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Nocività, difesa ipocrita della vita e militarizzazione della salute, dall’Icmesa di Seveso (1976) all’attuale gestione della ‘pandemia’
10 luglio 1976: una nube tossica contenente diossina fuoriesce dall’Icmesa di Seveso (MI), fabbrica chimica di proprietà della svizzera Hoffmann-La Roche che, nei fine settimana, produce armi all’insaputa della popolazione.
Le istituzioni impongono piani d’emergenza e stravolgono la vita di chi abita nel territorio circostante con deportazioni di massa e militarizzazione.
Quarantacinque anni più tardi, col pretesto della ‘pandemia’ da Covid-19, viene dichiarato lo stato d’emergenza su tutto il territorio italiano e un generale della Nato viene nominato ‘Commissario per la gestione dell’emergenza epidemiologica’. Ancora una volta alle questioni irrisolte sulla salute le istituzioni rispondono con misure coercitive e con la militarizzazione.