Uscire dall’angolo
[…] Tutto questo non riguarda solo coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, ma l’intera collettività. Nessuno può sentirsi al sicuro, né da un punto di vista della salute, né da un punto di vista politico.[…] ilrovescio.info
Se il governo procederà seguendo lo schema utilizzato fino ad ora, ovvero “anticipazione/attuazione”, con il prossimo consiglio dei ministri verrà decretato il divieto di lavorare per tutti coloro che non si sono vaccinati e anche per quanti non vogliono fare ulteriori richiami. Questa scelta, che determinerebbe un precedente repressivo inedito in termini di forma e di portata, è del tutto insensata dal punto di vista della risoluzione della questione sanitaria, a meno che per soluzione non si intenda la salvaguardia apparente del sistema sanitario.
Dopo trent’anni di tagli di personale, posti letto e presìdi ospedalieri, di privatizzazioni a discapito della medicina del territorio e della medicina d’emergenza, la logica aziendalistica – che punta nella più ottimistica delle ipotesi al pareggio di bilancio, quado non lucra sfacciatamente sulla malattia – è divenuta imprescindibile anche in ambito sanitario, grazie o nonostante (a seconda della lettura critica che si vuole dare) la gravità degli eventi di questi tempi.
Il richiamo alla responsabilità ricade unicamente sulle scelte che gli individui compiono rispetto al proprio corpo, all’idea di salute e di libertà che li muove; la responsabilità invece di chi ha operato i tagli catastrofici e di chi in questi ultimi due anni non ha nemmeno cercato di rafforzare la medicina del territorio – sfiancando i sanitari e provocando tanti disagi e morti – non viene mai menzionata. Nemmeno quella di chi sta spingendo per la realizzazione di una “nuova” sanità, evincibile dalle linee guida illustrate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; una sanità che di fatto mina l’esistenza stessa del medico di fiducia, sostituito da medici di medicina generale turnisti all’interno delle “case della comunità”, che utilizzeranno telemedicina, piattaforme, app, intelligenza artificiale, protocolli per affrontare a distanza i sintomi dei pazienti, svalutando ogni specificità ambientale e individuale.
Con una progressione impressionante in termini di velocità, questa situazione che, teniamolo ben presente, è stata prodotto dall’incedere prepotente della logica capitalistica (devastazione ambientale, allevamenti intensivi, grandi opere, laboratori di potenziamento virale) viene cavalcata per introdurre misure che non preservano la salute di nessuno.
La dose booster di Pfizer-BioNTech, il “vaccino” maggiormente decantato ed utilizzato e che si riferisce alla sequenza del virus rinvenuto a Wuhan nel 2020, ha un efficacia nel prevenire il rischio di ospedalizzazione di dieci settimane, poi scema al 35% (cinque studi pubblicati in questi giorni sulla rivista scientifica “Nature” evidenziano che l’effetto neutralizzante degli anticorpi indotti dai farmaci Pfizer-BioNTech, Moderna, Johnson & Johnson, Astrazeneca – anche con terza dose – e da quelli monoclonali, ad eccezion di Romlusevimab e Sotrovimab, si riduce significativamente rispetto alla variante Omicron, destinata a diventare in poco tempo prevalente).
Gli anticorpi prodotti attraverso tali somministrazioni sono rinvenibili tra l’altro solo nel sangue, non nella saliva, cosa che rende chi si è sottoposto a tali iniezioni contagioso quanto chi non lo ha fatto.
Proprio ieri, infatti, l’Istituto Koch di Berlino ha pubblicato un Rapporto dal quale emerge che il 95,58% dei casi di Omicron in Germania riguarda persone che hanno completato il ciclo vaccinale e il 28% persone che hanno addirittura la “terza dose”.
Che senso ha allora da un punto di vista sanitario eliminare la quarantena per chi si è vaccinato (purché siano passati meno di quattro mesi dall’ultima dose)? L’unica risposta logica è: nessuno, ma rappresenta da un lato un premio per l’adesione alle linee del governo, dall’altro una carota per rendere più accettabile il fatto che i richiami saranno molteplici, ravvicinati ed indefiniti, oltre a generare capri espiatori, ben distanti e distinti dai reali responsabili, permettendo allo Stato di trarre vantaggio anche da questa guerra tra oppressi.
