Allarme rosso!
La <democratica e civile> Bologna ha lanciato, in via sperimentale e su base volontaria, la patente del buon cittadino sulla falsariga di quella cinese. Viene chiamata smart citizen wallet e veniamo a sapere che qualcosa di simile sarebbe in procinto di essere lanciato anche a Roma.
D’altra parte non dobbiamo meravigliarci, Bologna ha una lunga tradizione consolidata rispetto a provvedimenti di controllo sociale elevato a cominciare dai sindaci-sceriffo come Cofferati e Roma ha un precedente illustre con Veltroni sindaco quando furono affissi per la città dei manifesti comunali con tanto di numero di telefono da chiamare che invitavano i cittadini alla delazione e alla denuncia di chi imbrattava la città.
Per ora il meccanismo della patente del buon cittadino è impostato su base premiale. Vale a dire che la persona accumulerà punti e otterrà delle regalie in sconti di vario tipo se avrà dei comportamenti in linea con le richieste dell’amministrazione. Sono considerati comportamenti “etici” fare la raccolta differenziata dei rifiuti, usare i mezzi pubblici, gestire in maniera oculata il consumo di energia, non prendere multe, essere attivo con la Card Cultura, una carta varata per le attività culturali nell’area metropolitana di Bologna. Piccola osservazione a margine: la cultura che conta è solo quella ufficiale e istituzionale? Insomma essere dei cittadini rispettosi del “vivere civile” e della “civile convivenza”. Ma il passaggio a bastone e carota sarà breve. La sinistra antagonista dovrebbe entrare in allarme rosso.
Il sindaco Matteo Lepore, PD tanto per non sbagliarsi mai, dice che questo patentino fa parte di un progetto più vasto che intende dare ai cittadini/e una grande rete digitalizzata ma allo stesso tempo personalizzata sull’esperienza di ciascuno. Ci viene in mente il film di Spielberg del 2002 < Minority Report> in cui viene descritta la società del futuro e il relativo controllo sociale. In una scena il protagonista Tom Cruise prende la metropolitana e la metropolitana è piena di pubblicità, ma non di pubblicità qualunque, di pubblicità fatta per lui. Ci sono delle piccole videocamere che riescono a catturare la sua iride, riconoscerlo e dargli dei messaggi fatti apposta e che lo chiamano addirittura per nome. Quella che potrebbe sembrare un’attenzione particolare legata alle esigenze individuali, anche se di stampo pubblicitario e consumistico, è invece nella sostanza controllo sociale. La gente esce dai vagoni del treno e man mano che esce a ciascuno si illuminano gli occhi e in questo modo vengono riconosciuti così il protagonista che sta scappando verrà trovato dalla polizia.
Lo scorso 17 febbraio a Fidenza, in provincia di Parma, il consiglio comunale ha deliberato il nuovo regolamento unico comunale in materia di edilizia residenziale pubblica. Vale a dire l’edilizia economica per le persone meno abbienti. Nell’articolo 8, Titolo III, Parte II, del predetto regolamento viene introdotto un sistema a punti per chi abita le case popolari che istituisce la <Carta dell’assegnatario> sulla quale ogni nucleo familiare che abita una casa popolare riceve un punteggio iniziale di 50 punti. Attraverso il comportamento dei residenti il credito può aumentare o diminuire: nel caso i punti vengano esauriti, i residenti ricevono lo sfratto e devono lasciare l’alloggio.
All’interno del regolamento vengono riportate le tabelle “dei divieti e degli obblighi legati all’alloggio e agli spazi accessori” entrati in vigore dallo scorso 19 maggio. Tanto per fare degli esempi di divieti:
-divieto di utilizzo di barbecue e griglie sul balcone (perdita di 10 punti)
-divieto di ospitare persone estranee al nucleo familiare senza la preventiva autorizzazione del Comune e/o dell’Ente gestore (perdita di 25 punti e multa da 50 euro)
-divieto di consumare alcolici negli spazi comuni (perdita di 10 punti)
-divieto di distribuire cibo alle popolazioni libere di colombi e volatili in genere (perdita di 10 punti).
Ma vale la pena di leggere veramente il regolamento in questione con la miriade di obblighi, divieti e penalizzazioni che prevede perché altrimenti non ci si rende conto fino in fondo di che cosa significhi un posizionamento istituzionale di questo tipo.
Oltre tutto l’Ente gestore istituisce il “Servizio di mediazione sociale dei conflitti> al quale si possono rivolgere gli assegnatari avanzando richieste per affrontare e risolvere problemi di convivenza negli edifici. Questo servizio di mediazione, dice sempre il regolamento, interverrà utilizzando le tecniche professionali della mediazione e conciliazione sociale e proponendo soluzioni al fine di agevolare la bonaria composizione dei conflitti insorti.
Anche questo è assolutamente in linea con l’impostazione neoliberista della società. I conflitti non sono dovuti a condizioni sociali, economiche, ineguaglianza e povertà, difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena o alla stanchezza di una giornata che non ha mai fine, sono dovuti all’incapacità dei singoli di rapportarsi fra loro e quindi lo Stato ha il diritto-dovere di educarli alla convivenza civile. E’ noto che le classi subalterne sono naturalmente portate agli schiamazzi, alla violenza, a buttare le cartacce per terra, a mangiare per strada, ad avere atteggiamenti indecorosi…che diamine!
Se comunque ci dovessero essere “segnalazioni” di “comportamenti illeciti” è previsto l’intervento di un <agente accertatore> formato da ACER, la società che gestisce gli alloggi popolari in Emilia Romagna e al funzionario è assegnata la facoltà di ispezionare gli alloggi e sanzionare i nuclei familiari. Queste modalità sono state sperimentate anche in altri cinque comuni del parmense: Felino, Sala Baganza, Collecchio, Traversetolo, Montechiarugolo.
