L’inganno Kamala. Ovvero: patriarche a stelle e strisce
da Nicoletta Poidimani
https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2258
Come giustamente scriveva Audre Lorde, The master’s tools will never dismantle the master’s house…
Buon ascolto!
da Nicoletta Poidimani
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Come giustamente scriveva Audre Lorde, The master’s tools will never dismantle the master’s house…
Buon ascolto!
Italia, +60% alle spese militari in dieci anni: nel 2025 spenderà 32 miliardi
Nel 2025, per la prima volta nella storia, l’Italia supererà la soglia dei 30 miliardi di spesa per il settore bellico. La notizia arriva dall’Osservatorio Milex sulle spese militari, che, calcolatrice alla mano, ha esaminato il disegno di legge di bilancio, stimando un aumento della spesa militare di oltre 2 miliardi e arrivando al nuovo record di oltre 32 miliardi, segnando un incremento del 12% in dieci anni. Di questi, 13 miliardi andranno all’industria militare per nuove armi. Di preciso, l’Osservatorio ha condotto “un’analisi delle allocazioni relative alla sfera della Difesa e degli armamenti”, giungendo così alla valutazione della spesa militare prevista per il prossimo anno. Come già preannunciato, è alla Difesa, insomma, che sono destinati parte dei fondi provenienti dai tagli di tutti gli altri ministeri. Giusto qualche giorno fa era emerso che la prima vittima sarebbe stata il Fondo dell’Automotive: esso punta a sostenere la transizione alle auto elettriche, e scenderà da un miliardo a 200 milioni l’anno, con un risparmio per lo Stato di 3,7 miliardi nel prossimo quinquennio.
L’analisi dell’Osservatorio Milex parte dal bilancio del ministero della Difesa, che costituisce “il punto di partenza di base per qualsiasi stima delle spese militari”, e ammonta a 31,295 miliardi di euro. A questa cifra vanno sottratte le voci di spesa con scopi differenti da quelli militari e aggiunte quelle esterne al Ministero con scopi militari. Dalle tabelle dell’Osservatorio, emerge come la spesa totale per il personale ammonti a un totale di oltre 11,7 miliardi di euro, che comprendono anche i carabinieri impiegati in missioni all’estero. Il totale delle voci non operative, come quelle di natura gestionale e amministrativa, è di 2,6 miliardi di euro, i fondi provenienti dal ministero delle Imprese e del Made in Italy valgono 3,2 miliardi, le missioni internazionali contano 1,21 miliardi, e i fondi pensionistici ammontano a 4,5 miliardi. Continua a leggere
La guerra comincia qui. Qui possiamo incepparla.
Contro la gabbia delle identità digitali usate per sorvegliarci, arruolarci o eliminarci, disertiamo la guerra, solidarietà ai disertori!
4 NOVEMBRE
GIORNATA DEL DISERTORE
ORE 10 CONSOLATO UCRAINO DI MILANO, via Ludovico Breme 11
L’epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il genocidio in atto a Gaza, non ha cancellato il bisogno di carne umana da mandare a morire sul fronte. Il conflitto NATO-Russia in Ucraina dimostra che progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se l’arma cibernetica serve ad opporsi a qualsiasi cosa che interrompa il semplice raggiungimento dell’obiettivo – un atto di diserzione, insubordinazione o fraternizzazione sul fronte, o un semplice moto d’incertezza o di paura – l’umano gesto di rifiuto della guerra ancora conta.
È quello che sta succedendo in Ucraina. Decine di migliaia di arruolati disertano o si rivoltano contro i propri comandanti, centinaia di migliaia di arruolabili si nascondono, i rapitori dell’esercito incontrano una crescente ostilità popolare. Sono tantissimi i fuggiti all’estero – gli “scappati nel bosco” – che hanno sfidato la morte attraversando montagne e fiumi per sfuggire alla mobilitazione e oggi vivono anche nelle nostre città.
Il coraggio di dire no alla guerra, che si registra in maniera crescente anche in Russia, e accade persino contro la mobilitazione esistenziale e permanente in Israele – i “refuseniks” – va difeso. Non solo per valide ragioni etiche, ma anche perché può materialmente portare al crollo del fronte. In questo crollo, a cui possiamo contribuire, risiede la possibilità di inceppare la corsa al massacro totale verso cui ci sta portando la spirale mimetica di violenza in atto.
Applicando la Legge sulla mobilitazione generale, dal 18 maggio il Consolato Generale d’Ucraina a Milano non fornisce più servizi, tra cui il rinnovo del passaporto, agli uomini in età tra i 18 e i 60 anni se non aggiornano i propri dati su Oberih, il registro elettronico militare che serve ad arruolare. Lo Stato ucraino a corto di carne da cannone, con la crescente complicità degli Stati europei, dà la caccia ai renitenti con un codice QR, lo stesso che i disertori del Green Pass ben conoscono.
In continuità con gli attacchi che negli ultimi mesi sono stati portati contro la logistica e la produzione materiale e culturale di guerra nelle nostre città – e mentre anche in Italia si parla di reintrodurre il servizio militare, magari arruolando chi è senza-documenti con il ricatto della cittadinanza – facciamo del 4 novembre, festa delle Forze Armate, la Giornata del Disertore, con un presidio davanti al Consolato Generale d’Ucraino a Milano.
La guerra comincia qui. Qui possiamo incepparla.
Contro la gabbia delle identità digitali usate per sorvegliarci, arruolarci o eliminarci, disertiamo la guerra, solidarietà ai disertori!
