Democrazie reali

DEMOCRAZIE REALI

Israele come laboratorio e modello della nuova modernità per un Occidente sempre più in crisi.

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Questo opuscolo nasce a seguito di un’iniziativa svoltasi a Pisa il 15 marzo 2024, organizzata da un gruppo di solidali con la resistenza palestinese, con interventi dell’assemblea NO CPR Torino e Giovani Palestinesi d’Italia, la quale ha iniziato a riflettere collettivamente sulla natura di Israele come Stato a ordinamento democratico e, proprio in virtù di ciò, come modello per le altre democrazie occidentali.
Contatti: democrazie.reali@autistiche.org

Nell’aprire questo opuscolo sulla natura e la traiettoria dell’avventura coloniale sionista in terra mediorientale non possiamo non registrare come per buona parte del mondo dei/delle solidal* con la causa palestinese sia ancora piuttosto arduo annoverare Israele tra le democrazie realizzate. Ogni volta che qualche opinion leader arruolat* nella difesa del sionismo definisce Israele come unica democrazia in Medio Oriente, attivist* e solidali con la causa palestinese saltano sulla sedia e si sperticano nell’aggiungere virgolette o nel negare che possa essere realmente democratico l’involucro istituzionale di un progetto coloniale ed etnocratico.
Da questo punto di vista, almeno in termini di realismo e proprietà di linguaggio, possiamo dire che, ancora una volta, il nemico è un passo avanti a noi. Se infatti nel cosiddetto Occidente collettivo il grosso delle forze politiche, di tutti i colori e gli schieramenti, non ha più dubbi e, per simmetrico rispecchiamento, assegna ad ogni occasione una patente di democraticità allo Stato ebraico, per molti/e critic* di Israele l’attaccamento quasi sentimentale alla categoria della democrazia, intesa come forma Stato intrinsecamente positiva, rimane invece un ostacolo insuperabile al riconoscimento della natura democratica delle istituzioni e della società israeliane. Tali resistenze si spiegano con delle obiezioni apparentemente
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solide: sebbene possieda gran parte dei requisiti2 richiesti per essere considerato uno Stato liberale, Israele mantiene la minoranza araba, il 20% della popolazione totale, in una condizione di discriminazione formale3, con diritti di cittadinanza limitati, e sostanziale, mediante politiche educative e sociali mirate a ghettizzare ed emarginare, mentre i/le cittadin* ebre* godono pienamente di tutti i diritti riconosciuti dalla legge. Inoltre, come è noto e ormai riconosciuto persino da Amnesty International, in West Bank, al sofisticato sistema di apartheid eretto scientificamente per segregare i/le nativ* palestinesi, si affianca l’estensione della legalità (e di una totale impunità) israeliana agli/alle 800.000 colon* che abitano negli insediamenti: un doppio standard evidente che, da solo4, basta per svelare il progetto di purezza ed esclusività etnico-religiosa incarnato nello e dallo Stato israeliano[…]

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