Gaza.Il nostro destino è forse scomparire?

Il nostro destino è forse scomparire? Rimanere in silenzio? Morire lentamente?
“Veniamo sterminati, uccisi, lasciati morire di fame, e al mondo semplicemente non importa”.

di Rita Baroud ( Originale in inglese da The New Humanitarian. Traduzione: La Zona Grigia.)
Rita Baroud, giornalista palestinese di 22 anni, scrive articoli semi-regolari per The New Humanitarian sulla sua vita nella Striscia di Gaza durante la campagna militare e l’assedio di Israele

DEIR AL-BALAH, GAZA: Ogni volta che raggiungiamo il punto in cui pensiamo che le cose non possano peggiorare ulteriormente, il limite della nostra capacità di sopravvivere, il limite della nostra sofferenza e disperazione, ci sorprendiamo nello scoprire che c’è ancora di più, che ogni punto più basso è seguito da uno ancora più basso. Questa volta, la fame è tornata a Gaza. E anche la sete è tornata.

Per più di 40 giorni, i valichi sono stati blindati, soffocando quel poco di vita rimasto. Nessun aiuto umanitario è permesso. Nessuna scorta di cibo. Niente passa, solo soldati, bulldozer e carri armati. Pane, acqua e medicine ci sono proibiti, ma il cielo rimane aperto alle bombe.
Gli scaffali dei negozi sono quasi vuoti e i mercati hanno perso il loro significato. Passiamo ore a cercare un sacco di farina, una scatola di fagioli, qualsiasi cosa possiamo mangiare. Ma i prezzi stanno salendo alle stelle e le merci stanno scomparendo rapidamente.
I mercanti speculatori, anziché contribuire alla sopravvivenza, sono diventati complici del nostro soffocamento. Alcuni di loro accumulano beni, aspettando che il bisogno diventi più doloroso, per poi rilasciarli a prezzi spietati. Nessuno osa opporsi. Tutti hanno paura, tutti hanno fame.
Da quando è ripresa un mese fa, la guerra non è stata solo contro le nostre case e i nostri corpi, ma contro le nostre anime. Ci sta attaccando dall’interno. Viviamo senza elettricità, senza rifornimenti. La nostra capacità di comunicare con il mondo esterno è limitata, e anche la nostra capacità di comunicare tra di noi sta vacillando a causa del peso di tutto ciò che abbiamo sopportato. È come se venissimo lentamente cancellati, come se l’obiettivo fosse l’annientamento completo, non solo del luogo, ma di noi come esseri umani.
Le persone sono cambiate. I loro volti sono cambiati. Il silenzio ora prevale sulle parole e le lacrime sono più frequenti della rabbia. Il numero dei martiri sta aumentando a un ritmo terrificante. I bombardamenti sono casuali, senza preavviso, senza motivo. Non ci sono zone sicure, né momenti di riposo.

Io e la mia famiglia non siamo ancora stati costretti a lasciare le nostre case, ma centinaia di migliaia di altre persone lo sono state. La casa parzialmente distrutta in cui viviamo è vicina alle zone che hanno ricevuto l’ordine di evacuare. Sento chiaramente i bombardamenti a Khan Younis e Rafah.
Tutto è terrificante. Il rumore è troppo forte e troppo vicino. La paura mi ha completamente sopraffatta.Più di una volta, ho sentito come se il mio cuore stesse per fermarsi per l’intensità del rumore. ..continua qui la bottegadelbarbieri.org

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