Guerra di classe
Elisabetta Teghil
Questa mattina all’alba in provincia di Verona due anziani fratelli ed una altrettanto anziana sorella, agricoltori, hanno fatto saltare in aria con il gas di una bombola il casolare dove abitavano mentre era in corso una irruzione di svariate forze di polizia in relazione ad una procedura di sfratto esecutivo. Tre carabinieri sono morti, uno dei fratelli e la sorella sono in gravi condizioni. Dino, Franco e Maria Luisa Ramponi, proprietari di un’azienda agricola storica di Castel d’Azzano, erano sul lastrico, su di loro pendeva uno sfratto esecutivo per un’ipoteca sulla proprietà. Strozzinaggio legale. Avevano già minacciato di far saltare tutto l’anno scorso ma la soluzione è stata piombare in forze nel casolare alle tre di notte. I vicini: “Erano disperati, vivevano come in una grotta” Erano oberati dai debiti e vivevano senza luce e gas.
Questo avvenimento me ne ha fatto venire in mente un altro successo qui a Roma anni fa in un quartiere popolare della periferia est. Una vecchietta di 82 anni, sfrattata dal suo appartamento lo aveva fatto saltare in aria e per nulla pentita aveva ribadito «Il Signore non vi farà godere la casa, siete dei ladri»
Se scorrete la cronaca, di queste storie ne troverete tante negli anni. Il dolore, la fatica di una vita che non vale la pena di essere vissuta si può trasformare in rassegnazione, disperazione oppure rabbia e rancore.
Ci sono quelli che si rassegnano e vengono ignorati, nessuno si occuperà di loro, nessuno si accorgerà di quello che è accaduto, saranno solo loro a pagarne il pesante prezzo. Ci sono quelli che si disperano, si suicidano, il loro dolore diventa violenza verso se stessi, autolesionismo e allora strappano qualche “poveretto” qualche lacrimuccia di circostanza che dura il tempo del trafiletto sul giornale come per quell’uomo che mercoledì scorso 8 ottobre a Sesto San Giovanni, hinterland nord di Milano, periferia storica, si è buttato dal sesto piano durante lo sfratto esecutivo dall’appartamento in cui viveva.
Ma non sia mai che il dolore, la disperazione e l’impotenza si trasformino in reazione contro lo stato presente delle cose, contro chi è la causa del massacro delle vite e chi questo massacro lo difende, lo tutela e lo supporta, allora per chi tira le fila di questa società è violenza delinquenziale e senza appello.
Invece è solo guerra di classe consapevole o inconsapevole ma guerra di classe.