Oggi a piazzale Clodio per Tarek

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 4 dicembre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 27 novembre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Praticare l’opacità contro l’orientalismo
✓ Sulle note di “Non vogliamo la pace!”

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Appunti sull’inadeguatezza della sinistra italiana

Fanon può entrare ma i palestinesi d’Italia no, perché? Perché il palestinese buono è quello morto o rassegnato

Appunti sull’inadeguatezza della sinistra italiana

di Laila Hassan     sinistrainrete.info

“La guerra di liberazione non è un’istanza di riforme, ma lo sforzo grandioso di un popolo, che era stato mummificato, per ritrovare il suo genio, riprendere in mano la sua storia e ricostituirsi sovrano” [1] 

A 100 anni dalla nascita di Fanon alcune brevi, forse inutili, considerazioni.

Se c’è un atteggiamento che in questi anni mi ha particolarmente colpita è l’incapacità di alcuni ambienti in solidarietà con la Palestina di comprendere il significato della lotta palestinese. La rabbia palestinese non è un sentimento che il pubblico occidentale, in lacrime, commosso di fronte alle immagini dei corpi dilaniati palestinesi, può accettare. La rabbia del colonizzato è incomprensibile, fuori dalle regole dell’accettabilità, è animalesca per natura. Un sentimento che può generare mostri, e che ci ha attaccato addosso l’etichetta di incivile, barbaro, dannato. Non è la scoperta dell’acqua calda, né la pretesa di teorizzare qualcosa che è già stato scritto da militanti e intellettuali impegnati nelle più disparate tradizioni anticoloniali, ma l’atteggiamento paternalista, colonizzatore e razzista messo in campo da chi “ti vuole difendere” è ciò da cui dobbiamo stare alla larga.

Utilizzo quindi queste righe per diversi motivi: primo, su tutto, dare sfogo alla mia frustrazione, da palestinese, italiana, militante di un’organizzazione palestinese in Italia. In secondo luogo, per condividere con chi leggerà alcuni dei pensieri che hanno abitato i nostri corpi, spesso in tensione e arrabbiati, spesso incapaci di trovare nello sguardo del solidale un alleato di cui fidarsi.

Le lotte anticoloniali che hanno caratterizzato la metà del ‘900 – stesso periodo in cui si ufficializzava l’istituzione coloniale in Palestina, hanno attraversato diverse fasi, tradizioni, pratiche, riflessioni politiche, momenti in cui le scelte dei colonizzati hanno assunto forme e modalità adatte alle contingenze. Allo stesso modo, pensare che i palestinesi abbiano prediletto una forma di resistenza all’altra vuol dire non essere in grado di leggere la situazione coloniale, né di entrare in connessione con la prassi anticoloniale.

Spesso, negli ambienti “di sinistra”[2] – bianchi non per colore della pelle ma per postura politica – si commette l’errore di non comprendere la varietà delle forme di resistenza e la loro fluidità. In Palestina durante la Grande Rivolta del 1936-39 si sono sperimentate pratiche tra le più disparate tra loro, lo sciopero (durato 6 mesi), assalti armati alle pattuglie inglesi, boicottaggio del pagamento delle tasse, organizzazione della resistenza armata nelle colline.

Tutto insieme.

Perché scrivo tutto ciò? Perché come palestinesi esigiamo il diritto alla nostra opacità. Opacità che si esprime nella mancanza di volontà nel dover negoziare continuamente con l’ambiente “solidale” italiano la nostra postura politica, le nostre rivendicazioni e anche il logorante esercizio di rivendicare il nostro diritto alla resistenza. L’opacità diventa quindi una necessità contro l’imposizione della pratica rivelatoria per cui per essere ascoltati siamo costretti a svelare le nostre fragilità, il nostro dolore e a fare un racconto personale ed emotivo della catastrofe palestinese. In questi anni, la nostra soggettività politica è stata quindi relegata ai margini, resa voce inascoltabile, aliena, risultato del fatto che il pubblico occidentale – soprattutto quello delle sinistre liberali e non – non si è mai liberato della postura orientalista e colonizzatrice per cui devono decidere per noi. Da qui deriva un atteggiamento paternalista che infantilizza la soggettività palestinese, accettata sono nella sua dimensione sofferente. La mancanza di spazio per il processo di soggettivizzazione palestinese ha diversi tipi di conseguenze; una delle più critiche è l’impossibilità per i palestinesi di poter elaborare un piano politico. Se non lo possiamo fare noi, lo faranno gli altri, i non palestinesi. Gli europei, gli occidentali. Infatti, come dimostrato dalla storia della lotta di liberazione del nostro popolo, dalla fase degli accordi di Oslo a quelli di Camp David, alla richiesta di disarmo avanzata alle fazioni della Resistenza durante l’invasione israeliana del Libano nel 1982, sono sempre forze esterne a produrre l’elaborazione politica di ciò che è auspicabile, praticabile e realizzabile per il progetto palestinese.

