Ieri a Roma al corteo per Alfredo!

Questo il testo del volantino distribuito dall’Assemblea nogreenpassroma

da scaricare qui sab 4 def (1)

AL FIANCO DI ALFREDO/ contro l’ergastolo e il 41bis

In questi giorni un fine giurista, pur esprimendosi a favore della revoca del regime di 41-bis nei confronti di Alfredo Cospito, ha voluto ridurre la sua lotta ad un «caso umano»: che non si pensi di farne un «caso giuridico», soprattutto se ciò significa mettere in discussione la legittimità di un intero istituto. L’affermazione, del tutto insensata, manifesta chiaramente la preoccupazione della parte sedicente democratica e liberale di questo Paese. Poiché la dura lotta portata avanti da Alfredo è potenzialmente in grado di radicalizzare le lotte sociali e antagoniste, essa deve essere depoliticizzata e ricondotta alla logica neutralizzante del discorso umanitarista: la tortura di Stato è accettabile nella misura in cui, come un altro esponente della classe dominante ha voluto sottolineare, è «compatibile con la salvaguardia della vita umana».

A questa ipocrisia rispondiamo che chi, in questi mesi, sta lottando al fianco di Cospito si pone obiettivi che vanno ben oltre la mera sopravvivenza biologica. In un sistema in cui il patto sociale si è ridotto a un patto di “sicurezza”, dove il valore della libertà viene scomposto in singoli diritti, garantiti in modo intermittente e distribuiti con il contagocce (!) in modo diseguale tra le diverse classi sociali, le nostre rivendicazioni non si fermano certo alla tutela dell’esistenza biologica: come abbiamo ribadito ogni giorno durante il cosiddetto periodo pandemico è la qualità della vita di cui vogliamo e dobbiamo riappropriarci. Ed è proprio questo che la classe dominante vuole evitare. È per questo che ora corre ai ripari, nella speranza, tra l’altro, che le sue responsabilità finiscano nel dimenticatoio. Ma noi non dimentichiamo che il 41-bis è uno dei tanti frutti di un percorso ultradecennale (iniziato negli anni ’70 con la legge Reale, proseguito negli anni ’80 con la legge Gozzini e, poi, negli anni 2000 con le leggi antiterrorismo) di sviluppo e radicamento, nel “nostro” “democratico” ordinamento nazionale, del «diritto penale del nemico»: un circuito parallelo di “giustizia” che riserva pene rigidissime ed esemplari a soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine costituito. Un diritto penale, incentrato su ciò che un imputato rappresenta e non su ciò che fa, nato per contrastare le organizzazioni rivoluzionarie e poi esteso anche ad altri soggetti (come, ad esempio, i migranti, ma recentemente anche i sindacati) mediante il solito, sempre latente, dispositivo emergenziale che con il manifestarsi della sindemia ha, per la prima volta, investito in pieno le vite dell’intera popolazione.

La feroce repressione che si sta abbattendo su Alfredo è un avvertimento a tutte/i le/i sfruttate/i. La criminalizzazione che sta colpendo coloro che si battono per e al fianco di Alfredo fa parte di quella strategia di creazione del nemico interno che in maniera sempre più evidente si dimostra essere vero e proprio paradigma di governo. L’idea di un’alleanza tra anarchici e mafia propugnata dalla politica e poi ripresa e amplificata dalla maggior parte dei media è solo l’ultimo esempio. Negli ultimi tre anni, al fine di abituare la popolazione a fare sacrifici, il “no vax”, il “putiniano”, “l’uomo degli sprechi” nelle emergenze del carovita e dell’energia sono stati costruiti come soggetti devianti. Tutto per sottacere che è la stessa società capitalista, strutturalmente fondata sullo spreco e su trasformismi quali la green economy tecnocratica, ad esacerbare i problemi sociali. Il potere ha chiuso da tempo ogni spazio di mediazione e negli ultimi anni ha drasticamente ridotto anche gli spazi di agibilità politica e di espressione di dissenso.

Se il 41-bis, l’ergastolo e l’ostatività sono le punte di un sistema oppressivo fondato sul doppio binario repressivo e premiale, la lotta contro questi dispositivi repressivi e contro tutti gli altri strumenti del controllo sociale riguarda tutte/i. Per una prospettiva rivoluzionaria e di classe, non integrata nei meccanismi di sfruttamento, al fianco di Alfredo lottiamo contro la società del controllo, del disciplinamento e del collaborazionismo.

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