-Verso il 4 novembre, giornata del disertore. No alla guerra, no allo stato di polizia, no al modello Israele!
“Ogni progresso tecnologico modella il mondo nel momento in cui viene utilizzato. La digitalizzazione di tutti i servizi pubblici e il requisito dell’accesso tramite un terminale collegato a internet implica e giustifica delle trasformazioni dello spazio.” e del tempo e della nostra vita, aggiungiamo noi!
Di un giardiniere non identificato
Da Rivista Malamente n. 31, dic. 2023 (QUI IL PDF)
Quel che segue è il racconto di una piccola odissea in cui è incappato un giardiniere francese che voleva seguire un corso di formazione del Centro per l’impiego (racconto che è stato pubblicato sul sito di Pièces et main d’œuvre). Seguire il corso è obbligatorio per poter avviare la sua attività lavorativa, l’unico modo per iscriversi e pagarlo utilizzando i fondi messi a sua disposizione è tramite un sito che richiede di autenticarsi con identità digitale, ma se non possiedi uno smartphone non puoi attivare la tua identità digitale… La tradizionale burocrazia diventa ancora più odiosa facendosi amministrazione digitale.
L’identità digitale è un modo per garantire a cittadini e imprese la possibilità di identificazione e autenticazione elettronica sicura, tramite telefono cellulare (molti di noi avranno già avuto a che fare con lo SPID). L’evoluzione a cui si sta lavorando negli ultimi anni – proposta dalla Commissione europea nel giugno 2021 – è la definizione di un quadro normativo comune per l’European Digital Identity Wallet: un “portafogli” che integra identità digitale, certificati, pass e altri attributi personali. In questo, ovviamente, le grandi aziende informatiche non stanno a guardare, con Google che è già passata da Google Pay a Google Wallet.
Tramite il Portafogli digitale sarà possibile identificarsi e accedere ai servizi digitali pubblici e privati di tutta l’UE. Come oggi non è in realtà un obbligo possedere la carta d’identità cartacea o elettronica (quella a forma di tessera bancomat), ma non averla significa essere tagliati fuori da tutte le attività in cui viene richiesta; così potrà presto avvenire per l’identità digitale tramite app su smartphone: non sei obbligato a dotartene, ma se non la hai… problemi tuoi. L’accesso ai servizi, anche a quelli base, diventerà molto complicato.
La rete si stringe sempre di più: se possedere uno smartphone è già ora (in una certa misura) un obbligo sociale, presto potrà diventare un (quasi) obbligo civile e amministrativo. Per chi si ostinerà nel sogno proibito di vivere senza uno smartphone (in attesa che tutte queste informazioni digitali siano più comodamente ospitate in un chip sottocutaneo), l’esclusione dalla vita sociale e civile sembra la soluzione più logica.
✓ Un genere tutto per sé. Proiezione di “Orlando, la mia biografia politica” di Paul B. Preciado nello Spazio Autogestito di Via De Rubeis a Udine
✓ Da qualche parte sulla terra. Per non fermarsi alle cronache quotidiane di orrore e per non dimenticare, scritti dalla latitanza di Miguel Peralta – Oaxal Messico
Riceviamo e diffondiamo
Lunedì alle prime ore dell’alba lo Stato Sionista ha bombardato dozzine di tende di palestinesi che cercavano rifugio dentro il cortile del ospedale Al Aqsa a Gaza, trasformandole in un rogo. Le immagini condivise dalle persone sopravvissute sono un incubo. Dopo 375 giorni di genocidio, Israele continua a intensificare la guerra coloniale, disposto deciso a regalare al mondo l’atroce spettacolo del tentato annientamento del popolo palestinese e di chiunque lo sostenga. Non vogliamo né possiamo stare a guardare, mentre persone innocenti vengono letteralmente bruciate vive. Come già è successo in altre città, anche a Roma abbiamo bisogno di tornare in strada.
Per gridare che stiamo con la Palestina, che odiamo il mondo coloniale che ha generato questi orrori e che vogliamo usare il nostro tempo per cambiarlo.
Pubblichiamo un importante e utile Dossier sul DDL 1660 a cura di C.O.R.E.
Comitato romano contro carcere e repressione aderente alla campagna liber3 di lottare.
DOSSIER SUL DDL 1660 – UNA LEGGE LIBERTICIDA
C.O.R.E.
Comitato romano contro carcere e repressione aderente alla campagna liber3 di lottare
1 PREMESSA
Con l’approvazione del DDL 1660 la repressione preventiva realizza un importante passo in avanti. Il tentativo `e quello di bandire e di sterilizzare il conflitto e di creare un’ipoteca sulla stessa praticabilità delle lotte sociali.
Per l3 amant3 del diritto liberale il “conflitto” rappresenta il motore delle modifiche normative per adeguare le risposte e gli interventi sociali alle necessit`a e ai bisogni che attraverso le lotte si manifestano. Pensiamo ad esempio agli anni 70 in cui le lotte politiche e sociali portarono all’approvazione dello statuto dei lavoratori, dell’ordinamento penitenziario (così superando il regolamento di esecuzione del 1931 del Guardasigilli Rocco) alle leggi sull’aborto, sul divorzio, al servizio sanitario nazionale, alla scala mobile, ecc. La gabbia repressiva rappresentata dal DDL 1660 tende ad imbrigliare la società producendo un immodificabile, se non in termini peggiorativi, status quo.[…]
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-Pensieri sulla “società civile” nello Stato di Israele e sulla guerra ai e alle migranti a partire da alcune letture