Oggi con Gaza si riproduce la stessa dinamica. Continua a leggere

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Colpevoli di Palestina/oggi a Strike

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Due giornate di lotta/ Domani alle 14 a Porta San Paolo!

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La resistenza non si arresta! la resistenza non si processa!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 27 novembre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 27 novembre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Mais “miracoloso” e terra di rapina: il “progetto Manhattan” sui contadini italiani, chi si arrese, chi cercò di resistere in tutti i modi
✓ Lottiamo perché lo Stato di guerra non chiuda i conti con le rivolte. Dalla Palestina a noi

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
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Puntata speciale! Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 20 novembre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 20 novembre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

«L’irriducibilità della mente umana ai disegni di chi vuole dominarla, un punto debole per chi prepara la guerra, un punto di forza per chi vi si oppone»
PUNTATA SPECIALE con la lettura di Uomini contro il fuoco

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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APPLICATA LA CENSURA DELLA POSTA A STECCO

APPLICATA LA CENSURA DELLA POSTA A STECCO

Diffondiamo

Oggi, martedì 18 novembre, è stata disposta la censura sulla corrispondenza per sei mesi al nostro compagno Stecco a causa di un testo scritto sul carcere di Sanremo in cui ha denunciato le pessime condizioni del carcere e i pestaggi subiti da alcuni detenuti. Tale testo è stato considerato pericoloso per la sicurezza e l’ordine del carcere stesso.

Lettera dal carcere di Sanremo

Sempre a fianco a Stecco, al momento in sciopero della fame! Libertà per tutte e tutti!

Per non smettere di scrivergli:

Luca Dolce
Via Armea, 144
18038 Sanremo (IM)

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Sanremo (Imperia), 22 novembre: Presidio al carcere, in solidarietà con Stecco e tutti i prigionieri

Riceviamo e diffondiamo. Sosteniamo Stecco in sciopero della fame!

ilrovescio.info

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Rappresaglia per il corteo del 13 settembre scorso a Ronchi contro la Leonardo s.p.a.

Riceviamo e pubblichiamo.Tutta la nostra vicinanza e solidarietà!

Fogli di via da Ronchi: la rappresaglia per il corteo del 13 settembre scorso

In una fase in cui il movimento per la Palestina ha attenuato la sua mobilitazione e pressione, la macchina burocratico-repressiva continua a funzionare a pieno ritmo.

Ne è un esempio la notifica, in questi giorni, a sei compagni e compagne dell’avvio del procedimento, da parte della questura di Gorizia, per l’emissione di fogli di via da Ronchi, per – così recita l’avviso – “fatti verificatasi in data 13.09.2025 durante la manifestazione di protesta con corteo quale forma di contestazione nei confronti dell’Azienda Finmeccanica Leonardo Spa”.

La repressione opera attraverso gli uffici preposti, con tempestivo ritardo rispetto al tempo dei fatti contestati, servendosi di strumenti arbitrari e dei pretesti più vari.

La manifestazione del 13 settembre, organizzata dall’Assemblea No Leonardo Fvg, aveva visto la partecipazione energica e vivace di centinaia, forse un migliaio, di persone provenienti anche da fuori regione, con interventi numerosi e ricchi di contenuti, senza che si verificasse alcun incidente durante il percorso o di fronte allo stabilimento. Per questo, quasi tutta la stampa, per gettare fango, aveva dovuto ingigantire ad arte qualche screzio avvenuto con giornalisti o personaggi dai comportamenti inadeguati o provocatori. E comunque neppure questi episodi riguardano chi ha ricevuto l’avvio del procedimento per l’emissione dei fogli di via, provvedimenti amministrativi che non necessitano di puntuali accuse, essendo sufficiente un profilo che a parere del funzionario di turno possa considerarsi di “pericolosità sociale”; in questi casi la “pericolosità” è chiaramente tutta politica.