Il tutto supera perfino il controllo sociale partecipativo e delatorio della Germania nazista.
La creazione del green pass per la gestione della così detta pandemia si è rivelata un’apripista ottimale di un progetto però già in agenda da tempo per testare la disponibilità delle persone ad accettare un controllo “etico” della propria vita chiaramente sulla scala di valori neoliberista e l’assunzione della delazione come elemento essenziale nei riguardi della partecipazione attiva al modello istituzionale.
Mi vengono in mente dei passaggi di Bambule la sceneggiatura che nel 1971 Ulrike Meinhof aveva scritto per un documentario sulle storie di adolescenti in un riformatorio femminile <tra solitudine e rivolta> dove parlava dell’educazione sorvegliata vale a dire del meccanismo con cui viene messo in atto un addestramento con punizioni e premialità per cui le ragazze ribelli, devianti, critiche, insofferenti imparano a rassegnarsi, a non desiderare altro che lavorare tutta la vita, ricevere ordini e tacere. Un addestramento alla normalità, attraverso il quale alla lunga il comportamento ottenuto sarà interiorizzato e diventerà un’abitudine. I destinatari di questo addestramento erano chiaramente gli strati poveri della popolazione.
La socialdemocrazia tedesca era caratterizzata dalla rimozione formale del nazismo e allo stesso tempo dalla riaffermazione senza rotture dei principi di ordine, legalità e sorveglianza. Ora il neoliberismo ha fatto di più. Ha allargato a dismisura gli strati della popolazione a cui è destinato l’addestramento sociale e ha ufficializzato i principi nazisti fondati sullo spartiacque tra chi è dentro e chi è fuori dalla società per bene. Infatti tutto questo viene veicolato dal sistema di potere sempre attraverso nobili motivi.
Perché, al di là dei collaborazionisti/ste che hanno un interesse personale di carriera ed economico e sono quindi coinvolti nelle sorti del sistema, c’è sempre chi si presta attivamente, chi non si oppone, chi sottovaluta e chi pensa che tutto sommato a lui/lei non capiterà mai.
C’è stato in questi anni un atteggiamento di superficialità, di banalizzazione, di sottovalutazione se non di palese partecipazione, della così detta sinistra di classe, per fortuna non di tutta, a una serie infinita di provvedimenti di controllo varati dai governi neoliberisti.
L’elenco sarebbe veramente lungo ma basta citare il controllo generalizzato del territorio con telecamere in ogni dove, la digitalizzazione dei documenti e degli accessi al lavoro, i provvedimenti di <decoro urbano>, la demonizzazione degli ultras e della movida, la persecuzione delle affissioni abusive, la pletora di multe e sanzioni amministrative, il Daspo, la sorveglianza speciale…e mi devo fermare perché non saprei dove mettere il punto. Per finire in bellezza con l’accettazione del green pass, di un lasciapassare per vivere e delle relative sanzioni, multe, costrizioni, ricatti, allontanamento dal lavoro e dalla socialità…
E’ chiaro che questo porterà alla punizione di chiunque avrà l’ardire di manifestare, protestare, di non essere in linea con il pensiero propagandato come giusto ed etico che si tratti della così detta pandemia o del giudizio sulla NATO e sulla guerra in corso in Ucraina, che si tratti di non pagare le bollette o di scrivere sui muri.
E anche ora c’è una sottovalutazione riguardo a questo tipo di operazioni di potere. Siamo di fronte ad una fase di ulteriore impoverimento generalizzato delle classi subalterne propagandato come risultato dell’emergenza pandemica e dell’emergenza dovuta alla questione ucraina, ma in effetti volutamente creato dal capitale in fase di ristrutturazione e allo stesso tempo ad un cambiamento epocale dei rapporti potere/subalterni in cui il neoliberismo intende annullare ogni possibilità di reazione e dissenso e costruire dei soggetti asserviti e consenzienti. In questo frangente la maggior parte delle manifestazioni di dissenso (poche e rarefatte in verità) sono orientate ed imperniate sul lavoro, sul carovita…
“Vogliamo sconfiggere tutte le delocalizzazioni, rimettere al centro la questione salariale, il carovita e bollette, la riduzione d’orario a parità di salario, l’abolizione del precariato, rivendicare un polo pubblico per la mobilità sostenibile. E rimettere al centro la condizione di lavoratori e lavoratrici incontrate in questi mesi, che siano del settore pubblico o privato, di quello industriale o scolastico, di trasporti, sanità spettacolo, informazione, fissi, precari, in appalto, autonomi, migranti. […] così recita la chiamata dei lavoratori della GKN per lo scorso 26 marzo a Firenze.
Ma anche contro la guerra e le spese militari…quasi sempre in maniera general generica o buonista.
Tutte cose sacrosante per carità! ma chi avrà il lavoro? Chi ha il patentino del buon cittadino in regola? E chi avrà la sanità pubblica e gratuita? Tutti/e o quelli che scrivono sui muri verranno esclusi? E come si potranno ribaltare questi famosi rapporti di forza se quelli che manifesteranno lo faranno senza avvisare i garanti dello sciopero? perderanno punti e i figli non avranno più l’accesso a scuola? E chi esprimerà giudizi sulla guerra non in linea con il pensiero unico quanti punti perderà?
La necessità imprescindibile è portare a sintesi la lotta al modo di procedere del capitale neoliberista. C’è chi lo sta facendo con grande fatica.