“I Nomi delle Cose”
Puntata del 19/11/2014
“C’è stato un tempo in cui non eri in schiavitù: ricordalo……mi dici che non ci sono parole per descrivere quel tempo, dici che non esiste. Ma ricorda. Sforzati di ricordare. O, altrimenti, immaginalo.” Monique Wittig (1969)
” Lacrime pelose/Politiche sociali/Il 25 novembre della Coordinamenta….Questioni di genere nella sinistra di classe”
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E ADESSO COME LA METTIAMO CON LE CAVE?
«Le nocività sono percepite coscientemente come tali quasi soltanto a fronte di un evento che ne mostra la pericolosità». Questa è una delle conclusioni che abbiamo tratto dall’inchiesta svolta nel maggio 2014 fra la popolazione di Carrara e dintorni a proposito del rapporto tra salute, lavoro e territorio.
Un’inchiesta-pilota di cui, all’indomani dell’alluvione, ci sembra fondamentale diffondere i risultati.
La devastazione delle montagne sopra le nostre teste – così come la cementificazione sotto i nostri piedi – facilmente, con una piog- gia, diventa devastazione della nostra salute, così come delle strade e delle case in cui viviamo. Non da ieri, ma da decenni.
In particolare da quando il saccheggio delle nostre montagne è stato accelerato per riempire le tasche di multinazionali, che come la Omya, si arricchiscono col carbonato di calcio.
Il mito che l’escavazione del marmo sia una ricchezza per Carrara è stato sepolto dai fiumi di fango di questi giorni o ancora la cit- tadinanza crede a queste fandonie?
Il mito delle grandi opere, come il Tav o il Terzo Valico, crolla oggi di fronte alla necessità di investire il denaro pubblico nella messa in sicurezza di fiumi, scuole, e di tutto ciò che di pericolante e pericoloso attraversiamo quotidianamente?
A queste domande potremo rispondere soltanto quando, passata l’“emergenza alluvione” a Carrara, si capirà se c’è bisogno del morto per guardare le cave con occhi diversi e darsi da fare per fermare il saccheggio dei signori (e delle multinazionali) del marmo.
Al momento abbiamo una sola certezza: per noi terrorista è chi devasta i territori e la salute delle popolazioni che li abitano e non, invece, chi lotta contro queste devastazioni, usando anche lo strumento del sabotaggio. A metà dicembre andrà a sentenza, a Torino, il processo contro Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, accusati di “terrorismo” per aver bruciato un compressore nel cantiere Tav di Chiomonte. Rischiamo vent’anni di carcere per essersi opposti coi fatti e non con le parole alla devastazione della Valsusa.
Noi sappiamo da che parte stare!
SINTESI FINALE INCHIESTA
Nel maggio 2014 abbiamo svolto 90 interviste-pilota per sondare la percezione del rapporto tra salute, lavoro e ambiente in chi abita a Carrara e dintorni. Due terzi delle inter- viste sono state raccolte al mercato di Carrara; le rimanenti al mercato di Avenza e in località limitrofe.
La griglia delle interviste era costituita da 10 domande che sono state somministrate a 50 donne e 40 uomini di età pre- valentemente compresa tra i 30 e gli oltre 70 anni, tra cui 5 lavoratori o ex lavoratori del marmo.
Ne sono emersi alcuni dati rilevanti:
1. Innanzitutto, a fronte del permanere del “mito” che l’esca- vazione del marmo sia molto importante – quando non addi- rittura fondamentale – per l’economia della zona, d’altra parte la maggioranza delle/degli intervistate/i ammette di non sape- re, nemmeno approssimativamente, quanti siano i lavoratori impegnati tra marmo e indotto.
2. Va notata, poi, una sorta di “consapevolezza inconsape- vole” delle nocività prodotte dall’estrazione e dalla lavorazio- ne del marmo tanto sulla salute umana che su quella dell’am- biente. Che l’estrazione del marmo sia dannosa per le sorgen- ti e per i corsi d’acqua e che l’intera filiera del marmo – dal- l’estrazione in cava al trasporto e alla lavorazione in azienda
– causi soprattutto malattie respiratorie è riconosciuto dalla gran parte delle persone intervistate ma, al contempo, ancora maggiore è il numero di coloro che non ricordano perché Carrara sia rimasta senza acqua nell’estate del 1991, pur se un terzo del totale riporta episodi più recenti di inquinamento dell’acqua potabile – in particolare l’acqua bianca/torbida o marrone che frequentemente è erogata nella case.
3. Un ulteriore dato degno di nota è la consapevolezza dei danni alla salute prodotti dalla Farmoplant e, più in generale, dall’ex polo chimico – elemento che si può far risalire all’allar- me generato in seguito all’“incidente” alla Farmoplant.
Si confermano, in tal modo, alcuni dati ricorrenti nel rappor- to tra lavoro, ambiente e salute: in primo luogo il fatto che le nocività sono percepite coscientemente come tali quasi sol- tanto a fronte di un evento che ne mostra la pericolosità, men- tre un inquinamento costante e continuativo per quanto forie- ro di malattia viene più facilmente rimosso – anche in forza del mito del “lavoro” e di una certa rassegnazione di fronte all’ine- vitabilità dei danni alla salute che ne possono derivare. Lo stesso si può affermare per i danni provocati all’ambiente: la consapevolezza delle sorgenti d’acqua inquinate dall’attività estrattiva e l’evidenza dell’inquinamento dovuto alla marmet- tola difficilmente vengono ricollegate ai ricorrenti episodi di acqua domestica imbevibile. D’altra parte se chi ha o ha avuto un parente molto prossimo ammalato ai polmoni ne attribui- sce la responsabilità a fattori che nulla hanno a che vedere con le cave, c’è anche chi, pur avendo subito un’operazione di calcolosi, afferma che l’acqua erogata nelle case è buona perché contiene tanto calcio.
La chiara consapevolezza delle nocività causate dall’estra- zione e dalla lavorazione del marmo resta appannaggio di poche persone, così come il dato di fatto che la devastazione della montagna carrarina generi benessere economico solo a pochi – fondamentalmente a chi è proprietario delle conces- sioni di escavazione – mentre per il resto della popolazione si rivela essere irrilevante quando non addirittura dannoso.
Individualità anarchiche e femministe apuane
(fip, Carrara 9.11.2014)