Le misure di prevenzione, tra cui i fogli di via, sono lo strumento di utilizzo immediato, da parte dello Stato, per colpire i movimenti, perché non hanno bisogno di un giudizio penale per limitare la libertà delle persone. Sono stati già utilizzati contro i manifestanti in occasione della partita Italia- Israele il 14 ottobre scorso a Udine, protesta a cui si è risposto con la previa militarizzazione della città e con una gestione dell’ordine pubblico a tal punto violenta da essere oggetto di un rapporto di Amnesty International.

È ovvio che il corteo di settembre a Ronchi ha toccato un nervo scoperto. Il governo e i suoi apparati mal digeriscono il consenso nato attorno a una mobilitazione che punta il dito contro la principale multinazionale della “difesa” a partecipazione statale e principale evidenza della complicità del genocidio in Palestina. La Leonardo sarebbe poi fra le prime beneficiarie della folle corsa al riarmo voluta dall’Unione Europea. La mobilitazione contro questa multinazionale si è estesa in varie parti d’Italia, in corrispondenza delle sedi degli stabilimenti, come a Tessera (Ve), a Grottaglie (Ta) e a Nerviano (Mi), ma anche nelle sedi estere. In Gran Bretagna, Palestine Action, per aver condotto alcune azioni clamorose anche all’interno degli stabilimenti della multinazionale, è stata dichiarata illegale e annoverata fra le organizzazioni terroristiche.

Nelle scuole e nelle università italiane si sta iniziando a denunciare l’ingerenza della Leonardo come leva di militarizzazione dell’istruzione. Ma non è tutto: c’è molto altro da svelare e si teme appunto che movimenti e assemblee continuino a scoprire, a impegnarsi e a lottare. Ovviamente le forze della repressione rivolgono un’attenzione particolare ai tanti giovani militanti il cui entusiasmo sarebbe da stroncare sul nascere.

L’Assemblea No Leonardo Fvg non intende limitarsi a solidarizzare e a sostenere chi è oggetto di provvedimenti amministrativi e intimidazioni di ogni genere; è necessario denunciare pubblicamente l’uso dei dispositivi repressivi e contribuire a ricreare un contesto di lotta che li vanifichi. Annunciamo pertanto che a Gorizia il giorno 6 dicembre avrà luogo, in Piazza della Vittoria, davanti alla Prefettura, un presidio contro la repressione, contro le armi dell’imperialismo, per la libertà dei popoli, per la Palestina libera!

Assemblea No Leonardo Fvg 

16 novembre 2025                                                                leonardo.assassina@proton.me

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Colpevoli di Palestina/ mercoledì 19 novembre

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 13 novembre 2025

Zardins Magnetics di giovedì 13 novembre 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

STOP AL P4NICO!

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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Oggi alle 17 presidio al CPR di Ponte Galeria

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Domenica 9 novembre/Ritorno a Gaza

Mjriam Abu Samra e Silvia De Bernardinis a<I fiori blu> 

Dal testo di presentazione:

<Scritto nel pieno dispiegarsi della violenza genocidaria dello stato coloniale sionista e della violenza della macchina ideologica e propagandistica che martella permanentemente per negare l’esistenza del popolo palestinese nella sua essenza, ontologicamente, Ritorno a Gaza è un documento della pratica di resistenza nella diaspora di donne palestinesi di seconda generazione in Italia. Fa comprendere con chiarezza la condizione palestinese raccontata con e da voci palestinesi attraverso percorsi personali che riflettono sull’identità, sulla memoria e sulla storia, che emergono nei diversi scritti sempre con un segno politico e collettivo, radicate nella storia palestinese, nella sua resistenza anticoloniale e resilienza. Scritti che denunciano e contrastano il discorso “per” e “sull”‘altro, tipiche dell’approccio orientalista, razzista, paternalista e umanitarista basato su una concezione coloniale condivisa – in quanto suo elemento strutturale – dall’occidente capitalistico. Un libro per comprendere anche il modo in cui la lotta anticoloniale palestinese – che parla il linguaggio pratico-concettuale della resistenza, in tutte le sue espressioni, e dell’autodeterminazione – è percepita e recepita dal contesto italiano, che sconta un processo depoliticizzante lungo almeno 40 anni, dove la memoria di pratiche politiche collettive è stata cancellata e l’agire politico viene stigmatizzato. 

Ne parliamo con Mjriam Abu Samra, curatrice del libro.>

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