Meglio tardi che mai?

Meglio tardi che mai?

di Nicoletta Poidimani https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2260

Per mesi mi sono rifiutata di scrivere in questo mio sito. Ero disgustata tanto dal silenzio complice nel genocidio di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania (ma anche delle stragi sioniste e filosioniste in Yemen, Libano e Siria!) quanto dall’ipocrita quanto tardivo svegliarsi di molte/i che fino al giorno prima non facevano che ripetere come mantra “Eh, però il 7 ottobre…”, come se il genocidio in Palestina non fosse in atto, con alterna intensità, da oltre 70 anni.

Oggi ricevo una Lettera aperta della rete Ricerca e Università per la Palestina per la sospensione del bando MAECI 2025 per il finanziamento di progetti di cooperazione industriale tecnologica e scientifica Italia-Israele e leggo la notizia secondo cui si starebbe preparando una March to Gaza internazionale.

Sicuramente due iniziative lodevoli, se non fosse che negli scorsi 571 giorni la striscia di Gaza è stata ridotta a un cumulo di macerie e la sua popolazione – soprattutto donne e bambini, quindi il futuro – è stata scientemente terrorizzata, torturata, decimata, dilianiata, umiliata, bruciata viva, stuprata… Il tutto non solo con la scontata complicità dei governi occidentali – le cui mani grondano di sangue genocida dai tempi della conquista dell’America con tutti i successivi corollari coloniali – ma anche di tutte/i coloro che, pur di non perdere un milligrammo dei propri privilegi, hanno scelto di tacere quando non di schierarsi apertamente dalla parte dei macellai sionisti.

La vera giustizia per la martoriata popolazione palestinese non sta nel delegare ad inutili ricorsi a questa o quella Corte internazionale (qualcuno ci crede ancora? mi domando…) ma nel prendere coscienza che la storia e la ricchezza della modernità capitalista si fondano e navigano su fiumi di sangue dei dannati e delle dannate della terra, di genocidio in genocidio di secolo in secolo. E capire che occorre opporsi fattivamente a tutto ciò, senza se e senza ma.

Come scriveva, nel lontano 1961, J. P. Sartre nella Prefazione ai Dannati della terra di Frantz Fanon: «si vede chiaro che noi siamo i nemici del genere umano; l’élite rivela la sua vera natura: una banda di malfattori. I nostri cari valori perdono le ali; a guardarli da vicino non se ne troverà uno che non sia macchiato di sangue».

Per questo appoggiare incondizionatamente e immediatamente le resistenze dei popoli oppressi è il minimo. Non solo per una giusta e dovuta solidarietà, ma anche per arginare la nostra crescente disumanizzazione – anche come donne, anche come femministe.

I musicisti Muhammad Alhabbash e la figlia Reema nel 2020

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