israeliane con fatturati di centinaia di milioni di euro, come TEVA che produce farmaci generici di cui molti psicofarmaci.
TEVA, con sedi sulle terre palestinesi rubate, finanzia l’esercito israeliano e trae pieno profitto dal regime economico imposto dall’occupazione, mantenendo il monopolio sul mercato dei farmaci e penalizzando gravemente l’economia della Palestina.
La condizione della persona palestinese che resiste all’espulsione fuori dalla sua terra e quella delle persone “malate mentali” cronicizzate, condannate senza possibilità di guarigione a una terapia distruttiva, sono due versioni di una stessa dinamica escludente.
La partecipazione della rete antipsichiatrica alla giornata di oggi, e in generale alle mobilitazioni per la Palestina libera e contro il genocidio a Gaza, è quindi un gesto forse inusuale, ma sentito e in ultima istanza dovuto.
Scendiamo in piazza perché i nostri corpi sono colonizzati dalla psichiatria.
Scendiamo in piazza perché la reclusione e l’oppressione iniziano nel quotidiano.
Scendiamo in piazza perché solo insieme, contro ogni imposizione colonialista, e contro la distinzione tra una presunta normalità e una presunta patologia, si resiste, si insorge e si realizzano nuove forme di vita.

Assemblea Rete Antipsichiatrica
(rete di collettivi e singole persone)
Email: assembleantipsichiatrica@inventati.org
https://assembleareteantipsichiatrica.noblogs.org/

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