Piccola rassegna stampa sulla manifestazione del 5 ottobre!

Aggiornamento 2

Comunicato collettivi studenteschi e universitari  Zaum Sapienza da Instagram

SULLA GIORNATA DEL 5 OTTOBRE:
Nella giornata di ieri, sfidando il divieto imposto dalla questura di Roma ed i molteplici tentativi da parte delle forze dell’ordine di impedire all3 compagn3, mobilitatesi in tutta Italia, di raggiungere il presidio di Piramide, più di 10.000 persone hanno partecipato al corteo nazionale contro il genocidio del popolo palestinese.
Come studentesse e studenti delle scuole e delle università di Roma abbiamo costruito, all’interno della piazza, uno spezzone sociale – partecipato anche dalle intifade studentesche delle altre città, le realtá di quartiere ed i centri sociali.

Riteniamo fittizia l’uscita mediatica delle ultime ventiquattro ore, rifiutiamo l’ennesima narrazione che tende a scindere manifestanti buoni e manifestanti cattivi, siamo stanch3 di vedere attribuite le responsabilità di dinamiche di piazza all3 infiltrat3. Ad un anno dall’inizio della nuova fase del genocidio sionista in Palestina, insieme alla recente espansione del conflitto anche in Libano, gli avvenimenti di sabato 5 ottobre sono espressione della rabbia dell3 giovani, esaust3 di chiudere gli occhi di fronte a chi ha veramente le mani sporche di sangue: dalle industrie belliche ai governi occidentali, tra cui quello italiano – che, oltre all’attivo sostegno di Israele, tenta di reprimere violentemente ogni forma di dissenso con un disegno di legge liberticida, il ddl 1660.

In qualità di studentesse e studenti che, nell’ultimo anno, hanno partecipato attivamente alle intifade studentesche e alle mobilitazioni cittadine del sabato, abbiamo ritenuto che fosse necessario partire in corteo, anche in risposta all’eccessiva militarizzazione e criminalizzazione del presidio.
Ieri, in piazza, non c’era nessun infiltratә, solo giovani pieni di rabbia.

Oltre allo smisurato dispiegamento di dispositivi di polizia e alle ripetute cariche, sono stati emessi 40 fogli di via e alcuni pullman provenienti da varie città sono stati bloccati; esprimiamo massima solidarietà nei confronti dell3 compagn3 fermat3 – e tuttora in stato di fermo.

Aggiornamento 1

Azione antifascista Trieste Salario da Instagram

In circa 10000 siamo scesɜ in piazza, all’ombra della Piramide Cestia, il 5/10, sfidando il divieto imposto direttamente dal ministro Piantedosi di attraversare le strade della nostra città al fianco della resistenza palestinese e libanese.
Nonostante l’improvvisa autorizzazione del presidio statico (ovviamente taciuta dalla narrazione filogovernativa dei mass media, per non far sfigurare il governo e la sua gestione del dissenso) moltissimɜ compagnɜ sono statɜ identificatɜ nei pressi della piazza o addirittura in autostrada verso Roma ed è stato impedito loro l’accesso in città tramite fogli di via e fermi. Le nuove generazioni di militanti mai prima d’ora forse avevano assistito ad un dispiegamento di forze di polizia simile in città, ciò nonostante il corteo si è mostrato compatto e determinato: ha resistito alle cariche, agli idranti e ai lanci di gas lacrimogeni, che non hanno interessato solo lo spezzone di testa, ma anche le migliaia di manifestanti che non hanno avuto alcun contatto con gli sbirri in antisommossa.
La nostra più totale solidarietà va al compagno Tiziano, al momento agli arresti domiciliari, al compagno Luca, vittima di una vile aggressione squadrista dei sionisti mentre tornava a casa dal corteo, e a tuttɜ
lɜ compagnɜ fermatɜ e denunciatɜ, CHI LOTTA NON SARÀ MAI SOLƏ!
Ripudiamo fermamente la narrazione dellɜ “infiltratɜ”, portata avanti da ogni parte della politica istituzionale, volta solo a criminalizzare ancor di più ogni forma di dissenso, creando la fantomatica divisione tra manifestanti “buoni” e “cattivi”.
GLI UNICI INFILTRATI SONO GLI SBIRRI NELLE PIAZZE, NEI LUOGHI DEL SAPERE E NEI POSTI DI LAVORO.

