CoRpo di Stato
Vi proponiamo questo testo scritto nel 2015 perché è importante tenere presente che quello che sta succedendo non è dovuto alla così detta pandemia ma sono scelte del sistema di potere già messe in campo da molto tempo e quindi questo ci dovrebbe far leggere in modo adeguato gli attuali dispositivi autoritari e di controllo.
Da molti anni ormai è stata codificata la così detta “morte cerebrale”, che non è altro che una definizione fittizia di morte fatta a tavolino. Il cervello sarebbe in uno stato di coma per cui, secondo i protocolli, non sarebbe più in grado di riprendersi , ma il corpo è vivo. Il concetto di morte cerebrale è utilissimo per il business degli espianti/trapianti perché gli organi morti non si possono trapiantare. E’ la così detta “donazione” per morte cerebrale a “cuore battente”.
Ora sul Corriere della Sera del 14 e 15 settembre scorso leggiamo che è stata effettuata una così detta “donazione” “a cuore fermo”, non più quindi da un paziente con il cervello fuori uso, ma in arresto cardiaco.
Non ha molta importanza la questione tecnica, addentrarsi nei meandri del quanto uno è morto, se sia più morto che vivo o più vivo che morto. La questione è politica.
La morte non può essere decisa con protocolli di Stato e lo Stato non si può arrogare il diritto di decidere quando una persona è morta. Dovrebbe attuare solo delle procedure di salvaguardia, cioè assicurare il famoso tempo congruo di osservazione per evitare di dichiarare morto, e inumare o cremare o quello che far si voglia a seconda degli usi, dei costumi e della volontà personale, qualcuno che invece sembra morto, ma non lo è.
La questione non è di lana caprina. Se lo Stato si premura di dichiarare a tavolino una morte fittizia, gli interessi sono importanti. In una società basata sul profitto e su una struttura classista, razzista e sessista si aprono scenari facili da immaginare.
I corpi non sono tutti uguali, sono attraversati dal genere, dalla così detta razza, e dalla classe. Ogni corpo fa i conti con la sua immagine sociale e con la collocazione che gli dà l’applicazione del sistema della classificazione di potere. Da qui il ruolo delle esperte e degli esperti che partecipano alla classificazione, selezione e uso dei corpi, ottenendo consenso attraverso la presunta scientificità del loro operare.