Di esempi che mostrano il totale disinteresse per la salute collettiva e la portata della posta in gioco in ambito politico ce ne sono a bizzeffe: i fondi stanziati meno di un mese fa con roboante propaganda per la salute mentale a seguito dell’aumento esponenziale del disagio e già annullati in sordina; le dichiarazioni del 3 dicembre della ministra dell’Università e della ricerca Messa, che ha escluso l’eliminazione del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina (questo il suo ragionamento: «È vero che la pandemia ha fatto emergere una mancanza di medici, ma si tratta di una carenza della presenza di medici sul territorio, non della presenza complessiva», laddove sono proprio medici di base che fanno la differenza nella cura precoce di chi si ammala di Covid e non solo); l’accesso quasi impossibile ai servizi di diagnosi e di controllo, riservato in tempi sensati solo a chi può pagare, aspetto questo che determina l’accrescersi dei fragili, mentre sui media viene dato risalto quotidianamente alle innovazioni tecnologiche e biotecnologiche (terapie digitali, telemedicina, intelligenza artificiale) senza correlare gli investimenti in tali ambiti di ricerca né alle carenze strutturali sul territorio, né alle implicazioni mediche, sociali e politiche derivanti da tali approcci.
Tutto questo non riguarda solo coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, ma l’intera collettività.
Nessuno può sentirsi al sicuro, né da un punto di vista della salute, né da un punto di vista politico.
Da due anni assistiamo a comunicazioni a sfondo bellico che dall’alto e da lontano impongono tempi, modi, limiti nella più totale contraddittorietà, facendo leva sul terrore, su un senso d’appartenenza distorto, sull’abitudine alla delega. La scienza, insieme alla tecnica ed alla sua evoluzione, nelle mani dei potenti e degli stolti sta diventando lo strumento più potente per imporre un nuovo paradigma che mira alla riproduzione e all’efficienza del sistema capitalistico, riformattando la società ed espropriando di ogni valore il senso stesso dell’esistenza dell’individuo.
Nel dimenticatoio sembra finito incredibilmente davvero di tutto, anche relativamente al recente passato: le dichiarazioni dell’attuale ministro per lo sviluppo economico Giorgetti, che ad agosto 2019 esaltava il modello di sanità lombarda, basato su privatizzazioni selvagge, e lo proponeva quale riferimento per l’Italia; il ruolo di Cingolani, attuale ministro della cosiddetta transizione ecologica in Leonardo S.p.A., di rilevanza nazionale e internazionale in ambito soprattutto militare; i legami di Draghi con i grandi poteri bancari e via dicendo.
Ma soprattutto ci si dimentica del ruolo dell’esercito, i cui mezzi e sanitari sono comparsi solo quando si trattava di obbligare le persone all’isolamento sociale o alla vaccinazione, che sta diventando presenza normale per il controllo sociale sul territorio, autorizzato ora ad introdursi anche nelle case e nelle scuole.
E ci si dimentica la responsabilità pesantissima dei sindacati, in primis quelli confederali, che hanno schifosamente appoggiato la linea di governo e di Confindustria, anteponendo il PIL alla salute e alla libertà dei lavoratori.
Come si può definire una società che, a distanza di due anni, non solo non ha compiuto alcun passo per rimuovere le cause strutturali che hanno indotto questo disastro, ma anzi investe esclusivamente in progetti che feriscono ancora il pianeta (dalle “grandi opere” a livello mondiale, alla falsità più aberrante del mito della digitalizzazione quale deus ex machina per risolvere i problemi ambientali, per arrivare a spacciare il nucleare stesso per energia “green”)?
Su quali basi logiche ci si affida ancora a quegli stessi individui che hanno mentito spudoratamente e che barattano decisioni relative alla salute con birre, terme, cinema e discoteche (perché questa è la nuova declinazione del concetto di libertà)?
Come può una società anche solo minimamente consapevole minare in modo permanente e senza rimorso la salute fisica e psicologica dei propri giovani?
Come è possibile non percepire la portata dei cambiamenti sociali in corso attraverso un massivo controllo dei comportamenti, oltre che dei movimenti?
Come si può accettare che la delazione sia un valore? Come ci si può inchinare di fronte ad un totem (vaccino sì, vaccino no) e staccare la spina rispetto a qualsiasi altro ragionamento?
Come si può accettare che chi non vuole inocularsi terapie sperimentali (e tali sono, visto che mai queste tecnologie avevano potuto, prima dell’avvento del Covid-19, introdurre sul mercato alcun prodotto) diventi il capro espiatorio di questa situazione?
Come si può permettere che donne e uomini subiscano ancora il ricatto che utilizza il lavoro, la possibilità cioè di sostentarsi? E cosa fermerà lo Stato dall’ applicare questa violenza a breve anche nei confronti degli studenti?
Per uscire dall’angolo, servono discussioni franche, spazi di incontro, sperimentazione di rotture nella trama quotidiana. Servono forme inedite di sciopero e di azione.
31 dicembre 2021