PALESTINA LIBERA FINO ALLA VITTORIA.
Azione Antifascista Trieste Salario

Oltre all’articolo molto ben fatto de ilrovescio.info che abbiamo appena postato, pubblichiamo una piccola rassegna stampa in divenire sulla manifestazione di ieri perchè riteniamo importante contrastare una narrazione distorta e tendenziosa che circola e che mira a dividere come al solito buoni e cattivi e a fare il gioco del nemico. Noi in piazza c’eravamo ed abbiamo visto una partecipazione altissima e variegata, una necessità non solo politica ma anche fisica e psicologica di ribellarsi al divieto, di dichiarare che non intendevamo e non intenderemo obbedire ma autodeterminarci scardinando la gabbia in cui ci avevano rinchius*, una gabbia che paradossalmente ribadiva in maniera esplicita la vita che vogliono costruire per noi.

Comunicato di UDAP e Giovani Palestina d’Italia: https://www.facebook.com/UDAP.Italia/?locale=it_IT

OLTRE LA REPRESSIONE:
PIÙ DI 15MILA IN PIAZZA PER LA PALESTINA
Comunicato sulla piazza
nazionale del 5 ottobre a Roma
Qualcuno aveva detto che l’Italia non era pronta a manifestare a un anno dal 7 ottobre. Invece, più di 15mila persone, da Roma e da tutta Italia, hanno paralizzato la capitale per la Palestina.
Mentre il 5 ottobre in tutto l’Occidente il movimento in solidarietà al popolo palestinese scendeva in piazza, l’Italia è stato l’unico paese a non permettere che ciò accadesse. Centinaia di manifestazioni si sono tenute a sostegno e in favore della libertà per i popoli colpiti dalla morsa violenta del sionismo. Da Londra, New York, Toronto, Parigi, Barcellona, Madrid, Berlino, Amsterdam, Bruxelles e tante altre.
L’Italia infatti è stato l’unico paese in Europa a vietare la manifestazione ad un anno dall’inizio del genocidio. Le istituzioni italiane hanno provato con ogni mezzo a impedire la riuscita di questa piazza. Fin dal divieto alla manifestazione è stato chiaro quale fosse l’intento del Governo, del quale la Questura di Roma si è fatta portavoce. L’intenzione era quella di spegnere una mobilitazione che si sta dimostrando capace di poter disturbare gli interessi delle classi dirigenti, pienamente allineate e complici del sionismo.
Nell’ultimo anno, infatti, ciò che, come realtà palestinesi, abbiamo portato avanti, insieme al movimento di solidarietà, non è mai stata solo una vaga richiesta di “stop al genocidio”.
Le nostre rivendicazioni puntano alla radice della questione: il problema non è riducibile a Netanyahu, è il sistema di occupazione coloniale ad essere sotto accusa, e per fermare questo sistema bisogna inceppare la macchina bellica, dalla progettazione delle armi alla loro commercializzazione.
È per questo che sabato siamo scesi in piazza per la Palestina e per il Libano, ma anche contro il DDL 1660, vile strumento repressivo che mira a criminalizzare il dissenso e la lotta, ben oltre la causa palestinese. Precisamente perchè questo orizzonte di lotta è stato accolto e alimentato da migliaia di compagnə in tutta Italia le istituzioni lo vogliono spezzare, con ogni tipo mezzo: il più grande rischio per il Governo è scontrarsi con un fronte unito, che mira a obiettivi chiari.
La questura di Roma ha provato con tutte le sue forze a imporre il divieto. Un dispiegamento di forze di polizia senza precedenti ha bloccato ai caselli autostradali, alle stazioni dei treni e dei pullman, migliaia di persone che arrivavano da fuori Roma. Decine di compagnə hanno ricevuto fogli di via, altrə sono statə trattenutə in stato di fermo fino a sera. La giornata è stata segnata da perquisizioni arbitrarie e minacce. Nonostante ciò, e nonostante il clima di terrore creato ad arte dai media, fin dal mattino era chiaro che la repressione preventiva non ci avrebbe contenutə. Eravamo troppə, troppo determinatə ad essere in quella piazza e l’avremmo raggiunta a costo di bloccare Roma. Sappiamo bene che comunque, senza questo “Stato d’assedio”, saremmo stati ancora di più.
