2 giugno 2023/IL NEMICO E’ IN CASA NOSTRA

IL NEMICO È A CASA NOSTRA

LA GUERRA È A CASA NOSTRA

Nel 2022 la spesa militare mondiale ha raggiunto la somma record di 2.240 miliardi di dollari. Mentre le classi subalterne si impoveriscono, i guadagni delle aziende produttrici di armi aumentano a dismisura. La guerra è sempre stata un interesse delle classi dominanti. Per i più poveri invece è un tritacarne: usciranno sempre sconfitti da ogni guerra che non sia una rivoluzione.
Dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, molti Paesi e molte popolazioni sono state annientate nel contesto della cosiddetta “guerra infinita”, strategia finalizzata a conservare l’egemonia statunitense sul pianeta e a rapinare risorse per sostenere il proprio sistema capitalista in perenne crisi: Jugoslavi, Irakeni, Afgani, Siriani, Libici hanno pagato con il sangue le avventure militari degli Stati Uniti d’America. Ora tocca alle popolazioni dell’Ucraina.
Il conflitto in questi territori è iniziato ufficialmente il 24 febbraio 2022, ma dal 2014 il Paese è stato attraversato da una guerra civile tra le repubbliche popolari russofone e il governo centrale di Kiev. Per i Paesi occidentali questa guerra ha l’obiettivo di chiudere i conti con la Russia e di sottometterla ai propri interessi, al fine di impedire l’affermarsi di nuovi equilibri internazionali che comporterebbero il declino della secolare egemonia atlantica.
Un gioco estremamente rischioso, perché la federazione russa è il Paese più esteso del pianeta, conta 150 milioni di abitanti e dispone di enormi risorse naturali e di uno degli eserciti più potenti al mondo. Soprattutto, poiché la Russia è una potenza nucleare al pari degli Stati Uniti, il conflitto in Ucraina comporta rischi enormi per l’intera umanità. Il conflitto bellico, che l’invio di armi da parte dei Paesi membri della NATO continua ad alimentare, sta portando le popolazioni dell’Ucraina alla rovina con morti, invalidi, traumatizzati, emigrazioni di massa, distruzione delle infrastrutture e delle abitazioni civili, indebitamento, esproprio di tutte le risorse naturali ed energetiche. Questa guerra rappresenta inoltre un attacco a tutti gli sfruttati e le sfruttate del pianeta. Ad ogni fronte di guerra esterno (ai confini nazionali) corrisponde, infatti, un fronte di guerra interno: cioè un’offensiva delle classi dirigenti degli stati nazionali contro gli strati più poveri della popolazione. In Italia, ad esempio, l’imporsi dell’economia di guerra comporta un evidente aumento del costo della vita, ulteriori tagli ai servizi pubblici e quindi un rapido e diffuso impoverimento. Ma non solo. In tempi di guerra, tutti i governi nazionali devono inevitabilmente intensificare il controllo e la repressione affinché i sacrifici imposti siano accettati e la narrazione guerrafondaia non venga criticata. Interesse dei proletari di tutto il mondo è quindi disertare e sabotare la guerra: fermare la macchina bellica agendo ognuno nel proprio Paese. Se il nemico è a casa nostra occorre, infatti, chiedersi: quali sono le strutture dislocate nei territori in cui viviamo che collaborano, sostengono e speculano sulla guerra in Ucraina? Quali sono i dispositivi che, oltre a sostenere le privazioni e i sacrifici materiali imposti dall’economia
di guerra, comportano anche l’istituzione di una “società della guerra”, fondata su forme di controllo e disciplinamento sempre più estese, individualizzate ed efficienti? NEL NOSTRO TERRITORIO: L’Aeroporto militare di Centocelle. Si tratta di una base che coordina le operazioni militari italiane all’estero. In caso di guerra è un obbiettivo militare di primaria importanza posto irresponsabilmente al centro di una delle zone più densamente popolate d’Europa. Fuori le basi militari da Roma est (e da ovunque)!
L’Università la Sapienza. La principale università italiana collabora attivamente con l’industria militare e con l’esercito. Forma i tecnici, i militari e contribuisce allo sviluppo delle armi. Fuori i fabbricanti di armi dalla Sapienza (e da tutte le università)!
La Tiburtina Valley Sul nostro territorio sono presenti tutte le principali industrie del comparto industriale militare (Leonardo, Altran, Elettronica Group, Rheinmmetall Italia, Thales Alenia Space, Mbda, Airbus, ecc.). Fuori i fabbricanti di morte dai nostri quartieri (e da tutti gli altri)!
L’Industria della comunicazione. In un paese in cui la maggior parte della popolazione è contraria all’invio di armi in Ucraina, l’industria della comunicazione ha la funzione di condizionare e produrre il consenso verso la guerra. I principali media, tramite una scandalosa propaganda di guerra e la criminalizzazione del dissenso, sono parte integrante della macchina bellica. Smascheriamo i collaborazionisti, fabbricanti di menzogne.
Le Infrastrutture del controllo sociale L’“Emergenza Covid” ha accelerato la digitalizzazione della società. Con la costruzione di piattaforme informatiche centralizzate e la modifica del Codice della privacy, lo Stato può oggi gestire tutti i dati personali che ci riguardano e controllare, quindi, molti aspetti della nostra vita. Al controllo dei dati – con milioni di persone che possiedono già un’Identità Digitale – si aggiunge la sorveglianza dei corpi attraverso l’uso di tecnologie sofisticate, impiegate sia sul campo di battaglia esterno della guerra che su quello interno della repressione e più in generale del disciplinamento. Pensiamo, ad esempio, alle telecamere sempre più sensibili delle nostre “Smart Cities”, che possono raccogliere dati biometrici come il riconoscimento facciale e che servono sia alla repressione poliziesca che al “semplice” controllo della mobilità (varchi Ztl, multe eccetera).
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