Comunicato sui sabotaggi di vite TEA in Valpolicella
Nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2025 in Valpolicella, provincia di Verona, le piante di vite sviluppate con le cosiddette Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) sono state sradicate.
Pensiamo che quanto accaduto, a opera di ignoti, non sia un atto vandalico e oscurantista ma un chiaro segno politico che si inserisce nella tradizione delle lotte ambientaliste. Tra queste ricordiamo anche l’esperienza dei “falciatori volontari” in Francia, movimento sociale di contadini e cittadini che qualche anno fa portarono le comunità e i governi dell’Europa a rifiutare le colture OGM.
La narrazione che la politica istituzionale e la stampa stanno imponendo in questi giorni è che tali atti di resistenza debbano essere condannati a priori.
Noi riteniamo, invece, che ci sia bisogno di una lettura più approfondita di tali azioni e sia urgente intraprendere un’analisi meno superficiale, semplicista e riduzionista di quella avanzata fin qui.
La nostra non è una rivendicazione, ma un invito alla riflessione.
Tali atti politici e tali pratiche in diversi contesti nella storia dell’umanità sono stati necessari per ottenere giustizia. Essi prendono forma in questo momento particolare in cui è in gioco né più né meno che il futuro dei contadini, degli ecosistemi e del cibo di cui ci nutriamo. Scaturiscono dall’assenza di un confronto pubblico onesto, dall’imposizione di misure unilaterali calate dall’alto rifiutando ogni contraddittorio.
Le prime e più ingombranti sostenitrici di queste nuove biotecnologie sono le multinazionali della chimica, delle sementi e dell’agricoltura digitalizzata.
Queste, al fianco delle istituzioni, ci hanno condotto fin qui a una drammatica perdita di fertilità, di suoli e di biodiversità, a un inquinamento generalizzato, all’epidemia di disfunzioni nutrizionali, alla progressiva riduzione del numero degli agricoltori, a un aumento della dimensione media delle aziende e al loro strangolamento da parte di banche, assicurazioni e fondi europei pensati per l’industria.
Vediamo pubblicati strani manifesti in cui sindacati di categoria e grande distribuzione si appropriano indebitamente di valori fin qui da loro calpestati come ecologia, biodiversità e sostenibilità. Cercano goffamente di creare confusione nell’opinione pubblica, la quale, secondo loro, dovrebbe soltanto assistere passivamente e piegarsi alle scelte autoritarie delle politiche produttiviste.
Noi invece vogliamo un cibo sano per tutte e tutti e ci schieriamo insieme a moltissime organizzazioni della società civile europea contro le TEA.
Come affermato da diversi studi sia indipendenti che istituzionali, queste “nuove” tecniche di laboratorio hanno in comune con le tecnologie di ingegneria genetica già conosciute e utilizzate la stessa pericolosità per la salute umana e per l’equilibrio degli ecosistemi.
Altro punto in comune delle TEA con i “vecchi” OGM è il fatto che le sementi e le piantine prodotte in laboratorio sono chiaramente sviluppate per lucrare sui brevetti industriali: la conseguenza è la perdita di autonomia e dignità degli agricoltori, a fronte di un aumento dei costi di produzione per le sementi e altri rischi connessi.
Le TEA sono, per i loro promotori, la soluzione ai problemi creati dal massiccio uso di pesticidi e fertilizzanti, alle alterazioni derivanti dal cambiamento climatico (siccità, alluvioni, patologie, ecc.), alla fame nel mondo e chi più ne ha più ne metta.
Insieme alla scienza libera noi riteniamo invece che queste condizioni siano proprio causate dall’agroindustria e dal contesto socioeconomico che la sostiene.
Le soluzioni non vanno ricercate continuando sugli stessi binari che ci hanno condotto fin qui, ma piuttosto invertendo completamente la direzione.
Vogliamo denunciare il sollevamento del solito polverone mediatico di condanna, con l’ennesima narrazione mistificatoria sul vandalismo oscurantista verso scienza e innovazione.
Quando la tecnoscienza diventa tra i principali propulsori di espansione capitalista, la critica diventa non solo legittima, ma necessaria. La distorsione riduzionista della scienza e la sua strumentalizzazione fideistica (scientismo) conferiscono il suggello di “scientificità” agli obiettivi della politica filoindustriale. Questa spera che così nessuno possa opporsi a quanto già deciso dall’alto.
Piuttosto si dia voce a contadini, contadine, ricercatori e ricercatrici che non si piegano alle pressioni delle lobbies, che percorrono con successo strade diverse da quelle dettate dall’agribusiness.
Ne sono già un esempio le comunità di supporto all’agricoltura, il miglioramento genetico partecipativo ed evolutivo portato avanti congiuntamente da contadini e ricercatori, le garanzie partecipative sulla produzione.
L’agroecologia sociale offre tecniche agricole appropriate, conviviali, locali e centrate sull’autosufficienza, più efficaci e alla portata di piccoli e medi agricoltori: proprio quelle che le recenti “innovazioni” agroindustriali mirano a eliminare, con la collaborazione dei principali sindacati agricoli e delle istituzioni compiacenti.
Non vogliamo continuare a percorrere la disastrosa strada dell’agroindustria tecno-capitalista, vogliamo una rivoluzione agroecologica e sociale.
18 febbraio 2025, Gruppo di Lavoro NO OGM di CambiareilCampo!