Secondo alcuni la “concessione” di Piramide è stata un’apertura “democratica”. A questi rispondiamo che il presidio non ci è stato concesso per bontà, ma l’abbiamo ottenuto con una prova di forza e di fermezza. Migliaia di persone decise e compatte hanno conquistato una piazza che però è rimasta blindata da ogni lato per ore. Le forze dell’ordine erano già schierate, dotate dei cosiddetti ‘mezzi speciali’, pronte a reprimere con ogni mezzo la manifestazione.
Di fronte a questo scenario, tra chi si è trovato chiuso in una gabbia c’è chi ha reagito di conseguenza. Rifiutiamo categoricamente la lettura di chi imputa la violenza a “infiltrati”: la violenza è quella che rinchiude più quindicimila persone in uno spazio confinato, che applica arresti preventivi e che, infine, usa idranti e lacrimogeni sulla folla. Rigettiamo categoricamente ogni tentativo di dividere il movimento di solidarietà, così come il movimento palestinese, tra “buoni” e “cattivi”. La violenza è quella del sistema coloniale che tiene sotto scacco il mondo arabo, che ha ucciso più di 50.000 persone nell’ultimo anno.
Una violenza che distrugge, che annienta.
Il Governo Meloni, il suo alleato sionista e una stampa italiana sempre più appiattita sulla propaganda di guerra, sono gli unici colpevoli. Chiunque tenti di sviare il problema, e di distoglierci dalla realtà e dai nostri obiettivi, fa un servizio ai nostri nemici e mina l’unità del movimento, che solo mettendo insieme diverse idee e diverse pratiche potrà dare una risposta efficace contro la guerra e, soprattutto, contro la repressione che si approssima con il nuovo disegno di legge.
Allo stolto che indica il dito noi rispondiamo guardando la luna: il sistema di occupazione coloniale contro il quale ci stiamo battendo qui in Italia da ben prima del 7 ottobre 2023. La notte tra il 4 e il 5 ottobre è stata una notte infernale per il Libano e la Palestina: intensi bombardamenti hanno colpito Beirut, Baalbek e il sud del Libano, provocando morti, feriti e un alto numero di sfollati, il tutto avvenendo nel silenzio dei media e con la complicità dei nostri governi. Attualmente, in Libano si registrano circa 1,4 milioni di sfollati. Nel frattempo, il 3 ottobre, il campo profughi di Tulkarem in Palestina è stato oggetto di bombardamenti.
A Gaza invece inizia l’ennesima invasione via terra dal nord della Striscia, con ordini di evacuazione e bombardamenti sul campo profughi di Jabalia. Stiamo assistendo di nuovo alle immagini di persone in fuga senza una meta.
La giornata di sabato è stata una vittoria dalla quale dobbiamo imparare. Il Governo voleva creare un precedente di repressione politica, e noi abbiamo creato il nostro precedente di unità politica contro la guerra imperialista e contro il Governo: continueremo a lottare contro – e nonostante – ogni forma di repressione, fino alla cessazione della complicità italiana nel genocidio e fino alla liberazione dal sionismo.
Dalla parte della Resistenza, sempre.
Giovani Palestinesi d’Italia – GPI
Unione Democratica Arabo Palestinese – UDAP
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Comunicato di Infoaut e di seguito anche quello di un gruppo di studenti torinesi;  https://www.infoaut.org/conflitti-globali/roma-in-diecimila-rompono-gli-argini-per-la-palestina

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Comunicato di Potere al popolo https://poterealpopolo.org/ieri-noi-ceravamo-ecco-quello-che-abbiamo-visto/

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